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Le nutrie nella vasca di Piazza Vittorio: scoppia la polemica. Ecco il video e le foto

La vasca simbolo della riqualificazione si trasforma in rifugio per roditori. L’opposizione ironizza: «Un piccolo zoo urbano non richiesto e non gestito»

Le nutrie nella vasca di Piazza Vittorio: scoppia la polemica. Ecco il video e le foto

Le nutrie nella vasca di Piazza Vittorio: scoppia la polemica. Ecco il video e le foto

A Borgaro Torinese c’è un nuovo simbolo della visione ecologica dell’amministrazione: la vasca di Piazza Vittorio Veneto.

Dove un tempo si sognava un elegante giardino acquatico, oggi nuotano — letteralmente — le nutrie. E non è una metafora: gli animali sono stati visti, fotografati e filmati, mentre si aggirano indisturbati tra piante galleggianti e acqua stagnante.
Il gruppo di opposizione Uniti per Cambiare lo racconta in un comunicato che suona come una beffa: «Un piccolo zoo urbano non richiesto e non gestito».

Quella che doveva essere una fontana ornamentale, costruita con fondi pubblici e ambizioni estetiche, si è trasformata nell’ennesimo paradosso cittadino: un progetto presentato come “riqualificazione urbana” che, col tempo, è diventato un monumento all’improvvisazione amministrativa.

La scena è surreale: tra le ninfee e le alghe, spuntano i musi umidi delle nutrie, i nuovi inquilini della vasca. Gli stessi che, un tempo, animavano le rogge della campagna e che oggi si godono il centro cittadino come fosse casa loro. «Dove c’era l’acqua stagnante, ora c’è vita… pelosa», ironizzano dall’opposizione. Ma l’ironia è solo un modo per dire che il problema è serio: un’opera costata migliaia di euro e più volte al centro di interrogazioni consiliari è diventata, di fatto, una trappola ecologica e sanitaria.

Perché non è la prima volta che la vasca finisce nel mirino. Fin dalla sua inaugurazione, la storia è stata un catalogo di imprevisti e polemiche. Prima, l’acqua stagnante e le zanzare tigre, poi la vegetazione in decomposizione, poi ancora incidenti e cadute, infine la trovata del “giardino acquatico” con piante galleggianti costate 5.000 euro.
Un esperimento che, nelle intenzioni della giunta, doveva “favorire la biodiversità e migliorare la qualità dell’acqua”. In pratica, un’operazione di cosmetica ambientale che si è presto tradotta in un disastro annunciato. Le piante sono appassite, l’acqua si è sporcata di nuovo e il livello idrico è calato al punto da lasciare i cassonetti “a secco”.

L’opposizione, già mesi fa, aveva chiesto conto delle analisi chimiche dell’acqua, delle perizie tecniche, del piano di manutenzione. Risposte evasive, rassicurazioni di rito e nessun cambiamento. E così, passo dopo passo, la vasca di Piazza Vittorio è diventata il simbolo plastico di un’amministrazione che confonde estetica e gestione, annunci e risultati.

E adesso arrivano le nutrie, le protagoniste inaspettate di un’epopea cittadina che non smette di fornire materiale ai cronisti.
«Era prevedibile, era evitabile, ma è stato ignorato», scrivono da Uniti per Cambiare di Elisa Cibrario Romanin. «Non ci voleva uno scienziato per capire che, lasciando acqua stagnante in pieno centro, prima o poi sarebbero arrivate anche loro».

Il sarcasmo è tagliente, ma il messaggio è chiaro: non è solo una questione di animali, è una questione di metodo, di priorità, di responsabilità.
Mentre altrove si progettano spazi pubblici accessibili, sicuri e sostenibili, Borgaro si ritrova con un laghetto che si trasforma, stagione dopo stagione, in qualcosa di diverso: prima zanzaraio, poi vasca ornamentale, poi esperimento ecologico, ora parco faunistico improvvisato.

Non manca, nel comunicato, la stoccata all’assessore ai Lavori Pubblici Fabrizio Chiancone, già protagonista delle difese più imbarazzate sul tema: «Questa vasca non è ciò che volevamo», aveva ammesso mesi fa. Oggi, l’ammissione suona quasi profetica.
La realtà è che l’opera non è mai stata pienamente gestita. Mantenere pulita l’acqua, garantire la sicurezza dei bordi, controllare la flora e la fauna: tutto lasciato al caso, o peggio, al tempo.
Il risultato è quello che si vede: un ecosistema autonomo e incontrollato, dove la natura si riprende il suo spazio ma a spese della cittadinanza.

L'immagine della nutria nell'acqua oggi

E dire che, solo poche settimane fa, sulla pagina ufficiale del Comune si celebrava la comparsa dei gerridi, piccoli insetti d’acqua descritti come “preziosi indicatori di acque pulite”.
Un post che sembrava scritto da un poeta più che da un amministratore, concluso con una frase simbolica: «Il nostro giardino acquatico è in continua evoluzione».
E infatti si è evoluto: dai gerridi alle nutrie, con tanto di baffi, coda e denti.
L’opposizione commenta con un’ultima, velenosa battuta: «Magari il Comune potrà pensare a un cartello: Benvenuti al Parco Faunistico. E le transenne? Serviranno per la sicurezza o per far pagare il biglietto?».

Dietro la satira, però, resta una fotografia impietosa. Un’opera pubblica nata male, gestita peggio e oggi abbandonata al ridicolo.
La vasca doveva essere un “elemento di pregio”, un segno di modernità urbana, un tocco estetico nel cuore della città. È diventata un concentrato di errori progettuali, mancanza di manutenzione e sottovalutazione dei rischi ambientali.
L’acqua stagnante, invece di ospitare ninfee e biodiversità, è diventata un habitat perfetto per zanzare e roditori. I bordi scivolosi, più volte segnalati, hanno già causato cadute e incidenti. Le piante ornamentali sono state sostituite da erbacce.

E intanto la piazza, invece di essere uno spazio di incontro e vivibilità, è tornata a essere oggetto di discussione e sarcasmo.
Un simbolo di come la retorica del “verde urbano” possa trasformarsi in boomerang quando manca la manutenzione, la competenza e il controllo.
Perché la sostenibilità non si misura a colpi di delibere o slogan ecologisti, ma nella capacità di gestire — giorno dopo giorno — ciò che si costruisce.

A Borgaro, questa lezione non è stata ancora imparata.
E così, mentre le nutrie si godono indisturbate il loro nuovo habitat urbano, i cittadini si chiedono quanto ancora dovranno convivere con l’ennesimo progetto sbagliato.
Non un “giardino acquatico”, ma un specchio d’acqua che riflette il fallimento di una politica locale troppo impegnata a difendersi per accorgersi di affogare nei propri errori.

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