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Panico sul red carpet di Singapore: Ariana Grande aggredita da un uomo tra la folla

La premiere asiatica di Wicked: For Good si trasforma in un episodio di cronaca: un fan irrompe tra le transenne e tenta di afferrare Ariana Grande, salvata dall’intervento fulmineo di Cynthia Erivo

Panico sul red carpet di Singapore: Ariana Grande aggredita da un uomo tra la folla

Sul tappeto rosso di Singapore, davanti al tripudio di flash e alla folla assiepata lungo le transenne di Resorts World Sentosa, la serata dedicata alla premiere asiatica di Wicked: For Good avrebbe d

Sul tappeto rosso di Singapore, davanti al tripudio di flash e alla folla assiepata lungo le transenne di Resorts World Sentosa, la serata dedicata alla premiere asiatica di Wicked: For Good avrebbe dovuto essere una celebrazione impeccabile. Un evento costruito per esaltare glamour, cinema e magia. E invece, nel giro di pochi secondi, si è trasformata in una scena di cronaca destinata a fare il giro del mondo. Al centro di tutto, Ariana Grande, arrivata per presentare il film in cui interpreta Glinda, splendida in un abito couture creato appositamente da Pierpaolo Piccioli per Balenciaga, rosa pallido, scintillante, con quell’effetto “bolle” che richiamava apertamente il suo personaggio. Una visione eterea, fragile e luminosa. Troppo luminosa, forse, tanto da attirare l’attenzione sbagliata.

La cantante stava avanzando sul red carpet, sorridendo ai fan, accennando qualche passo verso i fotografi, mentre accanto a lei camminava la co-protagonista Cynthia Erivo, quando improvvisamente la linea tra folla e star si è spezzata. Un uomo, identificato dai media locali come Johnson Wen, noto online come “Pyjama Man”, ha scavalcato le barriere con una rapidità spiazzante e si è lanciato verso Ariana. Non una semplice irruzione, ma un vero slancio fisico, un tentativo di afferrarla, di raggiungerla, di toccarla. L’intero tappeto rosso, in un attimo, ha cambiato temperatura: dal glamour al gelo.

Le immagini, che ora circolano ovunque, mostrano Cynthia Erivo reagire con una prontezza sorprendente, quasi istintiva, interponendosi tra l’uomo e Ariana, spingendo leggermente indietro la collega per proteggerla. Una guardia del corpo interviene, poi un’altra. Un attimo prima c’erano sorrisi e pose davanti ai fotografi, un attimo dopo c’è un corpo a terra immobilizzato, l’urlo della folla, i telefoni alzati in aria per immortalare il panico. Sul volto di Ariana, subito dopo, si legge una paura trattenuta, un tremito quasi impercettibile nel labbro, uno sguardo che cerca sicurezza mentre un assistente le posa una mano sulla spalla. Bastano tre secondi perché un evento costruito per alimentare sogni si trasformi nella dimostrazione cruda della vulnerabilità delle star.

Le autorità di Singapore hanno confermato l’arresto immediato di Johnson Wen, che dovrà rispondere dell’accusa di “public nuisance”, disturbo pubblico, una formula che in un contesto occidentale potrebbe sembrare blanda ma che, nel rigoroso sistema giuridico di Singapore, significa mesi di detenzione o pena pecuniaria molto pesante. Non si conoscono ancora le reali intenzioni dell’uomo: gesto dimostrativo? Fan ossessionato? Tentativo di attirare l’attenzione? Le indagini serviranno a capirlo, ma la sostanza non cambia. La sicurezza di una delle artiste più conosciute al mondo è stata violata in pochi istanti, nonostante l’apparato di controllo meticoloso predisposto dagli organizzatori.

E mentre le procedure di sicurezza tornavano a chiudersi attorno alle star come un bozzolo, la serata tentava di riprendere un’apparenza di normalità. Ariana Grande ha proseguito la sfilata, mantenendo un sorriso che tradiva – a chi sapeva guardare – uno shock ancora vicino. Accanto a lei, Cynthia Erivo non l’ha mollata di un millimetro, diventando nei fatti la sua guardiana silenziosa. Il cast ha poi partecipato alla cerimonia ufficiale delle impronte, mentre i fan, ancora agitati, cercavano rassicurazioni.

La vicenda riapre un tema che ritorna puntualmente a ogni incidente simile: quanto può essere realmente sicuro un evento pubblico? Quanto può essere garantita l’incolumità di una figura come Ariana Grande, già in passato segnata da esperienze traumatiche come l’attentato di Manchester? E, soprattutto, come può essere controllato il confine sempre più labile tra idolatria, esposizione mediatica e comportamenti ossessivi di chi scambia la celebrità per possesso?

A Singapore, quella che avrebbe dovuto essere una festa del cinema ha assunto il sapore amaro della realtà. Le luci, gli abiti scintillanti, il tappeto rosso: tutto improvvisamente fragile. E nella fragilità, l’immagine che resta impressa è quella di Ariana Grande che guarda in avanti, cerca di respirare e continua a camminare. Perché il mondo dello spettacolo vive anche di queste crepe, di questi attimi in cui tutto va storto e la patina di perfezione si incrina. Eppure, nonostante tutto, le star continuano a salire su quei tappeti rossi, a offrirsi agli obiettivi, a trasformare ogni rischio in racconto. A Singapore, questa volta, il racconto è stato molto meno fiabesco di quanto il suo abito rosa volesse suggerire.

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