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06 Novembre 2025 - 15:30
Mauro Glorioso si laurea in medicina, due anni dopo l’incidente ai Murazzi che lo ha costretto sulla sedia a rotelle
A volte la forza non si misura nei passi, ma nella capacità di rialzarsi anche quando non si può più camminare. Mauro Glorioso, 26 anni, ce l’ha fatta. Due anni dopo il terribile incidente che lo ha reso paraplegico, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. Un traguardo che per molti è la fine di un percorso, ma per lui rappresenta una rinascita.
Il suo nome, in città, era già noto da tempo. Il 20 gennaio 2023, poco dopo la mezzanotte, Mauro stava passeggiando con alcuni amici ai Murazzi del Po, lungo le arcate storiche che si affacciano sul fiume. Una serata qualunque, trasformata in tragedia da un gesto inspiegabile. Dalla balaustra superiore di corso San Maurizio, qualcuno aveva lanciato una bicicletta, che cadde nel vuoto e lo colpì in pieno, procurandogli una lesione spinale gravissima.
Soccorso dal 118 e trasportato in codice rosso al Cto di Torino, lo studente fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni erano apparse subito critiche: la diagnosi, una lesione midollare permanente, lo avrebbe costretto su una sedia a rotelle. Da allora la sua vita è cambiata completamente.
La vicenda sconvolse Torino e l’opinione pubblica nazionale, non solo per la violenza del gesto ma per l’assurdità del contesto. Un atto privo di qualsiasi senso, compiuto – secondo le indagini coordinate dalla Procura di Torino – da un gruppo di ragazzi che, quella notte, si trovavano a bere in un locale nella zona dei Murazzi.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e dalla Digos, portarono in pochi giorni all’identificazione e al fermo di quattro giovani, tutti poco più che ventenni. Il gruppo era stato individuato grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza, che avevano ripreso la scena del lancio della bicicletta dal parapetto. Gli inquirenti contestarono inizialmente il reato di lesioni gravissime, poi aggravato a tentato omicidio per la dinamica e la violenza dell’azione.
Dopo oltre un anno di indagini, il processo è arrivato a dibattimento davanti alla Corte d’Assise di Torino. Gli imputati, difesi da legali torinesi, hanno scelto di collaborare con la giustizia e hanno ammesso in parte le proprie responsabilità, sostenendo che si fosse trattato di una “bravata” senza l’intenzione di colpire nessuno. Una tesi contestata dalla Procura, che punta a dimostrare come il gesto sia stato consapevole e potenzialmente letale.
Oggi, mentre il procedimento penale prosegue, Mauro Glorioso guarda avanti. In questi due anni ha portato avanti il suo percorso di riabilitazione motoria al centro di Neuroriabilitazione delle Molinette e, parallelamente, ha continuato a studiare, fino alla discussione della tesi in radiologia cardiaca.
La sua carriera universitaria era iniziata prima dell’incidente. Studente brillante, appassionato di neuroscienze e medicina d’urgenza, Mauro aveva scelto di iscriversi a Medicina per vocazione, seguendo l’esempio di una famiglia che lo aveva sempre incoraggiato a coltivare la curiosità scientifica. Dopo l’incidente, nonostante le difficoltà fisiche e psicologiche, ha proseguito il percorso accademico con l’aiuto dell’ateneo e dei docenti.
Nel giorno della laurea, l’Aula Magna delle Molinette era gremita di compagni di corso, medici e infermieri che avevano seguito la sua storia. Una cerimonia sobria, ma carica di emozione. Per Mauro, che oggi si muove su una sedia a rotelle, quella proclamazione non è solo un traguardo personale, ma anche un messaggio: la vita può cambiare direzione, ma non per questo deve fermarsi.
Il futuro, ora, è tutto da scrivere. Dopo la laurea, Glorioso intende partecipare ai test di specializzazione del prossimo luglio e dedicarsi alla ricerca medica. Intanto, il suo nome resta legato a una vicenda che ha segnato Torino e che ancora attende una piena giustizia.
Mentre in tribunale si continua a discutere delle responsabilità di chi quella notte lanciò una bicicletta da un parapetto dei Murazzi, il giovane medico ha scelto di non guardarsi indietro. E di far parlare solo i suoi risultati, non le ferite.

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