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Chivasso, Potere al Popolo contro il sindaco Castello: “Solidarietà di facciata sulla Palestina”

“Ordini del giorno e bandiere, ma zero fatti”: la denuncia del movimento

Chivasso, Potere al Popolo contro il sindaco Castello: “Solidarietà di facciata sulla Palestina”

Chivasso, Potere al Popolo contro il sindaco Castello: “Solidarietà di facciata sulla Palestina”

A Chivasso si gioca da mesi una partita che parla di Palestina. Ma non solo.

Potere al Popolo la racconta senza giri di parole: «Dietro le maschere di “Tola” dell’amministrazione Castello si cela tutto l’immobilismo e l’assenza di solidarietà verso Bethlehem e la Palestina». Un’accusa dura, che smonta l’immagine progressista della maggioranza di centrosinistra e mette a nudo il cortocircuito di una politica che predica solidarietà mentre pratica il silenzio.

Tutto comincia - secondo una lunga ed articolata nota stampa di Potere al Popolo - con una petizione popolare, lanciata nell’autunno del 2024, per chiedere un gesto concreto di sostegno alla città di Bethlehem, gemellata con Chivasso dal 2016, e più in generale al popolo palestinese travolto dalla guerra. Le richieste erano chiare: un finanziamento di almeno 1.000 euro per un campo profughi, l’interruzione dei rapporti con Israele e una condanna esplicita del genocidio in corso a Gaza.

Quando la petizione arriva in Consiglio comunale, il 25 giugno, Potere al Popolo scopre che la discussione è relegata al punto 12 dell’ordine del giorno, quasi in coda. In platea ci sono i promotori, pronti a intervenire. Ma poco prima del voto – raccontano – li raggiunge l’assessore Fabrizio Debernardi (Sinistra Ecologista), che anticipa l’esito: la petizione sarà bocciata, sostituita da un ordine del giorno alternativo proposto dal suo gruppo insieme al Partito Democratico. In altre parole, un testo “rassicurante”, privo di contenuti scomodi, che – come scrive il movimento – «serve a intestarsi un’azione politica di copertura che non compromette alleanze e complicità».

In aula, la scena è surreale. Il presidente del Consiglio comunale Alfonso Perfetto (PD) impone di ritirare la bandiera palestinese che i promotori avevano esposto tra il pubblico, nonostante la stessa fosse appesa sul balcone del Municipio. «Non ci è stato consentito nemmeno di intervenire come promotori per ribattere alle dichiarazioni dei consiglieri», denuncia Potere al Popolo. La petizione viene bocciata all’unanimità, e a nulla vale il tentativo di protestare: la forza pubblica si interpone tra i cittadini e i banchi del Consiglio.

Subito dopo, al punto 13, il Consiglio approva invece l’ordine del giorno di Sinistra Ecologista e PD, dal titolo “Riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano”. Un testo che, secondo Potere al Popolo, non solo arriva tardi – «dopo venti mesi di genocidio» – ma soprattutto non chiede nessuna interruzione dei rapporti commerciali con Israele, non menziona Bethlehem, e non destina alcun aiuto concreto.

Il giorno seguente, il sudario per Gaza e la bandiera palestinese vengono rimossi dal balcone del municipio. «Un segnale chiarissimo – scrivono –: era tutto funzionale alla loro propaganda, e la loro propaganda era finita o andava in vacanza».

Da lì in poi, il movimento traccia una cronologia che assomiglia a una parabola dell’ipocrisia istituzionale. Prima, i permessi negati e i banchetti spostati per ostacolare la raccolta firme. Poi, le iniziative di facciata: conferenze, bandiere, lenzuoli, adesioni simboliche ai “50 mila sudari per Gaza”. Tutto, secondo Potere al Popolo, per «sedare la discussione e ripulirsi la coscienza».

Quando la petizione diventa scomoda, arrivano le contromosse. «La nostra pressione dal basso – scrivono – li ha costretti a esprimersi, ma sempre con prudenza, sempre senza disturbare i rapporti di potere». Anche a Torino, poche settimane dopo, viene approvata una mozione quasi identica a quella chivassese, proposta da AVS: «Lo stesso copione, le stesse parole, lo stesso vuoto politico».

Potere al Popolo non risparmia giudizi: «La sinistra di governo tenta di salire sul carro delle mobilitazioni popolari, ma resta complice dello Stato terrorista di Israele». E porta esempi concreti. Come il post dell’assessore Debernardi che aveva paragonato le macerie di Gaza a quelle del cantiere dell’ex consorzio agrario in via Po. «Un paragone grottesco – scrivono – che voleva sembrare poetico e invece rivela una verità più amara: al posto delle case nascerà l’ennesimo centro commerciale, con un Burger King, proprio accanto alle scuole Marconi».

Qui, la polemica si allarga: «Lo stesso Debernardi che a maggio organizzava in sala consiliare l’iniziativa “Voci da Gaza” con un rappresentante del movimento BDS, oggi benedice un fast food complice dell’apartheid israeliana».

A ottobre, l’amministrazione tenta un’altra mossa di immagine: una marcia della pace da piazza della Repubblica fino alla frazione Betlemme. In testa al corteo, Castello e Debernardi, insieme ai rappresentanti di Sinistra Ecologista e Sinistra Italiana. «La premiata ditta del centro “sinistra” – commentano da Potere al Popolo – è ormai specializzata nei proclami propagandistici. Parlano di pace, ma quando serve un gesto concreto si voltano dall’altra parte».

La contraddizione, dicono, si misura nei fatti. Nel consiglio comunale del 29 luglio, la maggioranza boccia la proposta di destinare il 5x1000 comunale a un ospedale di Hebron per curare i bambini mutilati. E boccia anche una mozione per la cooperazione internazionale in Cisgiordania. La giustificazione del sindaco Castello? «Abbiamo già fatto abbastanza». Per Potere al Popolo, “abbastanza” significa bandiere, lenzuoli e comunicati.

«È la stessa logica che ha portato alla bocciatura della nostra petizione – scrivono –: tutto ciò che esce dalla comfort zone viene neutralizzato. Hanno trasformato la solidarietà in un esercizio di stile, senza mai sporcarsi le mani».

Il movimento chiama le cose col loro nome: una solidarietà di copertura. Quella che serve a tranquillizzare l’opinione pubblica e a intercettare un sentimento diffuso, ma senza mai metterlo in pratica. «Una maggioranza che ha perso ogni capacità di ascolto e si limita a inseguire la piazza per paura di restarne fuori».

E mentre le amministrazioni si fanno scudo di ordini del giorno e marce rituali, dal basso si costruisce altro. «Solo partendo dalle lavoratrici, dagli studenti, dai collettivi – scrivono – si può risvegliare un sentimento popolare capace di rompere il silenzio».

Per Potere al Popolo, la lotta per la Palestina non è una bandiera da sventolare ma una battaglia di classe, perché racconta «il conflitto tra chi subisce la violenza e chi ne trae profitto». È in questo spirito che annunciano la nascita, anche a Chivasso, di una assemblea permanente e operativa per Gaza: «Blocchiamo tutto per cambiare tutto».

Il comunicato si chiude con una frase che è insieme slogan e presa di posizione: «A differenza loro, noi sapremo sempre da che parte stare. Palestina libera, dal fiume fino al mare».


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