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12 Dicembre 2025 - 16:38
La tensione è esplosa in pochi secondi, ma covava ormai da settimane. L’intervento della ministra dell’Università Anna Maria Bernini ad Atreju, la manifestazione politica organizzata da Fratelli d’Italia, si è trasformato in uno scontro frontale con alcuni studenti di Medicina, arrivati per contestare il nuovo semestre filtro introdotto dal ministero. Dalla platea sono partite proteste e slogan contro una riforma che, secondo chi la vive sulla propria pelle, sta producendo più disagi che soluzioni. La replica della ministra è stata durissima: citando Silvio Berlusconi, Bernini ha risposto con un «siete sempre solo dei poveri comunisti, siete inutili», frase che ha immediatamente infiammato il dibattito politico e universitario.
Al di là della polemica verbale, il nucleo centrale della contestazione riguarda i problemi strutturali del semestre filtro, segnalati da settimane dagli studenti e dalle rappresentanze universitarie. Il primo nodo è proprio la definizione stessa del provvedimento: non un vero semestre, ma tre mesi scarsi di lezioni, concentrati e compressi, che rendono difficile un apprendimento efficace delle materie di base. Una durata che, secondo molti, tradisce l’idea di un percorso orientativo e progressivo, trasformandolo invece in una corsa contro il tempo.
C’è poi il tema delle lezioni preregistrate, altro punto fortemente criticato. In numerosi atenei, gran parte della didattica del semestre filtro avviene attraverso video già pronti, spesso identici per migliaia di studenti in tutta Italia. Una modalità che riduce il confronto diretto con i docenti, limita la possibilità di fare domande e rende l’esperienza universitaria più simile a una piattaforma online che a un percorso formativo strutturato. Per molti iscritti, questo sistema penalizza soprattutto chi ha bisogno di un supporto didattico maggiore o proviene da contesti scolastici meno solidi.
Un ulteriore problema riguarda l’incertezza sulla graduatoria e sui criteri di selezione. La ministra ha assicurato che a febbraio la graduatoria sarà completata, ma gli studenti denunciano una mancanza di chiarezza sulle modalità di valutazione e sui tempi, con il rischio concreto di aver investito mesi di studio senza sapere se e come potranno proseguire il percorso. In gioco non c’è solo l’accesso a Medicina, ma anche il futuro accademico di migliaia di giovani che, in caso di esclusione, si ritroverebbero a metà anno senza un’alternativa immediata.
Sul tavolo resta anche la questione delle strutture universitarie e delle risorse. Aule sovraffollate, laboratori insufficienti, carenza di tutor e personale amministrativo sono problemi cronici che il semestre filtro, secondo le associazioni studentesche, non risolve ma anzi amplifica, aumentando il numero di iscritti senza un adeguato potenziamento del sistema.
Lo scontro di Atreju, dunque, va ben oltre la frase choc pronunciata dalla ministra. Racconta una frattura profonda tra il ministero dell’Università e una parte consistente del mondo studentesco, che chiede non slogan o battute, ma risposte concrete su durata dei corsi, qualità della didattica, trasparenza delle selezioni e diritto allo studio. Una frattura che, dopo le parole di Bernini, appare ancora più difficile da ricomporre.
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