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Torino istituisce il Registro della Bigenitorialità: doppio domicilio per i figli di genitori separati

Approvata con 23 voti favorevoli la delibera che introduce il doppio domicilio anagrafico per i figli di genitori separati. La Giunta ora dovrà definire regole e modalità operative

Torino istituisce il Registro della Bigenitorialità

Torino istituisce il Registro della Bigenitorialità: doppio domicilio per i figli di genitori separati (foto di repertorio)

Torino compie un passo importante sul fronte dei diritti dei minori e delle famiglie separate. Con 23 voti favorevoli e un solo astenuto, il Consiglio comunale ha approvato il Registro della Bigenitorialità, uno strumento amministrativo che dà forma concreta a un principio giuridico ormai consolidato: quello del diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori.

La delibera, presentata da Silvio Viale (+Europa Radicali Italiani), affida alla Giunta il compito di redigere il Regolamento comunale per la tenuta del Registro della Bigenitorialità e del Doppio Domicilio. Sarà questo documento a definire criteri, procedure e modalità di applicazione. L’obiettivo è permettere che, nella scheda anagrafica del minore, venga registrato un doppio domicilio o un’informazione equivalente, utile a garantire la parità di accesso alle comunicazioni da parte di entrambi i genitori — che si tratti di scuole, servizi sanitari o altre istituzioni pubbliche.

Si tratta di un modello già sperimentato in città come Genova, e che Torino ora intende estendere, rendendolo parte integrante dell’anagrafe civica.

Durante il dibattito in Aula, Viale ha ribadito che lo scopo del Registro è quello di garantire pari dignità ai due genitori e di coinvolgerli entrambi nella vita dei figli. Una posizione condivisa da Elena Apollonio (DemoS), che ha ricordato il clima costruttivo emerso durante i lavori di Commissione.

Non sono mancate, tuttavia, posizioni più critiche. Andrea Russi (M5S) ha sottolineato che il Registro, da solo, non basta se non accompagnato da misure concrete di sostegno, come sportelli gratuiti di mediazione familiare, linee guida per le scuole, aiuti economici e la creazione di un Osservatorio comunale sulla genitorialità separata. Da qui la scelta del Movimento 5 Stelle di non partecipare al voto.

Anche tra i Moderati si sono levate voci di prudenza. Simone Fissolo ha riconosciuto l’importanza del tema, auspicando però «un percorso più strutturato, che non deleghi completamente alla Giunta la regolamentazione». Favorevole invece Ivana Garione, che ha chiesto di inserire un servizio di mediazione familiare per evitare che il Registro possa diventare un nuovo terreno di conflitto tra genitori.

Nel Partito Democratico, gli interventi si sono concentrati sugli aspetti tecnici e applicativi. Caterina Greco ha chiesto di valutare i costi connessi alla gestione del Registro, mentre Lorenza Patriarca lo ha definito «uno strumento utile nell’interesse del minore». A sostegno anche Claudio Cerrato, che ha però segnalato la necessità di un iter più ordinato, attraverso una mozione o un Regolamento diretto, per non «svilire il ruolo del Consiglio».

Con l’approvazione della delibera, la palla passa ora alla Giunta comunale, che dovrà tradurre l’indirizzo politico in atti concreti. Sarà il nuovo Regolamento a determinare la reale efficacia del progetto, stabilendo le modalità di iscrizione, i criteri per il doppio domicilio, e le procedure di comunicazione tra famiglie e amministrazione.

Sul piano politico e simbolico, la misura rappresenta una svolta di civiltà amministrativa: la bigenitorialità non come concessione ai genitori, ma come diritto riconosciuto al minore. Registrarla significa rendere operativo un principio, consentendo ai servizi pubblici di raggiungere entrambi i referenti in modo automatico e trasparente, riducendo asimmetrie e incomprensioni.

Ma restano aperti alcuni nodi pratici. Senza un sistema strutturato di mediazione familiare e senza linee guida comuni per scuole e uffici, il rischio è che il Registro rimanga un simbolo più che uno strumento, o che — peggio — si trasformi in motivo di contenzioso tra genitori in conflitto.

Il vero banco di prova sarà dunque l’attuazione. Torino punta a costruire un modello di amministrazione condivisa dei diritti dei figli, capace di coniugare innovazione giuridica e sensibilità sociale. Se il Regolamento saprà essere chiaro e accessibile, la città potrebbe diventare un punto di riferimento nazionale nel campo della tutela dei minori e della genitorialità separata.

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