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CasaPound ribattezza due piazze “Sergio Ramelli” dopo il no del Comune di Settimo Torinese

Il movimento accusa la giunta di “viltà politica e faziosità ideologica”, mentre la città si divide sul significato della memoria

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CasaPound ribattezza due piazze “Sergio Ramelli” dopo il no del Comune di Settimo Torinese

Un gesto simbolico, compiuto all’alba, per protestare contro una decisione che ha scatenato un’ondata di polemiche. A Settimo Torinese, i militanti di CasaPound Italia hanno temporaneamente ribattezzato due spazi pubblici – la piazza antistante il municipio e quella della biblioteca – in “Piazza Sergio Ramelli”, nome del giovane studente milanese ucciso nel 1975 da militanti dell’estrema sinistra. L’azione arriva all’indomani del voto del Consiglio comunale che ha bocciato la mozione volta a intitolare un’area pubblica alla sua memoria.

Secondo il comunicato diffuso dal movimento, la decisione della Giunta di Settimo rappresenta “un atto di viltà politica e di faziosità ideologica”. CasaPound sostiene che il rifiuto non sia stato dettato da motivazioni tecniche, come sostenuto dal Comune, ma da una scelta “settaria e ideologica”. Nel testo diffuso alla stampa, il gruppo parla apertamente di “veto politico” e accusa l’amministrazione di “negare la memoria non in quanto vittima innocente, ma per la provenienza politica dei suoi assassini”.

Ramelli, all’epoca dei fatti, aveva diciannove anni. Era iscritto al Fronte della Gioventù e venne aggredito sotto casa da un commando di militanti dell’estrema sinistra. Morì dopo 47 giorni di agonia. Da anni, il suo nome è divenuto oggetto di scontro politico nelle città italiane: per alcuni un simbolo di libertà di pensiero, per altri una figura strumentalizzata da ambienti dell’estrema destra.

Nel comunicato, CasaPound definisce la bocciatura del Consiglio comunale come “un finto rifiuto tecnico” e accusa la Giunta di “disonorare la memoria di una vittima per non scontentare i propri estremisti di riferimento”. L’iniziativa, spiegano i promotori, non avrebbe avuto alcuna connotazione politica, ma si sarebbe limitata a chiedere il riconoscimento pubblico di “un ragazzo morto per le sue idee”.

La protesta di questa mattina – con l’apposizione di targhe simboliche riportanti la dicitura “Piazza Sergio Ramelli” – è durata poco più di un’ora. Nessun disordine, ma la tensione politica è evidente. “Abbiamo voluto reagire a un oltraggio – si legge nella nota – ribattezzando le piazze come gesto pacifico e simbolico. La memoria non può essere imbavagliata da delibere dettate dal settarismo.”

CasaPound accusa inoltre la maggioranza che governa Settimo, definendola “espressione di un estremismo politico incapace di rappresentare tutti i cittadini”. Il testo si chiude con parole di sfida: “Sergio Ramelli è stato un martire della libertà di pensiero. Chi nega la sua memoria sceglie di perpetuare l’odio fazioso del passato.

Dal municipio, per ora, nessuna replica ufficiale. La maggioranza, che aveva giustificato la bocciatura con “motivi di opportunità e coerenza con il quadro normativo sulle intitolazioni”, preferisce non alimentare ulteriori tensioni. Ma l’episodio ha già acceso un dibattito più ampio, destinato a proseguire anche oltre i confini cittadini: quello sulla memoria condivisa e sui limiti del riconoscimento pubblico di figure che, a cinquant’anni di distanza, continuano a dividere.

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