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30 Ottobre 2025 - 19:56
 
												La Santissima Annunziata cambia nome: ma a pagare sono famiglie e insegnanti... la “rinascita” costa cara!
Un applauso freddo, più di circostanza che di entusiasmo, ha accolto oggi la presentazione della nuova gestione dell’Istituto Santissima Annunziata di Rivarolo Canavese. Sul palco, i rappresentanti della Coros Scuole Impresa Sociale hanno parlato di “rinascita”, di “visione a lungo termine”, di “scuola cattolica di comunità”. Ma in platea, tra genitori increduli, insegnanti preoccupati e lavoratori rimasti senza contratto, le parole hanno lasciato un retrogusto amaro. Perché dietro il cambio di nome – ora IESS, Istituto Europeo Santissima Annunziata – si nasconde un’altra realtà: niente più fondi pubblici, rette aumentate, posti di lavoro a rischio e una comunità scolastica che si sente tradita.
Alla conferenza, aperta alle famiglie, ai docenti e alla stampa, erano presenti il sindaco Martino Zucco Chinà, Giuseppe Parisi, vicepresidente FIDAE Piemonte e Valle d’Aosta, Edoardo Procacci, responsabile del personale e dell’innovazione didattica, e Stefano Petrini, legale rappresentante di Coros. Tra il pubblico, un nutrito gruppo di genitori e insegnanti, molti dei quali ancora scossi dai mesi di incertezza che hanno preceduto il passaggio di gestione.
La Coros si presenta come una realtà che intende ricostruire il tessuto educativo e valoriale dell’istituto, ponendo al centro la crescita personale e spirituale degli studenti. Ma il clima in sala tradiva preoccupazione. Dopo anni di sostegno pubblico, la scuola non è più paritaria: per l’anno scolastico in corso non percepirà contributi dalla Regione Piemonte né dal Comune di Rivarolo. Di conseguenza, la gestione economica ricade ora interamente su Coros e sulle famiglie dei 118 alunni ancora iscritti, chiamate a sostenere un notevole sforzo economico.
Le nuove condizioni parlano chiaro. Oltre alle rette ordinarie, è stato richiesto alle famiglie un contributo di 300 euro per il riscaldamento, pari al 35% del totale dei costi energetici, e un ticket mensa da 5,60 euro a pasto. In media, ogni nucleo familiare dovrà versare circa 1.500 euro in più rispetto allo scorso anno. Una cifra che, per molte famiglie, rappresenta un ostacolo non indifferente.

A sinistra Giuseppe Parisi, a destra Stefano Petrini
Durante l’incontro, Edoardo Procacci ha cercato di smorzare le polemiche nate dopo l’annuncio dei rincari: «Quest’anno ci siamo impegnati a mantenere le stesse rette della precedente gestione, con un’integrazione per alcuni servizi come la mensa e un piccolo contributo per il riscaldamento. “Piccolo” non voglio dire che sia piccolo per le famiglie, ma lo è rispetto al costo complessivo che sosteniamo noi come istituto».
Una precisazione che non ha convinto del tutto i presenti, soprattutto dopo che Procacci ha aggiunto: «Purtroppo che non si pagasse la mensa lo abbiamo scoperto due giorni fa». Parole che hanno alimentato la sensazione di una gestione ancora confusa, in una fase di transizione in cui molte questioni sembrano ancora aperte.
La Coros, da parte sua, punta a un rilancio strutturato e progressivo. L’obiettivo dichiarato è quello di ottenere entro il 2026/2027 il riconoscimento della parità scolastica, così da tornare a beneficiare di fondi statali e regionali. Lo stesso Petrini ha confermato: «L’Istituto Europeo, a livello di parità, per il prossimo anno scolastico ha intenzione di richiedere il riconoscimento su tutti gli indirizzi: dalla scuola dell’infanzia, compresa la sezione primavera, fino ai licei. Andremo anche a fare delle rette calibrate senza stravolgere tutto rispetto allo scorso anno, per andare incontro alle esigenze delle famiglie».
La promessa, però, arriva in un momento difficile. Perché se da un lato si guarda al futuro con l’idea di una “scuola cattolica di comunità”, profondamente legata al territorio, dall’altro il presente impone sacrifici. Molte famiglie, infatti, si sono dette spiazzate: nessuno aveva preannunciato che la scuola avrebbe perso lo status di paritaria, e quindi i contributi pubblici, costringendo i genitori a coprire le spese in corso d’anno.
Non è solo una questione economica, ma anche organizzativa e psicologica. Alcuni genitori hanno denunciato di aver saputo dei nuovi costi solo dopo l’inizio delle lezioni, rendendo impossibile valutare un trasferimento verso il pubblico. Il rischio, ora, è che qualcuno sia costretto a cambiare istituto a metà anno, con tutte le difficoltà che ciò comporta per i bambini più piccoli.
Accanto alle famiglie, a vivere un momento drammatico sono anche i dipendenti. Circa 50 lavoratori rischiano il posto, poiché Coros intende confermare soltanto chi possiede i requisiti professionali, abilitativi e contrattuali necessari per la futura richiesta di parità. «Molti di loro sono ancora formalmente dipendenti della vecchia cooperativa, e questo ci impedisce di procedere a nuove assunzioni», ha spiegato Procacci. Il risultato è un limbo amministrativo: insegnanti e collaboratori che continuano a presentarsi a scuola, a timbrare il cartellino, pur sapendo che il loro contratto è sospeso tra due gestioni.
Un’altra novità riguarda l’esternalizzazione di alcuni servizi: mensa e pulizie sono stati affidati ad aziende del territorio, una scelta che garantisce la continuità ma riduce ulteriormente il perimetro occupazionale interno. Petrini, sollecitato dalle domande della stampa, ha ribadito che Coros “non può essere considerata responsabile per ciò che ha fatto la cooperativa precedente”, sottolineando la volontà di aprirsi al dialogo con le famiglie: «Siamo disponibili a incontri singoli per ascoltare le situazioni particolari e trovare soluzioni sostenibili».
Un impegno che sarà messo alla prova già dal prossimo anno scolastico, quando entrerà in vigore un nuovo sistema di rette progressive basato sul reddito familiare netto. Coros ha infatti previsto tre fasce di contribuzione. Nella prima fascia, la più bassa, rientreranno tutte le famiglie che quest’anno stanno affrontando il “sacrificio economico” e i nuovi iscritti con reddito inferiore a 35 mila euro annui. Nella seconda fascia, invece, finiranno i nuovi iscritti con reddito compreso tra 35 e 60 mila euro, mentre la terza fascia sarà riservata a chi supera i 60 mila euro.
Una misura che, nelle intenzioni della dirigenza, dovrebbe equilibrare i costi e garantire maggiore equità. Ma tra i genitori prevale lo scetticismo: chi appartiene alle fasce intermedie teme di dover sostenere spese ancora più alte, in un contesto economico già gravoso.
La Coros Scuole Impresa Sociale insiste sulla visione a lungo termine: «Il nostro obiettivo è far tornare la scuola un punto di riferimento per tutto il Canavese», ha dichiarato Petrini. Ma nel frattempo, tra aumenti, classi ridotte e posti a rischio, la rinascita della Santissima Annunziata somiglia più a una corsa a ostacoli che a un nuovo inizio.
Noi non possiamo fare altro che augure ai nuovi gestori un futuro roseo, ma soprattuto più trasparente rispetto al passato.
 
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