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03 Novembre 2025 - 16:49
												Viaggio in Senegal, trasparenza negata: i consiglieri di San Mauro denunciano “documenti tenuti nascosti” (foto: Bongiovanni, Cerrato, Pilone e Antonetto)
A San Mauro Torinese c’è un documento che doveva essere pubblico, e invece è rimasto chiuso nei cassetti comunali fino alla partenza della delegazione. È il programma ufficiale del viaggio in Senegal legato al progetto di cooperazione internazionale “Tech Jeunes”, finanziato dalla Regione Piemonte con un contributo di 15.000 euro.
Un programma che, secondo i consiglieri Paola Antonetto (FdI), Daniele Cerrato (FdI), Roberto Pilone (Lega) e Marco Bongiovanni (M5S), non è mai stato consegnato a chi aveva il diritto di vederlo: il Consiglio comunale.
Tutto è iniziato il 20 ottobre, durante la commissione presieduta da Grazia Nicosia, in cui si era discusso della missione istituzionale a Dakar. In quella sede, i consiglieri di opposizione avevano chiesto l’intera documentazione relativa al progetto, compreso il calendario delle attività previste. La richiesta nasceva dal sospetto che una parte significativa del finanziamento regionale — somma che si è coperta essere di 6.020 euro — fosse destinata alle spese di viaggio della delegazione comunale.
Una settimana dopo, la risposta è arrivata solo in parte: «Il 30 ottobre – scrivono i quattro consiglieri – ci è stata inviata parte degli atti, ma non il programma del viaggio. E quando lo abbiamo chiesto al funzionario responsabile, la risposta è stata che “non esiste alcun programma del viaggio istituzionale in Senegal”».
Una dichiarazione smentita dai fatti. Il programma non solo esisteva, ma era già stato approvato e allegato al comunicato stampa diffuso dal Comune il 2 novembre alla nostra testata per chiarire la posizione del municipio, a viaggio già iniziato.
E, fatto ancora più grave, è stato inviato prima ai giornali che ai consiglieri comunali. Solo grazie alla pubblicazione del nostro articolo, che ne riportava giorno per giorno le tappe, si è scoperto che la missione prevedeva visite all’Isola degli Schiavi di Gorée, al Lago Rosa, al Museo delle Civiltà Nere e al Monumento del Rinascimento Africano, oltre a incontri diplomatici e cerimoniali con le autorità di Sicap Liberté, quartiere di Dakar che stringerà un patto di amicizia con San Mauro.
L’amministrazione comunale aveva già reagito con un comunicato dai toni durissimi, definendo “falsa e lesiva” la ricostruzione giornalistica e ribadendo che “non si è trattato di una vacanza, ma di un progetto di solidarietà e sviluppo reciproco”. Ma la spiegazione, invece di chiudere la questione, ha riaperto le ferite politiche.
Il comunicato del Comune, infatti, ammette che il viaggio fosse già stato programmato nei dettagli, che le tappe fossero concordate con i partner locali e che i membri della delegazione fossero cinque: la sindaca Giulia Guazzora (poi rimasta in Italia "per motivi personali"), l’assessora Daisy Miatton, il funzionario Gesuino Lobino, Cherif Nama Aidara Ndiaye (presidente di Africa Qui) ed Edoardo Daneo (direttore del Co.Co.Pa.).
L'assessora Daisy Miatton
La Regione, sottolinea l’amministrazione, aveva previsto la possibilità di una missione istituzionale come parte integrante del progetto. Ma il problema, per l’opposizione, non è la legittimità formale: è la mancanza di trasparenza.
«Il programma – scrivono Antonetto, Cerrato, Pilone e Bongiovanni – è stato tenuto nascosto fino al giorno della partenza. È inaccettabile che i consiglieri comunali debbano apprendere dai giornali l’esistenza di documenti che dovevano essere condivisi con loro. È una violazione del principio di trasparenza amministrativa e una mancanza di rispetto verso le istituzioni».
Secondo i firmatari, il comportamento dell’amministrazione rappresenta un precedente pericoloso: un’informazione riservata al Consiglio che diventa pubblica solo quando la stampa la scopre. «È possibile – si chiedono – che un viaggio istituzionale venga organizzato senza un programma ufficiale condiviso e protocollato prima della partenza? Chi ha deciso chi dovesse andare e a che titolo? E perché il funzionario Lobino ha partecipato alla missione, se la rendicontazione poteva essere svolta dall’assessora o dal Co.Co.Pa.?»
Il nodo, ancora una volta, è quello delle spese. Su 15.000 euro complessivi, quasi la metà è stata destinata alla trasferta, mentre solo 3.510 euro risultano impiegati per la realizzazione dell’aula informatica: cinque computer, una stampante, un videoproiettore e un anno di connessione internet. Una sproporzione che ha suscitato indignazione non solo tra le minoranze, ma anche tra alcuni cittadini, che hanno espresso perplessità sulla pagina ufficiale del Comune e sui social.
La consigliera Paola Antonetto lunedì mattina ha rincarato la dose: «Il programma andava protocollato e diffuso ai consiglieri: prima a loro, e poi ai giornali, o al massimo in contemporanea. Io e Pilone abbiamo fatto richiesta in commissione, ottenendo solo una risposta parziale giovedì scorso. Lobino non ha mandato il programma: all’inizio mi ha detto che non c’era, poi giovedì, alle 13:24, mi ha detto che mi avrebbe mandato quello definitivo. E non ce l’ha mandato. Ma poi Gigi Lobino a che titolo è andato in Africa? Le pezze giustificative poteva portarle anche l’assessora. Chissà se in Regione hanno il programma...».
Una dichiarazione che riassume il clima di tensione che si respira in municipio. Perché, al di là dei toni e delle appartenenze, il punto è uno solo: un documento che avrebbe dovuto garantire trasparenza è stato reso noto solo dopo le polemiche. E questo, nel linguaggio politico, pesa più di qualunque viaggio.
In un momento in cui l’amministrazione Guazzora si prepara alla parte finale del proprio mandato e a costruire la propria ricandidatura, la vicenda del Senegal rischia di diventare un simbolo: quello di una cooperazione gestita con superficialità, dove l’intento nobile si perde dietro le omissioni e le giustificazioni tardive.
Perché la solidarietà è un valore universale, ma la trasparenza — quella vera — dovrebbe cominciare da casa propria.
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