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02 Novembre 2025 - 17:42
Suor Monia Alfieri
Un buono scuola nazionale per rendere effettiva la parità scolastica e permettere alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti, di scegliere liberamente dove mandare i propri figli. È l’appello lanciato da suor Monia Alfieri, membro dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (Usmi), alla vigilia della sua audizione davanti alla Commissione Bilancio del Senato sulla manovra economica.
«Ringrazio l’attuale governo di avere avuto il coraggio dei politici di un tempo», ha dichiarato la religiosa, riferendosi ai fondi introdotti per gli alunni disabili e per le scuole dell’infanzia. «Ma ora chiedo il coraggio del buono scuola nazionale che aiuterebbe le classi sociali più svantaggiate a scegliere liberamente la scuola».

Nel suo intervento, suor Alfieri presenterà una serie di dati che raccontano una situazione sempre più critica: negli ultimi dieci anni le scuole paritarie hanno perso il 35% degli alunni, schiacciate da costi di gestione elevati e rette non più sostenibili per la maggior parte delle famiglie. «Proliferano le scuole dei ricchi con rette da oltre 12mila e sino a 20mila euro l’anno ma noi non vogliamo la segregazione scolastica e vogliamo accogliere anche i figli delle famiglie meno abbienti», ha spiegato.
Il buono scuola, già sperimentato in regioni come Veneto, Lombardia e Piemonte, rappresenta secondo la religiosa la chiave per difendere il pluralismo educativo, minacciato dalla chiusura di molte paritarie, soprattutto nel Mezzogiorno. «A 25 anni dalla legge sulla parità voluta dall’allora ministro Luigi Berlinguer, ancora dobbiamo superare le ideologie perché questa emorragia dalle scuole paritarie lede il pluralismo educativo che invece è fondamentale per la democrazia», ha sottolineato.
Suor Alfieri ha ricordato come in tutta Europa la libertà di scelta educativa sia garantita: «In tutti i Paesi europei le famiglie possono scegliere, liberamente e gratuitamente, dal momento che già pagano le tasse, quale scuola far frequentare ai propri figli, in tutti, anche nella laicissima Francia, tranne che in Italia e in Grecia. Ogni Paese ha trovato un suo modo: c’è chi finanzia la scuola, chi paga i docenti, chi aiuta le famiglie».
La religiosa ha inoltre evidenziato la sproporzione nei finanziamenti pubblici: «Lo Stato italiano, fino all’attuale governo, aveva dato fondi alle paritarie per l’equivalente di 500 euro l’anno quando ogni anno il Ministero indica a mezzo circolare che il costo medio studente è di 7.500 euro».

Riconoscendo i progressi compiuti dall’esecutivo, suor Alfieri ha elogiato la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: «Con l’attuale governo ci sono stati sensibili passi in avanti con l’aumento delle dotazioni, l’abilitazione dei docenti delle scuole paritarie, il sostegno agli studenti con disabilità e alle scuole dell’infanzia».
Ma, secondo la religiosa, non basta. «Ora le scuole paritarie e le famiglie hanno bisogno però di un ulteriore passo: il buono che può mettere nelle mani delle famiglie una quota della retta. Speriamo che si superino gli ostacoli legati alle ideologie. Anche perché se gli alunni delle paritarie saranno costretti a riversarsi sulle statali ci sarebbe un aggravio per tutti i cittadini, in termini di costi e tasse, di oltre 5 miliardi di euro».
Un appello, quello di suor Monia Alfieri, che punta a riportare al centro del dibattito politico il tema della libertà di educazione e del diritto di scelta delle famiglie, considerati dalla religiosa elementi essenziali per la democrazia e per un sistema scolastico realmente equo.
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