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La Voce degli animali

Un divano, un respiro, un miracolo: così il micio è tornato a casa

Era sparito nel nulla, ma il destino lo ha riportato tra cucine e salotti. Una storia di amore, attesa e un piccolo miracolo quotidiano tra i mobili di corso Grosseto

Un divano, un respiro, un miracolo: così il micio è tornato a casa

Un divano, un respiro, un miracolo: così il micio è tornato a casa

Era sparito. Così, all’improvviso. Una mattina non è tornato a casa, e da quel momento la vita di chi lo amava si è capovolta. Perché quando sparisce un animale, non sparisce solo una presenza: sparisce un pezzo di quotidianità. Quel passo leggero sul pavimento, il rumore del cibo nella ciotola, gli occhi che ti osservano da un angolo della stanza. E tutto si svuota.

Per ore, per giorni, la famiglia ha cercato ovunque. Cortili, garage, cantine, giardini. Chiamavano il suo nome con la voce rotta, lasciavano ciotole con un po’ di cibo nella speranza che sentisse l’odore e tornasse. Niente. Come se la terra l’avesse inghiottito. Poi i volantini, stampati in fretta e appesi a ogni palo della zona. “Gatto smarrito, molto affettuoso, risponde al nome di Micio”. Un numero di telefono, una speranza appesa a un foglio bianco.

La città ha cominciato a partecipare. Qualcuno diceva di averlo visto vicino al mercato, altri nei pressi di vai a capire dove. Messaggi, telefonate, segnalazioni. Tutte inutili. Finché, una mattina di qualche mese fa, il destino ha deciso di farsi trovare nel modo più tenero e inaspettato.

divano

Era un giorno come tanti al mobilificio Mobilandia di corso Grosseto. Gli addetti avevano appena aperto, sistemavano le vetrine e accendevano le luci tra cucine, armadi e divani. Tutto sembrava normale. Finché uno di loro ha notato qualcosa di strano: un cuscino spostato, un leggero rigonfiamento sotto il tessuto, come se qualcuno avesse dormito lì.

Si è avvicinato piano e ha sentito un piccolo respiro. Lento, regolare. Ha sollevato il lembo del divano e, in mezzo al velluto color sabbia, ha visto due occhi chiusi e un corpo raggomitolato.

Era lui. Il gatto scomparso.

“Non potevamo credere ai nostri occhi”, raccontano al mobilifici, ancora emozionati a distanza di giorni. “Abbiamo spento le radio, chiuso per un attimo la porta, e ci siamo avvicinati tutti in silenzio. Lui ha aperto un occhio, ci ha guardato e ha cominciato a fare le fusa. Sembrava dicesse: eccomi, finalmente mi avete trovato.”

In pochi minuti il negozio si è trasformato. Nessuno parlava più di cucine o salotti: tutti erano attorno a quel piccolo corpo disteso tra i divani. E c’è chi ha preso una ciotola, c’è chi è corso a comprare un po’ d’acqua e dei croccantini. E lui, il gatto, si è stiracchiato piano, ha sbadigliato e ha accettato la colazione come se nulla fosse successo.

“Sembrava a casa sua”, ricordano ridendo. “Ha scelto il divano più comodo di tutto lo showroom. Un gusto impeccabile, bisogna ammetterlo.”

Poi qualcuno si è ricordato di quel volantino. Così gli addetti di Mobilandia hanno chiamato subito i proprietari, che sono arrivati nel giro di pochi minuti, trafelati, con le lacrime agli occhi. Quando la porta si è aperta e il gatto ha sentito la loro voce, si è drizzato di colpo, è sceso dal divano e si è lanciato tra le braccia di chi lo aspettava da giorni.

In quell’istante, il mobilificio è diventato un teatro di commozione. Gli addetti, i clienti, persino chi passava per caso si è fermato. Qualcuno ha applaudito, qualcuno ha pianto. “Non capita tutti i giorni di assistere a un abbraccio così”, dicono. “Sembrava una scena da film, ma era tutta vera.”

Da quel giorno, tra gli scaffali e i salotti di Mobilandia, è rimasto un piccolo segno invisibile. Ogni volta che gli addetti passano davanti a quel divano, si fermano un secondo. “Lo chiamavamo il divano del gatto ed è stato venduto quella stessa giornata…”, raccontano sorridendo. 

E in effetti, qualcosa di magico è rimasto. Perché quella storia — accaduta mesi fa ma ancora viva nei ricordi di chi c’era — è diventata una piccola leggenda di corso Grosseto. Una storia che racconta di quanto sia profondo il legame tra gli esseri viventi, anche quelli che si incontrano solo per caso.

Un negozio di mobili, un gruppo di persone gentili e un gatto che aveva solo bisogno di un po’ di calore. Niente eroi, nessun colpo di scena, solo umanità. Quella vera.

E così, tra i profumi di legno e tessuti nuovi, tra i letti e le cucine in esposizione, ogni tanto qualcuno sente ancora, o almeno crede di sentire, un piccolo miagolio. O forse, semplicemente, certe storie non finiscono mai davvero.

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