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Torino, la protesta degli studenti si allarga: occupato anche il Convitto Umberto I per la prima volta in 177 anni

Autogestioni e assemblee nei licei in solidarietà con la causa palestinese. Nata dal sostegno alla Global Sumud Flotilla, la mobilitazione continua a crescere

Torino, la protesta degli studenti si allarga: occupato anche il Convitto Umberto I per la prima volta in 177 anni

Torino, la protesta degli studenti si allarga: occupato anche il Convitto Umberto I per la prima volta in 177 anni

L’ondata di protesta studentesca partita nei giorni scorsi da Torino non accenna a fermarsi. Quella che era cominciata come una mobilitazione simbolica di solidarietà con la popolazione palestinese si è trasformata in un movimento più ampio, che coinvolge ormai una parte consistente delle scuole superiori della città e dell’hinterland.

Nelle ultime ore si sono aggiunti nuovi istituti alle occupazioni già in corso: tra questi spicca il Convitto Nazionale Umberto I, dove – per la prima volta in 177 anni di storia – gli studenti hanno deciso di occupare la sede. Un segnale di forte partecipazione e di rottura con la tradizione di uno degli istituti più antichi e simbolici di Torino.

Alla mobilitazione si sono uniti anche il liceo Berti, il classico Massimo D’Azeglio, il Regina Margherita, il Giordano Bruno, il Santorre di Santarosa e l’istituto tecnico Carlo Ignazio Giulio. Da questa mattina risultano occupati anche il liceo Cavour e il Darwin, mentre all’Itis Pininfarina è in corso un’autogestione.

Il Convitto

La settimana si è aperta, dunque, con una città scolastica in fermento. Gli studenti si riuniscono in assemblee spontanee, discutono di pace, diritti umani, diritto internazionale e delle violazioni avvenute nella Striscia di Gaza. Il riferimento diretto è alla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria che ha visto la partecipazione di attivisti da 44 Paesi, molti dei quali fermati o espulsi da Israele dopo il sequestro delle imbarcazioni in acque internazionali.

Le proteste arrivano a pochi giorni dallo sciopero generale di venerdì, durante il quale si erano già registrate occupazioni in diversi licei torinesi: Einstein, Cattaneo, Galileo Ferraris, Copernico, Gobetti e Beccari. In questi istituti le occupazioni si sono concluse, ma gli studenti non escludono di riprendere la mobilitazione nei prossimi giorni.

Nel Torinese, il movimento si è esteso anche ai licei di provincia: Pascal di Giaveno, Porporato e Buniva di Pinerolo risultano interessati da assemblee e presìdi. Una rete di solidarietà che si sta costruendo spontaneamente tra scuole, in parte coordinata dai collettivi studenteschi, in parte nata da gruppi di studenti indipendenti.

Il filo conduttore resta lo stesso: denunciare le violenze a Gaza e richiamare l’attenzione sul dramma umanitario in corso. Molti studenti sottolineano di non voler trasformare l’iniziativa in una protesta politica, ma di voler lanciare “un messaggio di pace e di vicinanza alle vittime civili”.

A Torino, dove la memoria delle mobilitazioni studentesche è sempre viva, il ritorno delle occupazioni simultanee rappresenta un segnale forte, capace di riportare il tema dei diritti internazionali dentro le aule scolastiche. Per il mondo dell’istruzione, resta la sfida di conciliare il diritto alla protesta con la continuità didattica, ma anche di interpretare un disagio generazionale che va oltre la cronaca: quello di giovani che chiedono di essere ascoltati quando il mondo, fuori dalle loro classi, brucia.

Le manifestazioni delle scorse settimane a Torino

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