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Cronaca
14 Novembre 2025 - 07:45
Linea 72
È bastato un richiamo, un semplice «Ragazzi, basta», per trasformare un normale viaggio sul 72 in un pomeriggio di paura. Un gesto istintivo, quasi educato, pronunciato con quel tono tra la fermezza e il senso del dovere che chiunque potrebbe usare di fronte a un’ingiustizia evidente. E invece quel richiamo, rivolto da un impiegato quarantenne di Venaria mentre tornava a casa da Torino, si è trasformato nel detonatore di una violenza improvvisa e assurda. Nel giro di pochi secondi l’uomo si è ritrovato a terra, con il volto coperto di sangue, colpito a cinghiate da un gruppo di giovanissimi che – secondo i primi accertamenti – avrebbero interpretato quell’invito alla calma come un affronto personale, un’umiliazione da lavare con la forza.
La scena si è consumata poco dopo le 16, lungo il tratto di percorso compreso tra corso Machiavelli e via Barbi Cinti, una zona di confine tra la città e la periferia di Venaria. Una corsa come tante: traffico scorrevole, qualche posto libero, passeggeri assorti nei loro telefoni o nei loro pensieri. Il 72 aveva lasciato da poco Torino quando, a poche fermate dal capolinea, tutto ha iniziato a cambiare. Due ragazze sono salite a bordo e, immediatamente, alcuni giovani – forse minorenni, come ipotizzano gli investigatori – hanno iniziato a rivolgere loro commenti pesanti, apprezzamenti volgari, frasi sussurrate e poi ripetute a voce più alta, con quella sicurezza ostentata di chi si sente impunito.
Dapprima qualche passeggero ha lanciato occhiate infastidite, qualcun altro ha fatto finta di non sentire, come spesso accade sui mezzi pubblici, dove il confine tra intervenire e lasciar correre è sempre sottile. A rompere quell’equilibrio precario è stato proprio il quarantenne: si è girato verso il gruppo e, senza alzare i toni, con la naturalezza di chi crede ancora nel vivere civile, ha detto loro di smetterla.
È in quel preciso istante – secondo chi era presente – che il clima sul bus si è trasformato. Gli sguardi dei giovani si sono induriti, gli insulti sono diventati più diretti, più personali. Le due ragazze, intimidite, hanno abbassato lo sguardo, mentre altri passeggeri hanno intuito che la situazione stava precipitando.
Quando il bus ha accostato in corso Machiavelli e le porte si sono aperte, la tensione ha superato la soglia di guardia. Il quarantenne è sceso, e il gruppetto lo ha seguito subito dopo. Una volta sul marciapiede, la discussione si è trasformata in una vera e propria aggressione. Stando alle testimonianze raccolte dai carabinieri, uno dei ragazzi – forse il più deciso del gruppo – si è sfilato la cintura dai pantaloni e, impugnandola per la fibbia metallica, ha vibrato un colpo violentissimo alla testa dell’uomo. Un gesto rapido, brutale, che ha lasciato il quarantenne barcollante, incapace di difendersi. Poi un secondo colpo, forse un terzo, fino a farlo crollare sull’asfalto.
Nel frattempo gli altri componenti del branco hanno osservato, insultato, incitato, prima di darsi alla fuga correndo verso il centro di Venaria, lasciando dietro di sé solo il rumore dei passi e la paura nei volti di chi ha assistito alla scena. L’uomo, stordito, ha provato a rialzarsi ma è ricaduto subito, con il volto cosparso di sangue e un’espressione che mescolava dolore e incredulità.
I passeggeri e alcuni residenti accorsi hanno immediatamente chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata in pochi minuti e i sanitari hanno prestato le prime cure sul posto, poi lo hanno portato al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria. Le sue condizioni non sono gravi, ma lo choc, come spesso accade in questi casi, lascia ferite che vanno oltre il referto medico.
Nel frattempo i carabinieri di Venaria hanno avviato un’indagine serrata. Hanno acquisito i filmati delle telecamere presenti lungo la linea del bus e nella zona dell’aggressione. Quelle immagini, insieme alle testimonianze dei passeggeri, potrebbero rivelarsi decisive per arrivare all’identificazione dei giovani responsabili. La vittima, quando sarà in grado, verrà ascoltata per ricostruire con precisione tempi, modi e reazioni che hanno preceduto l’aggressione.
A rendere il tutto ancora più inquietante, è il fatto che non si tratta di un episodio isolato. Negli ultimi anni la linea 72 è finita più volte al centro di episodi di violenza che sembrano ripetersi con una frequenza preoccupante. Il precedente più grave resta quello del 14 agosto 2024, quando un ventisettenne di origine albanese colpì con un coltello un ragazzo di 28 anni all’altezza di corso Mortara, sfiorando l’omicidio. In quel caso la fuga durò poco: l’aggressore venne arrestato e successivamente condannato a sei anni di reclusione. Ma ciò non ha impedito il riproporsi di altri episodi.
Ed eccoci di nuovo qui: un uomo normale, un pendolare qualunque, colpito per aver difeso due ragazze molestate. Un autobus di linea trasformato, ancora una volta, in un luogo di tensione, dove a volte sembra prevalere la legge del più forte. La domanda che molti si stanno facendo, inevitabilmente, è sempre la stessa: quanto ancora dovrà accadere prima che queste tratte vengano rese davvero sicure? Quante aggressioni, quante fughe, quante ambulanze dovranno essere chiamate prima che un semplice viaggio verso casa torni ad essere ciò che dovrebbe essere per tutti: un momento banale e tranquillo, non un rischio da mettere in conto?
Un interrogativo che pesa come un macigno su una comunità stanca di leggere, quasi ogni mese, una nuova pagina di cronaca nera scritta sempre sugli stessi autobus, sempre negli stessi quartieri, sempre per la stessa ragione: la violenza che esplode senza motivo, e il senso di impunità che la alimenta.
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