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Stellantis, Filosa avverte Bruxelles: “Più investimenti solo se cambiano le regole sull’auto”

L’amministratore delegato denuncia le normative europee “molto sbagliate” e avverte sul rischio di dipendenza industriale dalla Cina

Stellantis, Filosa avverte Bruxelles: “Più investimenti solo se cambiano le regole sull’auto”

Stellantis, Filosa avverte Bruxelles: “Più investimenti solo se cambiano le regole sull’auto”

Un avvertimento chiaro e diretto arriva da Antonio Filosa, amministratore delegato di Stellantis, che da Parigi, durante il quarto Automotive Industry Day organizzato dalla Pfa francese, lancia un appello alla Commissione Europea: «Le normative europee sono molto sbagliate sulle autovetture e molto, molto, molto sbagliate sui veicoli commerciali».

Secondo Filosa, la rigidità delle regole imposte da Bruxelles — in particolare il divieto di vendita dei veicoli a benzina e diesel dal 2035 — sta soffocando la capacità di innovazione dell’industria automobilistica del continente. Per il manager, «Stellantis potrà effettuare maggiori investimenti in Europa solo se il divieto verrà allentato e i costruttori saranno liberi di innovare in tecnologie diverse da quella puramente elettrica».

La posizione di Filosa, condivisa da altri protagonisti del settore come Ola Källenius, amministratore delegato di Mercedes-Benz e presidente dell’Acea, è chiara: la transizione ecologica non può trasformarsi in una condanna industriale per l’Europa. L’evento parigino, che ha riunito le principali case automobilistiche europee insieme a fornitori e sindacati, ha messo in luce un fronte comune. «C’è un forte consenso sulla necessità di grandi cambiamenti normativi, da attuare rapidamente», ha detto Filosa, sottolineando che la libertà di scelta del consumatore deve tornare al centro delle politiche europee.

Per l’amministratore delegato di Stellantis, le nuove regole stanno creando un effetto boomerang: da un lato riducono le opportunità di investimento, dall’altro spingono l’Europa verso una dipendenza tecnologica e industriale dalla Cina. «La sovranità industriale dell’Europa è a rischio — ha dichiarato — a causa della dipendenza dalla Cina. Il Paese asiatico ha costruito il proprio ecosistema indipendente oltre vent’anni fa. L’Europa avrà bisogno di almeno dieci anni per ricostruire una certa indipendenza».

Il riferimento è alla filiera delle batterie e dei componenti elettronici, oggi dominata dalle aziende cinesi. Un tema che preoccupa profondamente le case automobilistiche europee, strette tra l’obbligo di elettrificazione e la difficoltà di reperire materie prime e tecnologie interne al continente.

Filosa non si limita alla denuncia: chiede un cambio di passo concreto da parte delle istituzioni europee. «Questi cambiamenti — spiega — sono fondamentali per restituire ai clienti europei la libertà di scegliere il veicolo che desiderano, di cui hanno bisogno e che possono permettersi». Il ritorno alla crescita, secondo il manager, passa da una revisione profonda della strategia verde, giudicata oggi troppo ideologica e poco pragmatica.

Il nodo, per Filosa, è economico e sociale insieme. «È il prerequisito per un ritorno alla crescita in Europa — ha detto —, l’unica regione che ha continuato a contrarsi dopo il Covid». Un segnale d’allarme che evidenzia come la transizione ecologica, se gestita male, possa aggravare la stagnazione industriale e penalizzare il lavoro.

Il gruppo Stellantis, nato dalla fusione tra Fca e Psa, impiega oggi centinaia di migliaia di persone nel continente e rappresenta una parte significativa della produzione europea di automobili. Filosa, succeduto da pochi mesi a Carlos Tavares, si trova a guidare il colosso in un momento cruciale: da un lato la corsa globale verso l’elettrico, dall’altro la necessità di mantenere competitivi stabilimenti e filiere nel vecchio continente.

Il messaggio inviato da Parigi suona dunque come un monito politico: senza una revisione delle regole, i capitali e la produzione rischiano di spostarsi altrove. Le case europee chiedono a Bruxelles di rivedere il calendario del phase-out dei motori termici, di incentivare la ricerca su carburanti alternativi e ibridi avanzati, e di proteggere la filiera interna dalla concorrenza asiatica.

L’allarme lanciato da Filosa trova eco anche in ambienti sindacali e tra i fornitori del settore, preoccupati per il futuro dell’occupazione. Secondo le stime più recenti, l’automotive europeo rischia di perdere oltre mezzo milione di posti di lavoro nei prossimi anni se la transizione all’elettrico non verrà accompagnata da politiche di riconversione industriale e sostegno alla ricerca.

La visione di Filosa, dunque, è quella di una transizione graduale e tecnologicamente aperta, in cui l’elettrico non sia l’unica strada percorribile ma una delle opzioni disponibili. Una linea che mira a salvaguardare la competitività europea e a evitare che l’industria automobilistica — simbolo della potenza manifatturiera del continente — diventi un terreno di conquista per le potenze asiatiche.

Mentre a Bruxelles si discute della revisione delle regole Euro 7 e del pacchetto “Fit for 55”, la voce di Stellantis si unisce a quella di altri grandi costruttori nel chiedere un nuovo equilibrio tra ambiente, economia e libertà industriale. Perché, come ha ricordato Filosa, «l’innovazione non nasce dai divieti, ma dalla possibilità di scegliere».

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