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Cronaca

Panchine usate come letti: a Torino, il degrado è all'ordine del giorno

Panchine usate come letti, bancarelle abusive e rifiuti ovunque: nel quartiere torinese la rabbia cresce, mentre Palazzo Civico finge di non vedere

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Panchine usate come letti: a Torino, il degrado è all'ordine del giorno

Barriera di Milano, Torino nord. Corso Giulio Cesare incrocia via Volpiano e la scena si ripete identica, giorno dopo giorno: bancarelle improvvisate, merce di dubbia provenienza, masserizie abbandonate, e panchine trasformate in giacigli di fortuna. È un copione noto, quasi banale nella sua quotidiana disperazione, ma che da anni racconta il fallimento di un’intera classe amministrativa. Un quartiere che chiede rispetto e si ritrova invece ostaggio dell’incuria e della burocrazia, in un limbo dove nessuno vuole assumersi la responsabilità di intervenire.

Il mercatino abusivo di Barriera è ormai un’istituzione parallela, tollerata e dimenticata, dove si vende di tutto: vestiti usati, ferraglia, oggetti rubati o semplicemente raccolti dai cassonetti. Si consuma a cielo aperto, tra le auto parcheggiate e i passanti rassegnati. Intorno, le panchine dell’area pubblica diventano bivacchi, luoghi di permanenza per chi non ha altro o per chi semplicemente non vuole rispettare le regole del vivere civile.

La denuncia arriva dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione, che chiede al sindaco di Torino e alla giunta di centrosinistra un atto di responsabilità. La domanda è semplice, ma gravida di amarezza: a chi bisogna rivolgersi per far rispettare l’ordine pubblico in un quartiere lasciato a se stesso? Ogni segnalazione, sostengono i residenti, si dissolve in un rimbalzo di competenze tra uffici comunali, circoscrizione, polizia municipale e Amiat. Nel frattempo, lo spazio pubblico resta terra di nessuno.

Barriera di Milano, cuore popolare della città, è diventata il simbolo dell’abbandono amministrativo. Un quartiere dove convivono famiglie italiane e straniere che ancora credono nella possibilità di vivere dignitosamente, ma che si ritrovano a respirare lo stesso odore acre di degrado, a convivere con discariche improvvisate e un senso crescente di frustrazione.

Le immagini circolano da mesi sui social, eppure nessun intervento strutturale è mai arrivato. L’amministrazione preferisce i tavoli di confronto e le parole misurate, mentre sul marciapiede la realtà è brutale: illegalità diffusa e decoro a pezzi. La sensazione, ormai, è che esistano due città: quella raccontata nei comunicati stampa, pulita, moderna, europea; e quella vissuta ogni giorno nei quartieri nord, fatta di panchine occupate, mercatini abusivi e un’amministrazione che si volta dall’altra parte.

Il silenzio del Comune pesa più dei rifiuti accumulati. Perché a Barriera non mancano solo i controlli: manca la volontà politica di riconoscere che questa parte di Torino è ancora città e non una periferia da cancellare per imbarazzo. Qui vivono famiglie che pagano le tasse, lavorano, crescono figli e chiedono soltanto che lo spazio pubblico torni a essere pubblico, non un mercato illegale o un dormitorio a cielo aperto.

Le parole del capogruppo di Fratelli d’Italia suonano come una provocazione, ma centrano il punto: ogni volta che si solleva un problema, la risposta è sempre la stessa — “non è competenza nostra”. Un mantra che serve solo a giustificare l’immobilismo. Intanto, Barriera continua a sprofondare tra degrado, rassegnazione e rabbia civile, e a ogni nuovo giorno la distanza tra Torino e la sua periferia si allarga un po’ di più.

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