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Torino si schiera con Sigfrido Ranucci: in piazza San Carlo compare uno striscione con la scritta “Report”

Dopo l’attentato contro il giornalista Rai, il gesto diventa un simbolo della difesa della libertà di stampa

Torino si schiera con Sigfrido Ranucci: in piazza San Carlo compare uno striscione con la scritta “Report”

Torino si schiera con Sigfrido Ranucci: in piazza San Carlo compare uno striscione con la scritta “Report”

Uno striscione bianco con una scritta rossa, semplice e potente: “Report”. È comparso sul balcone di un palazzo affacciato su piazza San Carlo, a Torino, tra via Roma e via Santa Teresa. Nessuna firma, nessun proclama. Solo un nome, quello della storica trasmissione Rai di inchiesta, diventato negli ultimi giorni il simbolo della libertà di stampa sotto attacco. Il gesto arriva a pochi giorni dall’attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci, la cui auto — insieme a quella della figlia — è esplosa davanti casa nella notte tra sabato e domenica, in una frazione di Pomezia.

Da allora, in tutta Italia, si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà verso il conduttore di Report e la sua redazione. A Torino, città che ha sempre avuto un rapporto profondo con la cultura dell’informazione e del giornalismo d’inchiesta, lo striscione è diventato un segno civile di vicinanza e di resistenza. Un modo per dire che la libertà di raccontare non può essere intimidita da chi tenta di ridurla al silenzio.

L’attacco di Pomezia è avvenuto nella tarda serata di sabato. Sotto l’auto di Ranucci, parcheggiata davanti alla sua abitazione di Campo Ascolano, è stato piazzato un ordigno artigianale. L’esplosione ha distrutto la vettura, danneggiato quella della figlia e ferito il silenzio della notte con una deflagrazione che — secondo la redazione di Report — “avrebbe potuto uccidere chiunque si trovasse a passare in quel momento”. La potenza della bomba ha fatto tremare le finestre delle case vicine. Ranucci, che si trova sotto scorta dal 2014 per le minacce ricevute da ambienti mafiosi, ha dichiarato che pochi minuti prima dell’esplosione la figlia era passata davanti alla macchina: “Potevano ammazzarla”.

La Procura antimafia di Roma indaga per danneggiamento aggravato dal metodo mafioso, mentre i carabinieri del Ris stanno cercando di ricostruire la natura dell’esplosivo e verificare eventuali collegamenti con le inchieste del programma Rai. “Potrebbe non essere una coincidenza”, ha ammesso Ranucci, ricordando che pochi giorni prima aveva anticipato i temi delle nuove puntate di Report.

In questo clima, il lenzuolo con la scritta “Report” appeso nel centro di Torino ha assunto un significato preciso. Non solo un messaggio di affetto, ma un atto politico. La foto ha fatto il giro dei social in poche ore, accompagnata da migliaia di messaggi di solidarietà e da un sentimento diffuso di indignazione. Dallo stesso balcone, in passato, erano già comparsi altri striscioni di sostegno civile — uno dedicato al presidente Sergio Mattarella, un altro di protesta calcistica — ma questa volta la reazione della città è stata diversa: più spontanea, più emotiva, più consapevole.

Perché colpire un giornalista come Ranucci significa colpire il diritto collettivo dei cittadini a conoscere. È un attacco non solo a una persona, ma a un principio democratico. Indipendentemente dalla matrice dell’attentato, ancora da chiarire, il gesto rappresenta una minaccia alla libertà di informazione, quella che garantisce il controllo del potere e la trasparenza pubblica.

Torino ha scelto di rispondere con il linguaggio più sobrio e civile possibile: un lenzuolo e una parola. Nessun clamore, solo la forza del silenzio. È la stessa Torino che ha conosciuto le redazioni, le tipografie, i caffè dei giornalisti, le storie di chi ha sempre creduto che informare significhi rendere un servizio alla collettività.

Il drappo bianco e rosso di piazza San Carlo oggi parla a tutto il Paese. Ricorda che la democrazia vive di domande, e che ogni tentativo di zittire chi le pone deve essere contrastato non con la paura, ma con la partecipazione. È una risposta che non urla, ma resiste.

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