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Cronaca

Sei cuccioli abbandonati in Canavese, salvati per caso da un automobilista di passaggio

Sei piccoli di circa dieci giorni recuperati lungo la strada: ora al Canile di Caluso in attesa di adozione

Cuccioli abbandonati

Cuccioli abbandonati in uno scatolone sulla 460: li salva un automobilista a Pont Canavese

Nel frastuono costante della statale 460, tra i fari delle auto e l’eco delle gallerie, un lamento appena percettibile ha cambiato il destino di sei piccole vite. Nel pomeriggio di lunedì, lungo il tratto che attraversa il territorio di Pont Canavese, un automobilista, diretto verso Cuorgnè, ha deciso di fermarsi in una piazzola di sosta dopo aver udito un suono flebile provenire dal ciglio della strada. Dentro una scatola di cartone abbandonata, nascosti tra rifiuti e foglie, c’erano sei cuccioli appena nati: impauriti, infreddoliti, ma ancora vivi.

Il ritrovamento è avvenuto in una zona isolata, subito dopo la galleria, un punto in cui il traffico corre veloce e nessuno si ferma. L’uomo ha accostato, sceso dall’auto e, spinto dal dubbio, si è avvicinato a quella scatola anonima. Al suo interno, i cagnolini si stringevano l’uno all’altro per scaldarsi, incapaci di muoversi, ancora ciechi. Secondo i veterinari, avevano non più di dieci giorni di vita. Senza calore, latte e cure costanti, non sarebbero sopravvissuti.

La scena, raccontano i soccorritori, è stata di una crudeltà silenziosa ma devastante. Lasciare dei cuccioli in un punto simile significa condannarli. Eppure, questa volta, il caso ha voluto diversamente. L’automobilista, dopo averli tratti in salvo, ha allertato le forze dell’ordine e i volontari della zona. I piccoli sono stati subito affidati al Canile di Caluso, dove hanno ricevuto le prime cure veterinarie e sono stati messi al caldo.

Da lì è iniziata la seconda parte della loro storia, quella del recupero e della speranza. Il personale del canile li sta alimentando con biberon e latte specifico, li controlla giorno e notte, alternando cure e turni di veglia. Ogni grammo di peso in più, ogni movimento autonomo, è una vittoria. Quando saranno abbastanza forti, verranno messi in adozione. Il canile ha già lanciato un appello sui propri canali social: chi desidera offrire loro una casa potrà farlo seguendo le modalità indicate sulla pagina ufficiale.

Ma dietro il lieto fine che si intravede, resta il peso di un gesto ingiustificabile e disumano. L’abbandono di animali, specialmente di neonati, non è solo un atto di inciviltà: è un reato penale. Eppure continua a ripetersi, con una frequenza che inquieta. Secondo le associazioni animaliste, ogni anno in Italia vengono abbandonati oltre 80 mila cani e 50 mila gatti, spesso nei mesi invernali o estivi, quando la gestione diventa più impegnativa.

Gli episodi come quello di Pont Canavese non sono isolati. Solo poche settimane fa, in altre zone del Canavese, erano stati trovati altri cuccioli lasciati lungo una strada di campagna. Una dinamica che si ripete, con gli stessi segni: scatole, buste, fossi. Segni di una leggerezza criminale, che si scontra con l’impegno quotidiano di volontari e cittadini.

Il Canile di Caluso, già sovraccarico, è una delle realtà che più di altre rappresenta questa lotta quotidiana. In silenzio, operatori e volontari garantiscono assistenza a decine di animali abbandonati, spesso vittime della stessa indifferenza. “Ogni salvataggio è una scommessa contro il tempo”, dicono. E ogni volta che un animale sopravvive, quella scommessa è vinta grazie a chi non ha voltato lo sguardo altrove.

L’episodio di Pont Canavese diventa così una metafora di responsabilità. Da una parte la crudeltà di chi ha scelto di abbandonare sei cuccioli al freddo, dall’altra la prontezza di un automobilista che si è fermato ad ascoltare. In mezzo, la rete di soccorso che ha trasformato un gesto vile in una storia di salvezza.

Il messaggio che arriva dall’alto Canavese è chiaro: la sensibilità individuale può salvare vite, ma serve un impegno collettivo più ampio, fatto di educazione, prevenzione e controlli. L’abbandono non è un fatto di cronaca minore: è una ferita sociale che interroga la coscienza di tutti.

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