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La Scuola Holden travolta dalle critiche: CGIL denuncia risanamento “sulle spalle dei lavoratori autonomi”

La scuola di Torino finita sotto osservazione non solo per la condizione dei professionisti subordinati, ma anche per video promozionali, accessibilità e assetto societario

La Scuola Holden travolta dalle critiche: CGIL denuncia risanamento “sulle spalle dei lavoratori autonomi”

La Scuola Holden travolta dalle critiche: CGIL denuncia risanamento “sulle spalle dei lavoratori autonomi”

La Scuola Holden di Torino — nata nel 1994 per volontà dello scrittore Alessandro Baricco e oggi parte integrante del gruppo editoriale Gruppo Feltrinelli — è tornata al centro del dibattito pubblico dopo le dure accuse della CGIL, che contesta come l’attuale processo di “risanamento e riorganizzazione” in atto coinvolga in modo particolarmente penalizzante i lavoratori autonomi impiegati presso l’istituto. Secondo il sindacato, è proprio su queste figure — che dovrebbero svolgere ruoli da professionisti indipendenti — che grava una ristrutturazione che appare “incongruente con le professionalità espresse”, con condizioni economiche e operative che nulla hanno a che fare con il modello dichiarato di autonomia.

Il segretario generale di NidiL Cgil Torino, Danilo Bonucci, ha sottolineato come “in questi anni, nonostante la facciata di perfezione e qualità assoluta, la gestione reale di molti professionisti impiegati è stata palesemente incongruente”, e ha chiesto a Feltrinelli di prendersi “la responsabilità in modo serio” della situazione, domandando l’immediato reintegro di una lavoratrice rimasta senza retribuzione da oltre due settimane dopo aver reclamato i propri diritti. In caso contrario, la CGIL ha annunciato l’adozione di “tutte le iniziative atte a tutelare i diritti e la dignità dei professionisti che hanno garantito il decoro e i fasti della Scuola Holden”.

Questa denuncia si inserisce in un quadro complesso che lega la condizione dei lavoratori alla trasformazione societaria e comunicativa dell’istituto. Dal punto di vista societario, infatti, la Holden è divenuta al 100% proprietà del Gruppo Feltrinelli nel 2024, rafforzando il proprio ruolo come “polo education” del gruppo. Tale passaggio, registrato da fonti attendibili, segna la chiusura di un ciclo che aveva visto Feltrinelli acquisire quote crescenti della scuola a partire dal 2012. Accanto a questo cambio di paradigma societario, sono emerse critiche all’offerta formativa, alla trasparenza dei costi e all’efficacia della promessa di mestiere che accompagna il brand Holden.

Ad esempio, a giugno 2025 è scoppiata una polemica dopo la pubblicazione di un video promozionale in cui la scuola chiedeva ironicamente ai genitori “Spesi bene questi 20k?” — riferendosi al costo del percorso biennale. Il video, pubblicato sui canali social della scuola, è stato rimosso in meno di 24 ore a seguito delle critiche ottenute da ex studenti, commentatori e utenti dei social che lo hanno interpretato come un segnale di distanza rispetto alle effettive condizioni degli iscritti. Un’ex allieva — che utilizza lo pseudonimo Kants Exhibition — ha raccontato la propria esperienza, denunciando una “filiera della creatività a pagamento”, aspettative non mantenute e un ambiente molto competitivo e selettivo. I suoi post su Instagram, TikTok e blog hanno raggiunto centinaia di migliaia di visualizzazioni e hanno innescato un dibattito pubblico sulla scuola, sulle condizioni degli studenti e sul legame tra formazione privata, costo e sbocchi professionali.

Un tema centrale nelle critiche — e che dialoga anche con la denuncia della CGIL riguarda le modalità di impiego dei professionisti autonomi: docenti, tutor, operatori che svolgono funzioni didattiche o organizzative per la Holden, ma che spesso, secondo il sindacato, operano in condizioni che non riflettono né l’autonomia promessa né la dignità professionale adeguata. L’organizzazione della scuola, in questa visione, farebbe leva su una logica di flessibilità estrema, in alcuni casi avente tratti di precarietà o mancanza di tutela, mentre la scuola comunica un’immagine di eccellenza creativa. Qui si incrociano due criticità: da un lato la gestione interna delle risorse umane, dall’altro l’idoneità del modello formativo rispetto agli standard dichiarati.

La CGIL sottolinea anche che la riorganizzazione “sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori” rischia di far cadere l’equilibrio tra la missione educativa dell’istituto e le sue modalità di funzionamento. In questo senso, il sindacato chiede che la ristrutturazione non significhi tagli indiscriminati, ma una ridefinizione che coinvolga anche il riconoscimento del valore del lavoro autonomo svolto e migliori condizioni contrattuali. Il caso di una collaboratrice che ha chiesto rispetto dei propri diritti e si è ritrovata senza stipendio diventa simbolo di questa tensione.

Sul versante istituzionale, la Holden ha finora reagito in modo sobrio, senza entrare nel merito delle accuse, né comunicando dettagli sulle condizioni di lavoro dei professionisti autonomi. Le strutture della scuola continuano a promuovere l’offerta formativa — percorsi biennali, triennali, master in scrittura, cinema, sceneggiatura, storytelling aziendale — puntando sulla qualità dell’“ecosistema narrativo” e sulla capacità di formare “narratori”, come recita il loro sito ufficiale. Tuttavia, l’accumularsi delle critiche, anche extra-lavorative, su accessibilità, costi e trasparenza, rende lo scenario assai meno lineare.

Per quanto riguarda i numeri, la Holden dichiara di non ricevere sovvenzioni pubbliche e di vivere del proprio lavoro, offrendo percorsi didattici a pagamento: ciò amplifica la rilevanza di ogni questione relativa a costi, ritorni formativi e condizioni di impiego. In un panorama formativo segnato dalla contrazione delle risorse pubbliche e dall’aumento di sforzi e investimenti nei percorsi creativi, la credibilità dell’istituto assume un valore centrale.

In parallelo alle accuse sulla condizione dei lavoratori autonomi, si tratta anche di un’articolazione più ampia: la comunicazione della scuola — il video “20k” e le reazioni degli studenti — ha messo in luce una discrepanza tra l’immagine di esclusività e opportunità data ai potenziali iscritti e la realtà percepita da chi ha frequentato la scuola o vi collabora. Il sindacato ricorda che la professionalità autonoma non è sinonimo di mancanza di tutela e che la scuola privata che richiama livelli elevati dovrebbe farsi carico di essere un modello anche sul piano contrattuale e gestionale.

La Holden dunque si trova oggi a dover gestire più fronti: da un lato la ristrutturazione interna che, secondo la CGIL, scarica il peso sui soggetti più deboli; dall’altro un brand che rischia di perdere parte della sua aura se le pratiche interne non risultano coerenti con la promessa formativa. In questo senso, la vicenda è un banco di prova per il modello di educazione creativa privata in Italia: se da un lato l’offerta è ambiziosa e innovativa, dall’altro la trasparenza, l’equità e la coerenza diventano elementi decisivi per la credibilità.

Infine, non va dimenticato il contesto più ampio del mondo della formazione e del lavoro: i professionisti autonomi, i collaboratori part-time, i docenti esterni, rappresentano una parte rilevante della filiera educativa privata, e le tensioni contrattuali, retributive o di inquadramento sono un problema sistemico. La scuola di Torino diventa così una sorta di “caso-specchio” dove queste tensioni si sommano: cambiamento societario, cambio di proprietà, costo dell’istruzione, condizioni di lavoro, immagine pubblica, performance comunicativa.

In conclusione, la CGIL ha lanciato un campanello d’allarme forte: il risanamento della Scuola Holden non può avvenire “sulle spalle dei lavoratori”; l’istituto è chiamato a riguardarsi, a mettere trasparenza nei rapporti professionali, a tutelare chi collabora e a riallineare la propria offerta formativa e gestione interna ai valori che dichiara. Altrimenti, rischia di affrontare non solo una protesta sindacale, ma una perdita di fiducia che può tradursi in danni reputazionali e in crisi di attrattività. Per ora, la tensione resta aperta: gli sviluppi che verranno indicano non solo cosa sarà della Holden, ma quale sarà il modello futuro della formazione creativa privata in Italia.

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