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Toyota travestita da Ferrari, demolita ad Asti

Una Toyota MR2 trasformata in Ferrari F430: sequestrata e distrutta dalla Guardia di Finanza di Asti

Toyota travestita da Ferrari

Toyota travestita da Ferrari, demolita ad Asti

Da lontano poteva ingannare anche gli appassionati. Linee sinuose, stemma inconfondibile, dettagli curati nei minimi particolari. Ma sotto la carrozzeria non c’era il rombo di una Ferrari F430, bensì un più modesto motore Toyota. Una truffa su quattro ruote, smascherata dopo oltre un anno di accertamenti dalla Guardia di Finanza di Asti, che nei giorni scorsi ha portato alla confisca e demolizione definitiva della “Ferrari falsa”.

L’auto, in realtà una Toyota MR2 Coupé, era stata modificata in ogni dettaglio per sembrare una vera Ferrari F430, il celebre modello firmato Pininfarina e prodotto a Maranello tra il 2004 e il 2009, con un valore di mercato che può raggiungere i 180mila euro. Ma in questo caso, si trattava di un’imitazione sofisticata, e anche piuttosto convincente, che però ha violato diverse normative, a cominciare da quelle sulla tutela del marchio.

Tutto è cominciato nel novembre 2022, quando una pattuglia del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ha fermato un automobilista astigiano alla guida di quella che a prima vista sembrava una Ferrari. Gli agenti, insospettiti da alcuni dettagli e dalle incongruenze nei documenti, hanno deciso di approfondire il caso. E da lì è partita l’indagine.

Ferrari falsa

I riscontri tecnici hanno confermato i sospetti. L’auto presentava una carrozzeria completamente trasformata, con cofano, paraurti, cerchi in lega, specchietti, fanaleria e perfino il volante rifatti per imitare in tutto e per tutto la linea della F430. Ma erano anche presenti gli stemmi ufficiali del Cavallino Rampante, senza alcuna autorizzazione. Un vero caso di contraffazione del marchio, che ha reso inevitabile il sequestro del mezzo e la denuncia del proprietario.

Per completare l’inchiesta è stato richiesto anche l’intervento di tecnici specializzati della Ferrari, che hanno redatto una perizia dettagliata confermando la totale falsificazione. L’auto non solo non era una Ferrari, ma violava apertamente i diritti di proprietà industriale legati a uno dei marchi più iconici del Made in Italy.

Dopo il sequestro, la vicenda è finita sulla scrivania della Procura di Asti, che pur decidendo di archiviare il procedimento penale, ha chiesto e ottenuto la confisca e la distruzione del veicolo. Una richiesta accolta anche dal Giudice di Pace e poi confermata dalla Corte di Cassazione, che ha respinto i ricorsi del proprietario, sancendo così la fine della “falsa Ferrari”.

Nei giorni scorsi, la vettura è stata infine demolita, come sottolinea una nota ufficiale della Guardia di Finanza, «a tutela del Made in Italy e di uno dei simboli più riconosciuti e apprezzati dell’italian style nel mondo». Un gesto che non ha solo valore simbolico, ma che si inserisce in un più ampio impegno contro la contraffazione industriale, che nel settore automobilistico sta assumendo forme sempre più sofisticate.

Clonazioni del genere, spiegano gli esperti, non sono nuove: negli ultimi anni sono stati scoperti casi simili anche in altre parti d’Italia e d’Europa, dove vecchie sportive giapponesi o modelli low cost vengono modificati per imitare vetture di lusso. Ma quella di Asti, per il livello di dettaglio e per la perizia artigianale con cui era stata camuffata la Toyota, rappresenta uno dei casi più eclatanti.

Resta da capire se il proprietario avesse realizzato l’auto per sé o con finalità di rivendita, un’ipotesi che, in quel caso, avrebbe fatto scattare reati ben più gravi. Per ora, il messaggio è chiaro: imitare il Cavallino può costare molto caro.

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