Cerca

Attualità

Gli studenti tornano in piazza per il “No Meloni Day”: Torino si prepara a un corteo di massa per venerdì 14

Una mobilitazione nazionale attraversa le strade del capoluogo piemontese: da piazza XVIII Dicembre al corteo. Tensioni ereditate dalle proteste del 2024

Gli studenti tornano in piazza per il “No Meloni Day”: Torino si prepara a un corteo di massa per venerdì 14

Gli studenti tornano in piazza per il “No Meloni Day”: Torino si prepara a un corteo di massa per venerdì 14

Venerdì 14 novembre, Torino vivrà una nuova giornata di mobilitazione studentesca: centinaia di ragazzi e ragazze si ritroveranno alle 9.30 in piazza XVIII Dicembre per il corteo del cosiddetto “No Meloni Day”, promosso dai collettivi studenteschi, dall’Unione degli Studenti, dai movimenti universitari e dai Fridays for Future. La protesta unisce diritti, politica estera e ambiente: si scenderà in piazza per difendere il diritto allo studio, per opporsi al riarmo dell’Italia, per denunciare il genocidio del popolo palestinese, per chiedere investimenti sul clima e sulla scuola pubblica, e per mettere al centro le rivendicazioni legate all’accesso all’istruzione, alle borse di studio, agli alloggi universitari e alla giustizia climatica.

Il corteo partirà da piazza XVIII Dicembre, si muoverà lungo corso Castelfidardo, passerà da corso Bolzano, raggiungerà la zona delle OGR – già in passato al centro di contestazioni durante l’Italian Tech Week – e attraverserà corso Vittorio Emanuele II, via dell’Arsenale, via Pietro Micca, via Cernaia, fino a tornare nel punto di partenza e concludersi sotto il grattacielo di Intesa Sanpaolo. Sono possibili rallentamenti al traffico e ai trasporti, anche per chi si sposterà da Torino Porta Susa e Torino Porta Nuova, mentre il servizio GTT rimane al momento regolare.

Gli studenti parlano di una mobilitazione che non nasce dal nulla: fanno riferimento alle politiche del governo guidato da Giorgia Meloni, in particolare al tema del riarmo nazionale, agli accordi industriali nel settore bellico, alla gestione della crisi in Gaza, ai tagli al diritto allo studio e alle riforme dell’università. «Possiamo voltare la testa dall’altra parte fingendo che tutto vada bene, oppure possiamo lottare. Lottare come ci ha insegnato il popolo palestinese», scrivono i collettivi. Secondo i manifestanti, la richiesta principale è una: «Soldi alla scuola, non alla guerra».

L’evento di venerdì arriva dopo un anno segnato da cortei simili. Il No Meloni Day del 2024, sempre partito da piazza XVIII Dicembre, era sfociato in scontri con la polizia davanti alla Prefettura: c’erano stati lanci di oggetti, un fantoccio raffigurante il ministro Giuseppe Valditara era stato bruciato, diverse immagini di leader politici – tra cui Giorgia Meloni, Elly Schlein, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Antonio Piantedosi e Guido Crosetto – erano state imbrattate con vernice rossa. Alcuni manifestanti avevano occupato il Museo del Cinema alla Mole Antonelliana, sostituendo la bandiera italiana con quella palestinese. A ciò si era aggiunto l’assalto simbolico ai fast food McDonald’s e Burger King, accusati dai collettivi di sostenere Israele attraverso partnership commerciali.

Il clima politico dell’anno precedente pesa inevitabilmente sull’appuntamento di venerdì. La Questura, consapevole dei precedenti, manterrà un presidio significativo lungo il percorso, soprattutto nelle zone più sensibili come la Prefettura, la Mole, gli uffici scolastici e l’area universitaria di Palazzo Nuovo. Anche il Politecnico di Torino e il campus di corso Duca degli Abruzzi sono indicati come punti di partenza di gruppi di studenti che confluiranno nel corteo principale. Il rischio, riconosciuto sia dagli organizzatori che dalle forze dell’ordine, è che episodi isolati possano accendere tensioni in una giornata che nasce con l’intento di ribadire diritti e richieste politiche ma che porta con sé un’eredità di conflitto.

Nelle dichiarazioni ufficiali dei movimenti che aderiscono alla mobilitazione si intrecciano temi locali e globali: la riforma universitaria della ministra Anna Maria Bernini, il DDL Bavaglio, il Fondo di Finanziamento Ordinario, la precarietà della ricerca, l’assenza di alloggi per studenti, la crisi energetica e ambientale, l’alleanza italiana con l’industria bellica. Nel comunicato di Cambiare Rotta Torino si legge: «Scioperiamo contro chi criminalizza la solidarietà verso la Palestina, contro chi taglia i fondi all’università, contro chi trasforma la scuola in un luogo di sfruttamento e ricatto».

Torino, città storicamente attraversata da mobilitazioni studentesche, vede quindi riproporsi uno scenario già noto. Oltre al corteo del 2024, negli ultimi mesi si sono susseguite manifestazioni contro i finanziamenti alla guerra, contro le politiche universitarie, contro la gestione del clima e contro l’azienda Leonardo Spa, accusata dai collettivi di fornire armamenti all’esercito israeliano. In più occasioni gruppi di studenti hanno presidiato il Politecnico, occupato atri universitari, bloccato entrate di sedi istituzionali e organizzato flash mob sulle linee del trasporto pubblico.

Il corteo del 14 novembre si inserisce dunque in un ciclo continuo di protesta che negli ultimi due anni ha trasformato Torino in una delle piazze italiane più attive sul fronte studentesco. La città si prepara a una mattinata di mobilitazione che, nelle intenzioni dei promotori, vuole essere un grande momento collettivo contro un modello politico percepito come autoritario, militarizzato e indifferente alla crisi climatica. Una manifestazione che registra anche l’appoggio di gruppi di docenti, ricercatori precari e lavoratori del mondo dell’istruzione.

Resta ora da capire se la piazza riuscirà a mantenere un clima pacifico o se la tensione ereditata dal 2024 si ripresenterà. Ma una cosa è certa: gli studenti torinesi non intendono arretrare. Per loro, «le scuole sanno da che parte stare».

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori