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17 Ottobre 2025 - 11:33
L'incontro tra il sindaco di Chivasso e la delegazione di Betlemme di Palestina
C’è chi la pace la discute, chi la predica, e chi la trasforma in coreografia istituzionale.
E poi c’è Chivasso, dove in una sola settimana si è passati da un Consiglio comunale che ha bocciato la proposta di cooperazione con Betlemme a un comunicato trionfale del sindaco Claudio Castello, impegnato — parole sue — a “rafforzare la cooperazione e la tenuta sociale di Bethlehem”.
Una formula che suona bene, certo, ma che fa sorridere chiunque conservi un minimo di senso delle proporzioni.
Perché basta leggere le carte per capire che il Comune di Chivasso, in nove anni di gemellaggio, non ha mai stanziato un euro per quella cooperazione. Eppure, in questi giorni, il primo cittadino si scopre diplomatico internazionale.
Nel comunicato ufficiale diffuso questa mattina, venerdì 17 ottobre, si legge che, “a poche ore dalla prima fase del piano di pace per Gaza”, il sindaco Castello ha incontrato il suo omologo di Betlemme, Maher Canawati, per “rafforzare il legame tra le due città e coinvolgere le istituzioni nazionali e internazionali”.
Wow. Che, wow.
Ma davvero un sindaco di una città di trentamila abitanti può “coinvolgere le istituzioni internazionali”?
Con chi, esattamente, intende parlare Castello? Con Benjamin Netanyahu? O magari con qualche esponente di Hamas?Telefona a Erdogan, scrive a Trump, chatta con Giorgia Meloni? E poi per dire che? Offrire l'Hotel Europa (eh, il caso...) per un prossimo summit sul Medio Oriente?
Dai su. Un po’ di misura non guasterebbe.
È proprio questo il punto: la distanza siderale fra il linguaggio della comunicazione politica e la realtà dei fatti.
Il comunicato del Comune è scritto come se Chivasso fosse una miniatura dell’ONU.
Ci sono “progetti condivisi”, “piani di cooperazione”, “dialoghi istituzionali”, e persino un “impegno per la tenuta sociale”. Peccato che non si capisca né quali progetti, né quali risorse, né con chi.
Tutto resta sospeso nel vuoto autoreferenziale della retorica.
Nel frattempo, Gaza è un inferno in terra. Decine di migliaia di morti, infrastrutture distrutte, ospedali, servizi, case tirati giù.
Betlemme, a pochi chilometri, è una città in apnea: disoccupazione al 65%, turismo azzerato, crisi idrica, un’economia sbriciolata dalla guerra e dai blocchi.E Chivasso cosa fa?
Organizza un incontro, scambia doni e diffonde ai media un testo che sembra scritto da un ufficio stampa ministeriale.
La donazione del medaglione per Betlemme
Il sindaco, si legge nella nota, ha donato al collega di Betlemme un medaglione con lo stemma della città, ricevendone in cambio due reperti dalla Basilica della Natività.
Il tutto condito da parole alte e astratte sul dialogo e la solidarietà.
Ma non una cifra, non un progetto, non un obiettivo concreto.
È la pace come souvenir, bellezza.
E, soprattutto, è la prova che la politica locale ha perso il senso della misura, della concretezza, per non dire delle cose di cui si dovrebbe occupare. Sostituendolo con la teatralità della comunicazione.
Solo una settimana fa, in aula, Claudia Buo aveva provato a spostare la questione dal piano dei simboli a quello della sostanza.
La sua proposta era semplice: creare un capitolo di bilancio per la cooperazione internazionale, finanziato con una parte dell’avanzo d’amministrazione. Destinarlo a progetti reali — sanitari, educativi, ambientali — nella Cisgiordania, oggi l’unica area ancora raggiungibile dopo il blocco totale di Gaza.
La risposta del sindaco, lunga e pomposa, è stata un elenco di iniziative testimoniali: bandiere palestinesi sul municipio, sit-in, ordini del giorno, campagne simboliche. Tutto rigorosamente immateriale. E poi la frase d’effetto: “Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano”.
La realtà è che nessuno chiede a Castello di risolvere il conflitto mediorientale: si chiede solo di rendere reale un gemellaggio rimasto sulla carta per nove anni.
Invece no. La mozione è stata respinta, un solo voto favorevole. E ora il Comune si scopre improvvisamente impegnato “a livello internazionale”...
Alla faccia dell'onestà intellettuale.
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