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02 Novembre 2025 - 11:58
Il Parco dei Briganti è pronto, ma scoppia la polemica: «Non è più quello che avevamo immaginato»
Il Parco dei Briganti di Borgo Revel, frazione di Verolengo, è pronto. Dopo mesi di lavori alla Cascinetta, l’area è stata completamente trasformata: nuovi spogliatoi, illuminazione, giochi per bambini, tavoli, panchine e bagni pubblici. Un investimento da 300 mila euro, di cui 240 mila arrivati dalla Regione Piemonte e 60 mila messi dal Comune.
Un progetto seguito passo dopo passo dal sindaco Rosanna Giachello, dall’assessore ai Lavori Pubblici Francesco Artusa e dall’ingegnere Scarsella. L’obiettivo dichiarato è chiaro: creare un polo sportivo e ricreativo moderno per la comunità. E presto arriveranno anche le telecamere di sorveglianza. Artusa, intanto, sogna barbecue in pietra per rendere il parco un punto di ritrovo familiare.
Ma non tutti applaudono.
L’ex assessore Stefania Casa, che durante l’amministrazione Borasio aveva seguito l’iter del progetto, parla senza giri di parole: «L’opera c’è, ma non è quella pensata da noi».
Il progetto originario, racconta, non doveva essere un semplice parco urbano, ma un parco tematico ispirato ai briganti e a Robin Hood, con sculture in legno, case fiabesche, percorsi naturalistici e lanterne al posto dei lampioni. «Il Parco dei Briganti non esiste più», sintetizza amaramente.
Secondo Casa, l’idea iniziale era creare un luogo capace di evocare storie e libertà, un piccolo mondo nel verde. Oggi invece restano giostre e strutture standard, senza anima. «Si è perso completamente l’obiettivo originario», aggiunge, ricordando che nel progetto finanziato erano previsti 10 tavoli, 10 panchine e 4 cestini, mentre ora sono 8, 5 e 3. Ma il problema, dice, non sono solo i numeri: «Doveva sembrare una foresta, ora è un’area giochi qualunque».
Casa solleva anche dubbi sui fondi e sulla trasparenza. «Sono stati spesi molti soldi per gli spogliatoi, ma Verolengo ha già due campi sportivi. Quelle risorse dovevano andare al parco», denuncia. E accusa la maggioranza di non aver mai coinvolto la minoranza: «Se ci avessero ascoltati, il progetto sarebbe rimasto fedele a quello approvato in Regione».
L’ex amministrazione aveva persino previsto una pista di pattinaggio a rotelle, mai realizzata. E niente più candele o lanterne, come previsto inizialmente: l’illuminazione ora è artificiale. «Sarebbe bastato il dialogo», conclude Casa.
Il risultato è un parco che porta il nome di un sogno, ma non ne conserva lo spirito. Il Parco dei Briganti doveva raccontare storie di libertà e fantasia. Oggi è un luogo ordinato e funzionale, ma privo di quella magia che lo aveva fatto nascere.
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