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Lancio di uova contro la sede di Fratelli d'Italia a Torino dopo le violenze al liceo Einstein

Corteo in Barriera di Milano, fumogeni e cori sotto la sezione del partito di Governo. La tensione si sposta dalle aule alle periferie a al centro

Lancio di uova contro la sede di Fratelli d'Italia a Torino dopo le violenze al liceo Einstein

Lancio di uova contro la sede di Fratelli d'Italia a Torino dopo le violenze al liceo Einstein (immagine di repertorio)

Dalle aule del liceo Einstein alle strade di Barriera di Milano, la tensione esplosa questa mattina davanti alla scuola è arrivata nel pomeriggio fino a via Renato Martorelli 26, dove si trova la sede di Fratelli d’Italia e del Fuan, il Fronte universitario d’azione nazionale. È qui che un centinaio di studenti, appartenenti ai collettivi torinesi, ha lanciato uova e acceso fumogeni, scandendo cori contro il partito di governo.

La manifestazione, partita da piazza Castello dopo un presidio convocato in solidarietà allo studente minorenne denunciato durante gli scontri di questa mattina, ha attraversato corso Giulio Cesare e via Lauro Rossi prima di raggiungere la sede di FdI, già presidiata da due camionette della Polizia e agenti in tenuta antisommossa.
Gli studenti hanno sventolato cartelli e gridato slogan contro “la violenza nelle scuole e la repressione del dissenso”. Il corteo si è sciolto poco dopo, senza ulteriori incidenti, ma il clima in città resta incandescente.

La giornata era cominciata con un volantinaggio organizzato da Gioventù Nazionale, la sezione giovanile di Fratelli d’Italia “Gabriele D’Annunzio”, davanti all’Einstein, in via Bologna, per sensibilizzare — secondo i promotori — sui temi delle baby gang e della cosiddetta “cultura maranza”.
L’iniziativa, però, è degenerata in pochi minuti. Alcuni studenti del collettivo dell’istituto hanno contestato la presenza dei militanti di destra, accusandoli di “propaganda neofascista”. Dalle parole si è presto passati alla spinta, fino all’intervento delle forze dell’ordine, che hanno cercato di separare i gruppi.

Secondo la Questura, durante il parapiglia un ragazzo di 15 anni avrebbe colpito un agente della Digos con calci e pugni. Il giovane è stato fermato, ammanettato e portato in Questura con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, per poi essere affidato ai genitori dopo due ore.
Ma la versione dello studente, raccolta dai cronisti dell’ANSA, è diversa: «Mi sono solo avvicinato troppo a quelli che stavano volantinando e sono stato praticamente placcato da tre agenti. Mi hanno messo le manette, ho i segni sui polsi. Ovviamente non ho tirato calci e pugni, non sono così stupido da aggredire un agente».

Intorno all’episodio si è subito polarizzato lo scontro politico. Fratelli d’Italia ha condannato con forza l’aggressione. In una nota diffusa nel primo pomeriggio, i militanti della sezione “D’Annunzio” hanno parlato di “violenza politica intollerabile” e di “un clima di odio che si respira ormai davanti a troppe scuole torinesi”.
«Stavamo svolgendo una normale attività di volantinaggio contro la violenza giovanile — hanno scritto — quando siamo stati aggrediti dai collettivi rossi presenti all’interno della scuola. C’è chi vorrebbe impedire a chi non la pensa come lui di esprimersi, usando la forza per farlo. Non cederemo a questo vergognoso ricatto».

A sostegno del movimento giovanile è intervenuto il consigliere circoscrizionale Raffaele Marascio (FdI): «Era da mesi che denunciavamo il clima di tensione crescente in alcuni istituti torinesi. Quanto accaduto è di una gravità inaudita: studenti aggrediti e insultati solo per aver provato a esprimere le proprie idee. Questo è il risultato delle politiche di tolleranza verso i centri sociali e i collettivi rossi promosse dal Comune».

Sulla stessa linea anche l’europarlamentare Giovanni Crosetto (FdI), che ha parlato di “violenza politica intollerabile”: «È inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora ambienti che pensano di imporre le proprie idee con la forza. Le scuole dovrebbero essere luoghi di confronto e non di intimidazione. Mi auguro che il Ministero dell’Istruzione e il Comune di Torino prendano posizione netta, perché il silenzio equivarrebbe a complicità morale».

Dall’altra parte, i collettivi studenteschi respingono le accuse. Sulla loro pagina social, gli studenti dell’Einstein hanno denunciato un «intervento violento e ingiustificato della Polizia», raccontando di «cariche, manganelli e arresti». «La polizia in borghese è entrata in mezzo agli studenti picchiando e fermando un nostro compagno. Dopo che Simone è stato portato in questura, le cariche sono finite e la polizia è scappata», si legge nel loro post, corredato da foto e video.

Nel pomeriggio, anche le forze di sinistra hanno espresso solidarietà agli studenti. Il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, ha parlato di «vergognoso comportamento delle forze dell’ordine»: «La polizia è sempre pronta a menare le mani e arrestare studenti che hanno solo ribadito un principio antifascista. Il fascismo non è un’opinione, ma un crimine».
Più istituzionale ma ugualmente dura la posizione della consigliera regionale Nadia Conticelli (Pd): «Le immagini della polizia con i manganelli contro gli studenti non sono dignitose per lo Stato. La scuola è il luogo del confronto, non della repressione. I volantini contro i “maranza” sono una provocazione e le provocazioni non si arginano con la forza».

A condannare quanto avvenuto è arrivato anche Potere al Popolo, che sui social ha parlato di «scene inaccettabili, con studenti manganellati e arrestati per aver cacciato dai quartieri chi fa propaganda fascista».

Intanto, nel quartiere popolare di Barriera di Milano, dove si trova la sede di FdI presa di mira, i residenti hanno assistito al corteo pomeridiano tra cori, fumogeni e lanci di uova. Una nuova pagina di una giornata segnata da accuse incrociate, tensione politica e scontri generazionali.

Mentre le autorità valutano eventuali provvedimenti per gli episodi di disordine pubblico, resta una città spaccata tra due narrazioni opposte: quella di chi denuncia la violenza antifascista travestita da protesta, e quella di chi parla invece di repressione del dissenso politico nelle scuole.

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