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Avetta (Pd) contro la legge Calderoli: “Così si penalizzano le montagne piemontesi”

Il consigliere Pd chiede a Cirio una posizione netta: “Non si può applicare a tutta Italia un modello pensato per la Lombardia”

Avetta (Pd) contro la legge Calderoli: “Così si penalizzano le montagne piemontesi”

Avetta (Pd) contro la legge Calderoli: “Così si penalizzano le montagne piemontesi” (foto: Avetta e Chiantore)

Il rischio, secondo Alberto Avetta, è che la legge Calderoli finisca per infliggere un duro colpo alle comunità montane del Piemonte, mettendo in crisi territori già fragili come la Valchiusella, le Valli di Lanzo e numerose altre aree alpine della regione. Il consigliere regionale del Partito Democratico lancia oggi l’allarme e deposita un’interrogazione urgente per chiedere alla Giunta Cirio di intervenire contro quella che definisce «una riforma sbagliata e pericolosa».

La contestazione riguarda i nuovi criteri di classificazione dei Comuni montani previsti dal provvedimento promosso dal ministro leghista Roberto Calderoli, che rientra nel quadro della più ampia riorganizzazione delle autonomie locali. Secondo Avetta, tali parametri – nati per rispondere a esigenze specifiche della Lombardia – rischiano di declassare numerosi Comuni piemontesi, con gravi conseguenze sui finanziamenti e sulle misure di sostegno previste per i territori di montagna.

«Altro che promozione delle zone montane – denuncia Avetta –. Se i nuovi criteri dovessero essere confermati, la legge Calderoli avrebbe un impatto drammatico sulla montagna piemontese. Non si può applicare a tutta Italia un modello che è ideale solo per la Lombardia del ministro». Il consigliere parla apertamente di disequilibrio territoriale, sottolineando come la norma rischi di vanificare anni di politiche regionali mirate a contrastare lo spopolamento e a garantire servizi essenziali in aree già segnate dal declino demografico.

Alberto Avetta

Avetta non risparmia critiche nemmeno alla politica nazionale: «Non vorrei che questa impostazione fosse dettata da mero tornaconto politico. Non possiamo accettare che le comunità montane piemontesi paghino il prezzo del braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia. Mi auguro che la commissione dei sei esperti nominata dal ministro Calderoli maturi la consapevolezza che la montagna italiana ha caratteristiche e peculiarità diverse da regione a regione, peculiarità che devono essere valorizzate e non mortificate».

L’appello è rivolto direttamente al presidente Alberto Cirio, invitato ad assumere una posizione chiara in difesa delle aree montane del Piemonte. «La Giunta – afferma Avetta – non può limitarsi a guardare. Serve un impegno concreto a tutela delle nostre terre alte, prima che questa legge produca danni irreversibili».

L’intervento del consigliere dem si inserisce in un dibattito che tocca non solo le questioni amministrative, ma anche i principi di autonomia differenziata e di equità territoriale. In gioco ci sono le risorse destinate alla viabilità, ai servizi pubblici, al sostegno delle attività agricole e artigianali, ma anche il riconoscimento stesso del ruolo delle comunità montane come presidi di identità e coesione sociale.

La preoccupazione è che, dietro la razionalizzazione proposta da Calderoli, si nasconda una logica di centralizzazione e omologazione, poco compatibile con la varietà del paesaggio e delle condizioni socio-economiche delle regioni alpine. Il Piemonte, con i suoi oltre 500 Comuni montani e una rete diffusa di amministrazioni locali, sarebbe fra i territori più penalizzati.

Il tema approderà ora in Consiglio regionale, dove il gruppo del Partito Democratico intende chiedere un impegno formale della Giunta per sollecitare il governo a rivedere la norma. «La montagna – conclude Avetta – non può essere trattata come un semplice dato statistico. È un sistema complesso di persone, culture e territori che meritano rispetto e attenzione. Chiediamo al presidente Cirio di difendere il Piemonte e la sua identità, prima che sia troppo tardi».

Consiglio regionale

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