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Seimila euro per volare in Senegal. La sindaca Guazzora: “Non è una vacanza”

Il progetto “Tech Jeunes” costa 15 mila euro: oltre un terzo per la missione di cinque persone. La sindaca si difende: “Tutto previsto dal bando, nessuno spreco”. Ma tra la rendicontazione e il buon senso, resta una distanza grande come un volo intercontinentale.

Seimila euro per volare in Senegal. La sindaca Guazzora: “Non è una vacanza”

La sindaca di San Mauro

Certe volte non servono giorni, bastano poche ore perché una storia locale diventi un caso politico.
Succede a San Mauro Torinese, dove la sindaca Giulia Guazzora, travolta dalle polemiche e dalle ironie sui social, ha deciso di rompere il silenzio e dire la sua sul viaggio in Senegal.

“Effettivamente dovevo partire, ma ho avuto dei problemi personali e ho rinunciato a malincuore” – spiega la prima cittadina – “Ci sono anche Rivoli e Beinasco. Loro hanno previsto delegazioni più numerose. Abbiamo vinto classificandoci primi. Non era una vacanza ma un progetto di cooperazione, con spese previste e rendicontate. Non capisco perché si debba sporcare una cosa così bella...”

Guazzora parla con tono deciso, ma l’impressione è che l’eco della polemica sia arrivata forte e chiara. Perché quando un cittadino sente che un progetto di cooperazione da 15 mila euro ne prevede 6 solo per il viaggio, un po’ di magone gli viene, eccome.
Può darsi che la politica, di oggi, abbia perso il senso della realtà?

Forse sì. Comunque la sindaca difende lo stesso il progetto “Tech Jeunes”, inserito nel bando regionale “Piemonte e Africa Sub-sahariana 2024”, che prevede la creazione di un’aula informatica nella scuola primaria Liberté 1 di Dakar. In teoria, una nobile iniziativa: favorire la formazione digitale dei giovani senegalesi.
Nella pratica, la parte più discussa resta quella logistica. Una delegazione di cinque persone, sette giorni di trasferta, oltre seimila euro spesi.

“C’era una serie di spese ammissibili – precisa Guazzora – e la nostra delegazione era composta da tre persone del Comune e due partner del progetto. È ovvio che ci fosse anche il funzionario che si è occupato di tutto: serve per la rendicontazione e la parte amministrativa. Ci siamo persino fatti le vaccinazioni, tutto ufficiale.”

E ancora non basta. 

san mauro

“Non c’è stata nessuna riunione infuocata, nessuno scontro interno. Il progetto è serio. Anche la città di Sicap ha messo fondi propri. Ha contribuito con piastrelle, linea internet. Per la cronaca la Regione investirà quaranta milioni sulla cooperazione. Non si può ridurre tutto a uno slogan.”

Già, ma gli slogan a volte raccontano la sostanza.
E la sostanza è che la parte destinata all’aula informatica – quella vera – è di 3.510 euro. Cinque computer, una stampante, un videoproiettore e una connessione per un anno.
Il resto è finito in voli, assicurazioni, vitto e alloggio. Tutto legittimo, certo. Tutto “previsto dal bando”. Ma quando si leggono le carte e si scopre che non esisteva un programma dettagliato, nessun cronoprogramma, nessuna agenda ufficiale, viene da chiedersi se non bastasse, semplicemente, spedire i computer e collegarsi su Zoom.

“Abbiamo fatto tutto come previsto – ribadisce la sindaca – e non capisco chi parli di sprechi. Le spese sono rendicontate, tutto alla luce del sole. Inoltre, in altri Comuni partono anche in dieci persone, alcune pagate direttamente dal Municipio. Noi abbiamo fatto il minimo indispensabile.”

Ma il minimo indispensabile, in questo caso, suona comunque tanto.
E anche la serata in piazza con cucina senegalese e gruppo africano, raccontata dalla sindaca come momento di scambio culturale, non basta a placare le perplessità.

“Non si tratta solo di installare un’aula informatica – dice – ma di costruire un ponte tra le nostre comunità. È già venuta una delegazione di Sicap, e abbiamo in programma altri incontri.”

Peccato che i ponti, come la fiducia, costino. E a volte costano più di quanto la gente possa accettare.
La consigliera Paola Antonetto, che ha chiesto l’accesso agli atti insieme a Roberto Pilone, resta ferma nelle sue critiche: “Mi sarei aspettata che in un progetto da 15 mila euro almeno 10 o 12 andassero al Senegal. Non c’è scritto da nessuna parte che dovessero partire in cinque.”

E poi c’è il dettaglio non secondario del biglietto aereo della sindaca, acquistato e poi inutilizzato. Verrà rimborsato o no? "Non lo so - ci dice - Abbiamo un'assicurazione".

La verità è che, anche quando tutto è formalmente corretto, qualcosa stride.
Stride perché la gente è stanca di sentirsi dire “lo prevede il bando”. Stride perché tra burocrazia e buon senso c’è ormai un abisso. Stride perché la cooperazione, quella vera, non dovrebbe mai dare l’impressione di essere una gita di gruppo con fondi pubblici.

“Non era una vacanza”, ripete la sindaca.
Forse no. Ma per molti cittadini, anche solo l’idea di cinque persone in volo per Dakar con i soldi della Regione basta a far pensare che, in fondo, la politica viva su un altro pianeta.

Insomma, tra un biglietto non usato e un’aula informatica ancora da inaugurare, resta la sensazione che il progetto “Tech Jeunes” abbia insegnato qualcosa. Non tanto ai ragazzi di Dakar, ma a noi: che la distanza tra le buone intenzioni e la realtà, a volte, è più lunga di un volo intercontinentale.

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