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27 Ottobre 2025 - 11:41
Parco del Gran Paradiso: nuovo avvistamento nel versante valdostano
C’è di nuovo una lince nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, e la notizia ha il sapore di una piccola rivoluzione naturalistica. Dopo gli avvistamenti di ottobre 2023 e maggio 2024, una fototrappola del Corpo di Sorveglianza del Parco ha immortalato nei giorni scorsi un esemplare di questo rarissimo predatore nel versante valdostano, confermando la sua presenza in una delle aree più selvagge delle Alpi occidentali.
L’immagine, nitida e preziosa, documenta ancora una volta il ritorno della lince sulle montagne italiane, un evento che fino a pochi anni fa sembrava impossibile. Estinta all’inizio del Novecento a causa della caccia e della distruzione dell’habitat, la lince sta lentamente riconquistando le Alpi muovendosi dalle popolazioni transalpine, provenienti soprattutto dalla Svizzera e dal Liechtenstein, dove progetti di reintroduzione hanno avuto successo.
Il Parco del Gran Paradiso, con i suoi valichi di alta quota e le vaste foreste alpine, rappresenta un ambiente ideale per il passaggio e l’insediamento di questo felino solitario, agile e silenzioso. Tuttavia, la sua presenza resta sporadica e difficilissima da documentare, sia per la vastità del territorio sia per l’estrema elusività dell’animale.

Le fototrappole e il monitoraggio genetico sono strumenti essenziali per seguirne le tracce. Gli esperti del Parco stanno analizzando le immagini e raccogliendo campioni biologici per verificare se si tratti dello stesso esemplare già osservato negli anni scorsi o di un nuovo individuo. L’obiettivo è capire se nelle Alpi occidentali si stia delineando una presenza stabile, o se il passaggio della lince resti ancora episodico, legato a movimenti di dispersione.
Proprio per non compromettere le attività di ricerca e garantire la tranquillità dell’animale, l’Ente Parco ha deciso — come già in passato — di non rendere pubblico il luogo esatto dell’avvistamento. Una scelta dettata non solo da ragioni scientifiche, ma anche dalla volontà di evitare curiosi e fotografi che potrebbero disturbare la fauna.
Il ritorno della lince assume un valore simbolico che va oltre il singolo evento. È il segnale di una natura alpina che tenta di ricomporsi, di un equilibrio ecologico che, lentamente, si riassesta dopo decenni di assenza dei grandi predatori. Dopo la ricomparsa del lupo e dell’orso bruno in alcune aree delle Alpi, la presenza della lince completa idealmente il quadro della fauna originaria che un tempo abitava questi territori.
La lince eurasiatica (Lynx lynx) è il più grande felino europeo, riconoscibile per le orecchie appuntite con ciuffi neri, il manto maculato e la coda corta. Predilige ambienti boscosi e isolati, dove può cacciare in silenzio camosci, caprioli e lepri. Proprio la sua abitudine a muoversi su territori molto ampi — fino a centinaia di chilometri quadrati — spiega quanto sia raro poterla osservare direttamente.
Gli esperti del Parco sottolineano che la presenza della lince è un indicatore di salute dell’ecosistema: la sua sopravvivenza dipende dall’integrità delle foreste, dall’abbondanza di prede e dall’assenza di disturbi umani. «Ogni avvistamento — spiegano dal Parco — rappresenta un successo collettivo, frutto di anni di tutela, ricerca e convivenza con la fauna selvatica».
Per ora, il misterioso felino resta una presenza fugace e affascinante, più sentita che vista. Ma ogni nuova immagine, ogni traccia sulle nevi del Gran Paradiso, racconta una storia di ritorno e di speranza. La montagna, dopo un secolo di silenzio, torna a parlare la lingua dei suoi antichi abitanti.
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