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24 Gennaio 2025 - 12:31
CasaPound e la provocazione su “Viva M”: striscioni in tutta Italia per riaccendere il dibattito storico
“Viva M figlio del secolo”. Questa frase, apparsa su decine di striscioni affissi in varie città italiane, ha riportato Benito Mussolini al centro del dibattito pubblico. Tra le località interessate, anche Torino, dove uno degli striscioni è stato collocato presso la nota curva delle 100 lire. L’iniziativa, firmata da CasaPound, si ricollega alla recente serie televisiva ispirata al libro di Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, che ha già innescato numerose polemiche per la rappresentazione del Duce e della sua epoca.
Il gesto di CasaPound è chiaramente provocatorio e si inserisce in un contesto di accese discussioni sul passato fascista dell’Italia. Attraverso un comunicato, il movimento ha dichiarato: “Voi mi odiate perché mi amate ancora”, disse Benito Mussolini ai suoi ex compagni lasciando il Partito Socialista. Più di un secolo dopo, siamo ancora lì. Mentre il mondo affronta trasformazioni epocali e l’Italia è chiamata a rispondere a sfide cruciali, ci si concentra ancora su di lui.”
Secondo CasaPound, l’attenzione mediatica e culturale sul fascismo nasconderebbe un “amore frustrato” nei confronti di Mussolini, che si trasformerebbe in un odio urlato per legittimare il rifiuto del passato. “Amore negato, amore che teme se stesso e quindi si trasforma in odio. Lo amano ancora, quindi devono urlare al mondo che lo odiano”, prosegue il comunicato, culminando nell’invito provocatorio: “Orsù, compagni, ancora uno sforzo, gridiamo insieme viva M, figlio del secolo.”
La serie tratta dal libro di Scurati, vincitore del Premio Strega nel 2019, ha riacceso una discussione mai sopita sul ruolo di Mussolini e sulla percezione del fascismo nella cultura contemporanea. Da un lato, c’è chi vede nell’opera una narrazione necessaria per comprendere l’ascesa del regime fascista e i suoi meccanismi. Dall’altro, alcuni critici sostengono che tale rappresentazione rischi di umanizzare eccessivamente Mussolini, rendendolo in parte empatico o, come accusano alcuni, “grottesco per evitare pericolose tentazioni”.
Benito Mussolini
CasaPound ha evidentemente colto l’occasione per inserirsi in questo dibattito, ribaltando la critica principale verso la serie: invece di temere una normalizzazione del fascismo, il movimento punta il dito contro quello che definisce un “atto d’amore segreto” nei confronti di Mussolini.
L’affissione degli striscioni ha suscitato reazioni immediate da parte di esponenti politici e organizzazioni antifasciste. A Torino, il Presidente dell’ANPI locale, Gianni Martini, ha definito l’iniziativa “l’ennesima provocazione inaccettabile che punta a riscrivere la storia e minimizzare le responsabilità del fascismo. Serve una risposta chiara e netta da parte delle istituzioni”.
Anche il sindaco di Torino ha condannato il gesto, sottolineando l’importanza di “preservare la memoria storica e contrastare ogni tentativo di strumentalizzazione o glorificazione di figure legate al fascismo.” Tuttavia, sui social il dibattito è più acceso, con alcune voci che denunciano l’operazione come una “strumentalizzazione per tornare a parlare di CasaPound”, mentre altre sostengono che l’Italia debba finalmente affrontare una riflessione più matura e definitiva sul fascismo.
L’episodio mette nuovamente in luce il peso che il passato fascista continua ad avere nel panorama culturale e politico italiano. Nonostante i decenni trascorsi dalla caduta del regime, Mussolini rimane una figura polarizzante, capace di alimentare dibattiti sulle identità politiche, il ruolo della memoria storica e la necessità di educare le nuove generazioni.
Nel frattempo, gli striscioni di CasaPound sembrano aver raggiunto il loro scopo: scuotere l’opinione pubblica e riportare il movimento al centro dell’attenzione mediatica. Resta da vedere se il dibattito sorto intorno a questa provocazione condurrà a una riflessione costruttiva o si limiterà all’ennesimo scontro ideologico.
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