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Save the Children, in Piemonte legge il 62,1% degli adolescenti

Dati in chiaroscuro: più libri e musei della media italiana, ma poco teatro, salute mentale sotto pressione e forte presenza di studenti stranieri alle superiori

Save the Children

Save the Children, in Piemonte legge il 62,1% degli adolescenti

Gli adolescenti piemontesi leggono più degli altri, visitano musei con una costanza superiore alla media nazionale e, allo stesso tempo, faticano a ritrovare stabilità dopo gli anni della pandemia. È un ritratto sfaccettato quello che emerge dalla sedicesima edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio di Save the Children, presentato pochi giorni prima della Giornata mondiale dedicata a bambini e adolescenti. Un’indagine che si concentra sui ragazzi tra i 15 e i 19 anni, fotografando un territorio che sta cambiando mentre cresce una generazione segnata da un passato recente di isolamento e iperconnessione.

Il Piemonte si distingue anzitutto per la propensione alla lettura: il 62,1% dei giovani apre libri non scolastici, un dato molto più alto del 53,8% italiano. Anche la frequentazione di mostre e musei è più elevata, con il 51,1% contro il 50,1% nazionale. L’interesse cala però quando si parla di siti archeologici, visitati dal 38,4% degli adolescenti piemontesi a fronte del 40,2% nel resto del Paese. Il vero scarto riguarda le attività culturali dal vivo: solo il 26% è stato a teatro nell’ultimo anno e il 28,9% a un concerto, percentuali nettamente inferiori alla media italiana.

Il quadro generale è quello di una generazione che alterna entusiasmo e fragilità. Lo ricorda Raffaela Milano, direttrice del polo ricerche di Save the Children, che sottolinea come si tratti di «una generazione che è stata duramente segnata dall’emergenza Covid, in termini di uso problematico di internet e di rischi di isolamento, ma che oggi cerca con forza nuovi spazi di protagonismo». Parole che risuonano soprattutto se lette accanto ai dati sul benessere psicologico.

Sul fronte della salute mentale, il Piemonte dispone di 26 posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile e adolescenziale, accanto a una rete di 26 strutture residenziali per la presa in carico successiva al ricovero, pari a 246 posti complessivi. Numeri che collocano la regione al secondo posto in Italia dopo la Lombardia, ma che non annullano le criticità segnalate da operatori e famiglie, soprattutto sul fronte dell’accesso e dei tempi di valutazione. Resta stabile, inoltre, la quota di adolescenti che non praticano attività fisica, pari al 16,7%, poco al di sotto della media nazionale.

Dal punto di vista demografico, gli adolescenti rappresentano il 6,5% della popolazione piemontese, una percentuale inferiore al 6,86% italiano. Colpisce il dato sui figli unici, che in regione toccano il 33,8%, un valore più alto rispetto al resto del Paese e legato ai trend demografici degli ultimi quindici anni.

Sul fronte scolastico, il Piemonte mostra una tenuta migliore rispetto alla media nazionale. La dispersione implicita è al 5,2% (contro l’8,7% italiano), mentre gli early school leavers, cioè coloro che abbandonano tra i 18 e i 24 anni, sono l’8,7% rispetto al 9,8% nazionale. Numeri incoraggianti che però si intrecciano con un altro dato significativo: la forte presenza di studenti stranieri nelle scuole superiori, pari all’11,2%, tra le percentuali più alte d’Italia e nettamente superiore all’8,6% nazionale. La quota scende nei percorsi liceali ma resta comunque più alta della media: il 5,8% dei diplomati non ha cittadinanza italiana (contro il 4,1% nazionale).

La tendenza racconta un sistema scolastico regionale che riesce a trattenere gli studenti, ma che deve fare i conti con un crescente bisogno di integrazione, percorsi personalizzati e supporto linguistico, soprattutto nei primi anni delle superiori.

Contro la povertà educativa, Save the Children ha attivato diversi programmi mirati. A Torino, nel quartiere Aurora, è operativo “Qui, un quartiere per crescere”, un presidio educativo territoriale che prova a ridurre le distanze tra i ragazzi e le opportunità culturali, sportive e scolastiche. In una zona caratterizzata da fragilità sociali e forte turnover di popolazione, l’iniziativa mira a costruire continuità educativa laddove è più difficile mantenerla.

Nel complesso, il Piemonte restituisce l’immagine di adolescenti capaci di slanci culturali importanti — lettura, musei, attività creative — ma ancora esposti agli effetti di una fragilità emotiva collettiva e a ostacoli sociali che richiedono politiche mirate. È una generazione che chiede attenzione, spazi, cure adeguate e un sistema educativo capace di accompagnarla senza lasciare indietro nessuno.

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