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“La bellezza non è solo estetica, ma etica”: Mazzè premia chi fa la differenza

Un evento tra emozioni e applausi che celebra chi usa il talento per migliorare la società

“La bellezza non è solo estetica

“La bellezza non è solo estetica, ma etica”: Mazzè premia chi fa la differenza

È stata una giornata di emozioni autentiche e di profonda umanità quella vissuta a Mazzè, dove l’11 ottobre lo Spazio Culturale Actis ha ospitato la nuova edizione del Premio Orizzonti, ideato e curato da Salvo Nugnes, giornalista, scrittore e curatore d’arte. Un evento che non celebra soltanto il talento, ma soprattutto i valori di solidarietà, responsabilità sociale e impegno civile, trasformando ogni premio in un gesto di riconoscenza verso chi costruisce ponti, non muri.

Abbiamo incontrato Salvo Nugnes, anima del progetto, per capire lo spirito di questa iniziativa e la filosofia che da anni la guida.

Come nasce il Premio Orizzonti e qual è la sua filosofia?
«Il Premio Orizzonti nasce dal desiderio di riconoscere l’impegno umano che spesso resta invisibile dietro i percorsi professionali. “Orizzonti” richiama apertura, futuro, visione. L’obiettivo è guardare oltre il successo personale per valorizzare chi, attraverso l’arte, la cultura o il proprio lavoro, contribuisce al bene comune. È un premio che parla di persone, non di carriere. Di valori, non solo di risultati».

L’ultima edizione, svoltasi a Mazzè, ha avuto un grande successo di pubblico. Che atmosfera si respirava?
«È stata un’edizione straordinaria. Ho percepito un calore raro, un sentimento di condivisione sincera. Il pubblico è arrivato con largo anticipo, segno dell’attesa e dell’interesse. In sala c’erano tanti sindaci, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni, ma soprattutto cittadini comuni, partecipi e curiosi. È stato un pomeriggio di dialogo e umanità, dove ogni premiato ha donato un frammento della propria esperienza, trasformando l’evento in una riflessione collettiva sul valore della solidarietà».

Tra i premiati, nomi molto diversi: Johnson Righeira, Tony Cuomo, Alviero Martini, Francesco Panasci, Fabrizio Caramagna e l’associazione Ancora. Come sono stati scelti?
«La varietà è la forza del Premio. Non cerchiamo una categoria, ma un atteggiamento. Johnson Righeira rappresenta la capacità di reinventarsi e di portare leggerezza nella musica, anche dopo anni di carriera. Tony Cuomo, con il suo ristorante L’Aquila Nera di Ivrea, è un esempio di come la cucina possa diventare strumento di cultura e solidarietà, sostenendo progetti sociali sul territorio.
Alviero Martini è sinonimo di creatività ed eleganza etica, ma soprattutto di generosità concreta. Francesco Panasci, giornalista e regista, da anni promuove una comunicazione libera e responsabile, capace di dare voce ai temi civili e culturali.
Fabrizio Caramagna ci ricorda che la parola può essere cura, che la poesia e gli aforismi possono unire e far riflettere. Infine, l’associazione Ancora, guidata da Anna Beato, incarna la solidarietà quotidiana verso i più fragili: è la vera anima del nostro premio».

Cosa lega figure così diverse sotto lo stesso riconoscimento?
«L’idea che la bellezza non sia solo estetica, ma anche etica. Ognuno dei premiati trasmette un messaggio di umanità attraverso il proprio linguaggio: che sia una canzone, una pietanza, un gesto d’aiuto o una parola scritta. Il Premio Orizzonti unisce mondi diversi per mostrare che l’impegno civile può attraversare ogni campo, dall’arte alla moda, dal giornalismo alla solidarietà».

Qual è il messaggio che desidera trasmettere, soprattutto ai giovani?
«Che la cultura e la solidarietà non sono dimensioni separate. Essere artisti, giornalisti o imprenditori significa anche assumersi una responsabilità verso la società. Il talento ha valore solo se viene messo al servizio degli altri. Vorrei che i giovani capissero che la vera realizzazione non è apparire, ma incidere, lasciare un segno positivo. La bellezza autentica è quella che fa bene».

Guardando al futuro, quali orizzonti si aprono per il premio?
«Vogliamo crescere, portare il Premio in altre città, coinvolgere nuove realtà sociali e culturali. Il sogno è costruire una rete di persone e istituzioni che credano nella bellezza come forma di impegno civile. L’arte, se è viva, deve essere solidale. Il futuro del Premio Orizzonti è quello di diventare una piattaforma permanente di dialogo tra cultura e responsabilità sociale».

Cosa le ha lasciato personalmente questa edizione di Mazzè?
«La conferma che esiste ancora un grande bisogno di umanità. Ho visto negli occhi dei premiati e del pubblico lo stesso desiderio di partecipazione, di empatia, di costruire insieme un mondo più giusto. È stato un pomeriggio intenso, dove l’arte e la bontà d’animo si sono fuse per dare voce a chi lavora nel silenzio, lontano dai riflettori, ma con una luce autentica. Questo, per me, è l’orizzonte che continueremo a inseguire».

La serata si è conclusa con un momento conviviale e commosso, tra applausi e abbracci, come in una grande famiglia riunita per celebrare la forza della gentilezza. E Mazzè, per un giorno, è diventata il simbolo di un’Italia che non smette di credere nel potere della cultura e della solidarietà.

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