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14 Novembre 2025 - 11:02
“Bruciamo il fascismo, cacciamo il governo”: la protesta studentesca esplode a Torino
Le fiamme sono state il gesto simbolico più forte. Nel cortile di scuole e istituti da Torino a Parma, da Roma a Bologna, gruppi di studenti hanno bruciato immagini e volantini che, nei loro comunicati, definiscono “foto dello squadrismo contro le scuole di queste settimane”. Un atto dimostrativo destinato a far discutere, accompagnato da slogan durissimi contro il governo e da un'accusa esplicita: secondo i collettivi, «lo squadrismo sta tornando fomentato e legittimato dal governo Meloni, per attaccare gli studenti che protestano».
Lo sciopero studentesco No Meloni Day, lanciato nei giorni scorsi, ha svuotato aule e corridoi in decine di istituti superiori e atenei, aprendo la strada a una mobilitazione più ampia. Al centro delle rivendicazioni ci sono temi che i promotori definiscono “strutturali”: il ruolo dell’Italia nel conflitto israelo-palestinese, i fondi alla scuola, la gestione della sicurezza negli istituti, il dissenso politico. Nei materiali diffusi nelle ultime ore i collettivi parlano di opposizione alla “complicità del nostro governo con lo Stato terrorista di Israele” e denunciano l’aumento della spesa militare “a scapito di scuola, università e spesa sociale”.

Uno dei punti più contestati è il ddl Gasparri, definito dai promotori come un “decreto liberticida che equipara antisionismo e antisemitismo per mettere il bavaglio”. Nel testo, i ministri Valditara e Bernini vengono indicati come “complici” di un quadro politico che, secondo gli studenti, avrebbe l’obiettivo di limitare la critica nelle scuole e nelle università. Parole dure, che riflettono un clima di forte tensione, soprattutto dopo gli scontri e le contestazioni registrate nelle ultime settimane davanti a diversi istituti.
Al centro della mobilitazione c’è un calendario fitto. Il 28 novembre è annunciato uno sciopero generale; il giorno successivo, il 29 novembre, una manifestazione nazionale definita dal movimento come un appuntamento “contro il governo” e sintetizzata nello slogan: “Bruciamo il fascismo, cacciamo il governo”. Il linguaggio usato dai collettivi è diretto, radicale, e fa riferimento a una stagione di protesta che punta a coinvolgere studenti, lavoratori precari e realtà di movimento in molte città italiane.
Questo fine settimana, intanto, a Roma, Bologna e Bari si svolgerà la Grande Assemblea Studentesca Nazionale organizzata da Osa e Cambiare Rotta, due delle realtà più attive nella protesta universitaria degli ultimi mesi. L’iniziativa si chiama “Blocchiamo tutto per un mondo nuovo” e, oltre a discutere dei temi politici, servirà a definire modalità, cortei e parole d’ordine della manifestazione del 29 novembre.
Il movimento studentesco, negli ultimi anni, ha riconquistato un ruolo centrale nelle piazze italiane, soprattutto dopo la pandemia. Dalle proteste contro i PCTO fino alle mobilitazioni contro il caro-affitti, passando per le manifestazioni legate al conflitto israelo-palestinese, gli studenti hanno riportato nelle scuole un linguaggio di conflitto che mancava da tempo. Le accuse di “squadrismo” contenute nel comunicato di oggi — un termine storicamente delicato e pesante — rischiano ora di aprire un fronte politico e mediatico ancora più complesso, soprattutto se le tensioni dovessero aumentare nei prossimi giorni.
Le prossime 72 ore saranno decisive: tra assemblee, discussioni e l’attesa del 29 novembre, studenti e collettivi cercheranno di ampliare la partecipazione e spostare sul piano nazionale uno scontro politico che, finora, ha attraversato soprattutto scuole e università. Il governo, dal canto suo, mantiene una linea netta sulle misure di ordine pubblico e sulla gestione delle contestazioni studentesche, mentre i sindacati della scuola osservano con attenzione i possibili sviluppi della mobilitazione.
Il 29 novembre, dunque, sarà una giornata ad alta tensione, con una manifestazione che si annuncia partecipata e dai toni particolarmente duri. Sarà il banco di prova per capire quanto il movimento studentesco sia in grado, oggi, di trasformare la protesta in una forza capace di incidere realmente sul dibattito politico nazionale.
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