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10 Novembre 2025 - 13:02
Denso di Poirino, allarme esuberi: «La Regione faccia chiarezza sul futuro dello stabilimento»
La crisi che travolge la Denso Thermal Systems di Poirino rischia di diventare l’emblema del declino industriale di una delle filiere più strategiche del Piemonte. Con 180 esuberi annunciati su circa 700 dipendenti e una riduzione delle commesse del 35%, il sito piemontese della multinazionale giapponese Denso Corporation si trova oggi nel pieno di una crisi che tocca il cuore dell’industria dell’auto regionale.
A sollevare il caso in Consiglio regionale è Laura Pompeo, consigliera del Partito Democratico, che ha presentato un’interrogazione all’assessore al Lavoro per chiedere chiarezza sul futuro dello stabilimento e, soprattutto, sugli strumenti concreti che la Regione intende mettere in campo. «Non possiamo permettere — dichiara — che centinaia di lavoratori e un presidio produttivo strategico vengano abbandonati in una fase così delicata di transizione industriale».
Il suo atto ispettivo chiede al governo regionale azioni rapide e coordinate, a partire da un confronto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e con la proprietà giapponese, per definire un piano industriale capace di contenere gli esuberi e salvaguardare la presenza produttiva di Poirino. Una richiesta che si inserisce in un contesto più ampio: quello della profonda riconversione dell’automotive piemontese, travolto dalla transizione verso la mobilità elettrica e dalle difficoltà di un mercato europeo ancora in contrazione.

La Denso di Poirino, che produce componenti termici per veicoli, ha visto crollare gli ordini in pochi mesi, con effetti a catena sull’intera filiera dell’indotto torinese. La riduzione della produzione ha già costretto l’azienda a ricorrere alla cassa integrazione, ma secondo i sindacati la misura non sarà sufficiente a evitare ulteriori tagli.
«Serve un confronto sistemico e permanente sull’intero comparto automotive — sottolinea Pompeo — per governare la transizione senza sacrificare competenze e occupazione qualificata. La Regione deve fare la sua parte non solo per gestire l’emergenza, ma per costruire una strategia industriale che accompagni la riconversione produttiva e valorizzi le professionalità del nostro territorio».
Il rischio, spiegano fonti sindacali, è che la crisi Denso diventi il preludio a una serie di chiusure e ridimensionamenti che potrebbero colpire anche altre aziende legate alla componentistica termica e meccanica, già penalizzate dal calo della domanda di motori endotermici. Nel solo distretto torinese, secondo stime recenti di Anfia, oltre 15mila lavoratori sarebbero potenzialmente coinvolti nei processi di riconversione legati alla transizione elettrica.
La consigliera dem chiede che la Regione convochi un tavolo permanente per l’automotive piemontese, con la partecipazione di istituzioni, sindacati, imprese e università, per affrontare in modo strutturale i nodi della transizione industriale. «Non bastano interventi tampone o promesse di breve periodo — avverte —. Serve un piano regionale che guardi al futuro della manifattura, investendo su innovazione, formazione e politiche attive per il lavoro».
Pompeo sottolinea anche la necessità di strumenti mirati per la riqualificazione dei lavoratori, con percorsi formativi che possano favorire il reinserimento in nuove linee produttive o in settori tecnologicamente avanzati. La proposta è di attivare sin da subito ammortizzatori sociali e misure di ricollocamento coordinate con i centri per l’impiego, per evitare che la crisi si traduca in un’ondata di disoccupazione nel territorio.
Il caso Denso arriva in un momento già difficile per il Piemonte, dove — secondo i dati di Confartigianato e CGIA di Mestre — la cassa integrazione nel comparto manifatturiero è cresciuta del 68% nel primo semestre del 2025, con punte record nelle province di Cuneo e Asti. Un segnale evidente che la tenuta industriale della regione è a rischio, in particolare nei settori legati all’automotive e alla meccanica.
Sul tavolo, oltre al tema occupazionale, c’è la questione della strategia nazionale: il settore auto italiano, già in ritardo sulla transizione ecologica, soffre la concorrenza di Paesi che hanno investito da anni in ricerca, batterie e infrastrutture per la mobilità elettrica. Per Pompeo, «la crisi Denso è la spia di un problema più grande: l’assenza di una politica industriale coerente a livello nazionale e regionale».
La consigliera ha chiesto inoltre di sapere se la Regione abbia già avviato un confronto diretto con la Denso Corporation, per verificare la possibilità di rivedere il piano industriale, o se intenda coinvolgere il governo in un intervento congiunto, come già avvenuto per altri casi di crisi aziendali in Piemonte.
Il timore è che, senza un intervento immediato, la multinazionale giapponese possa procedere con una riduzione strutturale del personale o con un ridimensionamento produttivo irreversibile. In gioco, oltre ai posti di lavoro, c’è la sopravvivenza di un presidio tecnologico di alto livello, che negli anni ha contribuito a fare di Poirino uno dei poli più innovativi nel campo dei sistemi termici per l’automotive.
L’appello di Laura Pompeo è chiaro: «La transizione non può essere una resa, deve diventare un’opportunità». Ma perché questo accada, occorre che la Regione — insieme al governo — assuma un ruolo di regia e non di semplice spettatore. Le prossime settimane saranno decisive per capire se dalle parole si passerà ai fatti, e se il Piemonte saprà difendere una parte fondamentale della sua storia industriale, trasformandola in una scommessa sul futuro.
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