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Pininfarina, si dimette l’ad Silvio Angori dopo 19 anni: “Divergenze sulle strategie aziendali”

Ufficiale l’addio dello storico dirigente. Sullo sfondo le tensioni con il gruppo Mahindra, proprietario della società dal 2015

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Pininfarina, si dimette l’ad Silvio Angori dopo 19 anni: “Divergenze sulle strategie aziendali”

Dopo quasi due decenni al vertice, Silvio Angori lascia la Pininfarina. La notizia, confermata in una nota ufficiale diffusa dalla sede di Cambiano, segna la fine di un’era per uno dei marchi più iconici del design automobilistico italiano. L’azienda ha motivato le dimissioni con la formula, tanto diplomatica quanto eloquente, di “divergenze sul perseguimento delle strategie aziendali già definite”.

Dietro le parole misurate del comunicato si celano, secondo fonti industriali, tensioni con il gruppo Mahindra, la holding indiana che dal 2015 detiene la proprietà di Pininfarina. Un rapporto mai semplice, segnato da visioni differenti sul futuro dell’azienda: più globale e produttivista per la casa madre, più ancorato all’identità di marchio e alla ricerca estetica per il manager italiano.

Angori, 68 anni, era entrato in Pininfarina nel 2002 dopo una lunga esperienza in Fiat Auto e in General Electric, assumendo la carica di amministratore delegato nel 2009. Sotto la sua guida, l’azienda aveva vissuto una delle fasi più difficili della sua storia recente, segnata dalla crisi finanziaria e dal ridimensionamento delle attività produttive. Ma proprio lui aveva accompagnato la transizione del marchio da costruttore di carrozzerie a società di design e ingegneria ad alto valore tecnologico, con progetti che hanno spaziato dall’automotive all’architettura, dal design industriale alla mobilità sostenibile.

Tra i traguardi più significativi del suo mandato c’è la nascita della Battista, la supercar elettrica di Automobili Pininfarina, un modello da 1.900 cavalli destinato a una produzione limitata e simbolo della rinascita stilistica del brand. Tuttavia, le difficoltà del mercato e le differenze di impostazione con Mahindra — soprattutto sui tempi e sulle modalità di crescita — hanno lentamente logorato il rapporto tra Angori e la proprietà.

Il gruppo indiano, che controlla Pininfarina da quasi dieci anni, ha impresso un orientamento più industriale, puntando su progetti di scala globale e su un’integrazione sempre più stretta con la controllata Mahindra & Mahindra, leader in India nel settore dei veicoli commerciali e dei Suv. Una strategia che avrebbe suscitato resistenze all’interno del management italiano, desideroso di preservare l’autonomia creativa e la tradizione del marchio fondato nel 1930 da Battista “Pinin” Farina.

Nel comunicato ufficiale, Pininfarina ha voluto precisare che “la transizione rappresenta un cambiamento operativo e non implica alcuna modifica strategica più ampia rispetto all’indirizzo della società”. Un modo per rassicurare clienti e investitori sulla continuità dell’attività, mentre è già partito l’iter per la selezione del nuovo amministratore delegato. L’obiettivo è “proseguire il percorso di crescita e attuare le priorità strategiche già definite”.

In ambienti finanziari, si fa il nome di un dirigente di provenienza internazionale, vicino alla galassia Mahindra, per dare ulteriore spinta alla globalizzazione del brand. Non si esclude tuttavia la possibilità che la società scelga un profilo interno per garantire una transizione più fluida.

L’addio di Angori arriva in un momento cruciale per Pininfarina, impegnata a consolidare la propria posizione nel design di nuova generazione e nella mobilità elettrica. I nuovi orizzonti dell’azienda spaziano dai veicoli a emissioni zero alle infrastrutture di ricarica, fino ai progetti di architettura sostenibile e urbanistica intelligente.

Il marchio piemontese, pur non essendo più la “carrozzeria dei sogni” di un tempo, resta un simbolo di eccellenza estetica e innovazione tecnologica. Con oltre 1.200 progetti di design automobilistico all’attivo, da Ferrari a Maserati, da Alfa Romeo a Peugeot, Pininfarina continua a rappresentare una delle poche icone italiane capaci di fondere eleganza e ingegneria.

L’uscita di Silvio Angori chiude quindi un capitolo importante: quello del manager che ha traghettato la Pininfarina fuori dalla crisi e dentro il mondo digitale. Ma apre anche una nuova fase, in cui la sfida sarà conciliare l’anima creativa italiana con la spinta industriale indiana, in un mercato globale sempre più competitivo.

In un passaggio che sa di commiato, un collaboratore vicino ad Angori ha dichiarato: “Lascia un’eredità fatta di equilibrio e visione, ma anche la consapevolezza che il futuro del design italiano non può prescindere dalla sua indipendenza.”

La storia di Pininfarina, da novant’anni sinonimo di stile, sembra pronta a voltare ancora una volta pagina. Ma come sempre, nel segno di una bellezza che non si arrende al tempo.

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