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Antenna 5G: se ci sei batti un colpo! A Mazzè, dopo due anni, si attende ancora

Dopo due anni di discussioni e proteste, il ripetitore installato a Tonengo non è ancora operativo. Il sindaco annuncia controlli ambientali e rassicura sui rischi per la salute

Antenna 5G

Antenna 5G: se ci sei batti un colpo! A Mazzè, dopo due anni, si attende ancora

A Mazzè l’antenna 5G che tanto ha fatto discutere non è ancora entrata in funzione. Due anni dopo la richiesta di installazione da parte della società Inwit, il grande palo per le telecomunicazioni alto 25 metri — posizionato nei pressi del cimitero della frazione Tonengo, su un terreno comunale — resta fermo. A chiarirlo è stato il sindaco Marco Formia durante l’ultima seduta del consiglio comunale, rispondendo a un’interrogazione dei consiglieri di minoranza.

L’opera, costata tensioni e raccolte firme, è diventata simbolo di un conflitto ormai tipico dei piccoli centri: quello tra la necessità di digitalizzazione e la paura dei rischi sanitari legati alle nuove tecnologie. I timori dei cittadini, alimentati da mesi di dibattito, si sono concentrati su due aspetti: la vicinanza dell’impianto al nuovo plesso scolastico unificato e la possibile perdita di valore delle abitazioni circostanti.

A gettare nuova benzina sul fuoco, nei giorni scorsi, era stato il sospetto che l’antenna fosse già stata attivata in modo discreto. A sollevare il dubbio è stata la lista civica “Squadra Canavese, Mazzè futura”, che ha presentato un’interrogazione per chiedere spiegazioni e aggiornamenti sui monitoraggi elettromagnetici annunciati dal Comune.

Il primo cittadino ha chiarito che la struttura non è ancora operativa e che, per ora, sono stati effettuati solo test tecnici temporanei di alimentazione. I controlli sulle emissioni verranno attivati solo quando il ripetitore entrerà effettivamente in funzione, e i risultati — assicurano dagli uffici comunali — saranno resi pubblici. Il monitoraggio, finanziato attraverso i proventi dell’affitto del terreno su cui sorge l’impianto, sarà curato da tecnici specializzati e avverrà in modo costante, per garantire trasparenza e sicurezza.

Il caso nasce nel 2023, quando la Inwit — società che gestisce infrastrutture per la telefonia mobile su scala nazionale — ha ottenuto regolare autorizzazione a installare un’antenna 5G sul territorio di Mazzè. Il progetto rientra nel piano nazionale di potenziamento della rete digitale, che mira a coprire le cosiddette “zone bianche”, cioè aree prive di segnale stabile. Il Comune di Mazzè rientra proprio in questa categoria: un territorio con copertura scarsa, soprattutto nella frazione Casale, dove la connessione è debole e discontinua.

Il sindaco Formia ha ricordato che, pur comprendendo le preoccupazioni della cittadinanza, l’amministrazione dispone di margini di manovra limitati. La richiesta di Inwit rispettava tutti i parametri urbanistici e ambientali previsti dal regolamento comunale approvato in giunta, redatto con la consulenza dell’esperto Stefano Roletti. Questo documento disciplina l’insediamento degli impianti radioelettrici e definisce le distanze minime da abitazioni e luoghi sensibili.

In realtà, la stessa giunta aveva scelto di individuare un terreno comunale proprio per evitare che la società si rivolgesse a un privato, scelta che avrebbe potuto rendere più complesso il controllo pubblico sull’installazione. Oltre a garantire una maggiore distanza dalle case, la decisione consente all’amministrazione di incassare un canone annuo di circa 10mila euro, risorse destinate anche alle attività di monitoraggio ambientale.

La questione sanitaria resta però al centro del dibattito. Prima dell’autorizzazione, il Comune aveva chiesto un parere tecnico all’ASL competente, che ha evidenziato l’assenza di prove scientifiche documentate su rischi specifici derivanti dalle antenne 5G. Nonostante ciò, la diffidenza non si è spenta. Il comitato “Cittadini in movimento”, nato per contrastare l’installazione, continua a esprimere preoccupazioni e chiede maggior chiarezza sulle soglie di emissione elettromagnetica.

Nel frattempo, il 5G resta spento. L’attivazione del ripetitore è prevista entro la fine dell’anno, salvo ulteriori verifiche. L’antenna di Tonengo sostituirà progressivamente le due installazioni più datate presenti nell’area degli impianti sportivi, che verranno smantellate una volta completata la transizione.

La tensione, tuttavia, rimane alta. L’opinione pubblica si divide tra chi vede nel 5G un passo necessario per lo sviluppo tecnologico e chi lo percepisce come una minaccia per la salute e per il paesaggio. È la stessa frattura che attraversa da anni il dibattito nazionale, dove la paura dell’invisibile — le onde elettromagnetiche — si scontra con la fiducia nella scienza e nella modernità.

A Mazzè, come in molti comuni del Canavese, il confronto non è solo tecnico ma anche simbolico. Da un lato c’è la volontà di restare al passo con il futuro, garantendo ai cittadini connettività e servizi digitali. Dall’altro, c’è il timore che la modernità arrivi troppo in fretta, imponendo scelte poco condivise.

L’amministrazione si muove tra questi due poli, cercando di mantenere equilibrio. Per ora, l’antenna resta muta. Ma la discussione continua, perché ogni palo, ogni segnale e ogni tecnologia, in un piccolo paese, non sono mai solo infrastrutture: sono scelte di identità collettiva, che dicono molto su come una comunità guarda al proprio futuro.

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