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13 Novembre 2025 - 12:55
Il sindaco scende in strada con il cappello da Alpino e diventa “nonno vigile”
A Rivarolo Canavese, la scena è di quelle che colpiscono perché spiazzano la ritualità della politica. Nessuna paletta, nessuna divisa, solo l’inconfondibile cappello da Alpino e la scelta di stare fisicamente lungo la strada, davanti alle scuole, nello stesso punto in cui ogni mattina si muovono genitori, insegnanti e volontari. È così che il sindaco si è mostrato alla città, in una versione inedita e sorprendente: quella del “nonno vigile”. A raccontarlo è stata l’assessora Alessia Cuffia, che questa mattina ha pubblicato un post destinato rapidamente a circolare sui social: «Niente paletta in mano, ma il suo inconfondibile cappello da Alpino in testa. A Rivarolo, quando serve, il Sindaco c’è. Pure in versione “Nonno vigile”.»
Il gesto, semplice nella forma ma carico di implicazioni, ha immediatamente attirato l’attenzione dei cittadini. Da una parte c’è la scelta del primo cittadino di esporsi, di metterci il volto — o meglio, il cappello — in un ruolo che solitamente spetta ai volontari o al personale dedicato alla sicurezza stradale. Dall’altra, c’è la volontà dell’amministrazione di ribadire una presenza costante, fatta non solo di atti ufficiali, incontri e delibere, ma anche di piccoli gesti che raccontano un modo diverso di interpretare l’autorità: più vicino, più diretto, più immediato.
Il cappello da Alpino non è un dettaglio folcloristico. È un simbolo identitario, un modo per dire che la responsabilità istituzionale può convivere con il senso di appartenenza, con la memoria storica e con le radici personali. In un momento in cui molti Comuni faticano a trovare volontari per presidiare gli attraversamenti scolastici e garantire la sicurezza dei più piccoli, quel cappello dice anche che il sindaco non si tira indietro, che interviene quando una necessità emerge, anche se fuori dai ruoli abituali.
La figura del “nonno vigile”, nata per affiancare le famiglie negli orari di punta, è diventata negli anni un presidio silenzioso ma fondamentale. In molte realtà territoriali è il volto gentile della mattina, quello che accompagna i bambini con un sorriso, che sorveglia un incrocio, che conosce per nome mamme e papà. Vederci un sindaco, anche solo per un giorno, non è una semplice curiosità: è un messaggio politico. Significa prendere posizione sul valore della comunità, sulla responsabilità condivisa e sull’importanza dei servizi quotidiani, troppo spesso percepiti come minori.
Il post dell’assessora Cuffia accentua proprio questa dimensione, quella di una presenza che non vuole essere eccezionale ma rappresentare un modo diverso di vivere l’incarico pubblico. Non è un’azione che risolve un problema strutturale, e non è neppure un gesto destinato a diventare routine. Ma è un modo per ricordare che l’amministrazione comunale può essere visibile, concreta, immersa nella vita reale dei cittadini, senza il filtro delle stanze istituzionali.
Il gesto, inevitabilmente, ha anche stimolato commenti e discussioni: tra chi lo legge come una forma di vicinanza apprezzabile e chi lo interpreta come una mossa simbolica destinata più ai social che alla sostanza. In ogni caso, a Rivarolo stamattina la politica è scesa fisicamente in strada, proprio lì dove si misura ogni giorno la qualità dei servizi, e dove si forma il giudizio più immediato dei cittadini.
Un cappello da Alpino, un incrocio scolastico, un sindaco che occupa un posto solitamente lasciato ai volontari: sono elementi minimi, ma raccontano un modo di esserci che non passa inosservato. E ricordano che la dimensione civica, nelle sue forme più piccole, spesso vale quanto una delibera.
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