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13 Ottobre 2025 - 14:34
Strage silenziosa nei pulcini maschi, l’appello a Strasburgo: “L’Europa fermi questa crudeltà” (immagine di repertorio)
Ogni secondo, in Europa, dieci pulcini maschi vengono uccisi. È una strage silenziosa, quasi invisibile, ma sistematica: 330 milioni di animali soppressi ogni anno entro le prime 24 ore di vita, perché considerati “inutili” dall’industria delle uova. A denunciare con forza questa pratica è stato Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia, intervenuto a Strasburgo durante il meeting dell’Animal Welfare Intergroup del Parlamento europeo.
Nel suo intervento, Cupi ha lanciato un appello diretto all’Unione europea, chiedendo che vengano rispettati i principi sanciti dai trattati, che riconoscono gli animali come esseri senzienti e impongono alle politiche pubbliche di tener conto del loro benessere. «L’uccisione dei pulcini maschi di appena un giorno non è un dettaglio tecnico, ma un fallimento etico della società e, cosa fondamentale, un fallimento evitabile», ha dichiarato. «Abbiamo già le conoscenze, gli strumenti e il mandato pubblico per fermare tutto questo. Due anni fa, dopo una mobilitazione nazionale e seguendo l’esempio di Germania, Francia e Austria, l’Italia ha scelto una strada diversa: non trattare più i pulcini maschi di un giorno come rifiuti. Non è stata fortuna, ma la scelta consapevole dei cittadini che ha incontrato una tecnologia praticabile. Ora abbiamo una grande opportunità per stabilire uno standard europeo comune a tutti gli Stati membri».
L'Europarlamento a Strasburgo
Durante il confronto a Strasburgo, accanto al rappresentante di Animal Equality, sono intervenuti anche Simão Monteiro Belo dos Santos e Matthias Corion, ricercatori dell’università KU Leuven, che hanno illustrato i progressi scientifici legati al sessaggio in ovo: una tecnologia in grado di identificare il sesso dell’embrione prima della schiusa, evitando così la nascita dei pulcini maschi destinati alla soppressione. Silvin Faulstich, del Respeggt Group, ha invece spiegato come questa innovazione sia già in fase di applicazione commerciale in diversi Paesi europei.
Secondo Cupi, il sessaggio in ovo rappresenta la chiave per superare una pratica ormai anacronistica: una soluzione già accettata dai consumatori e sostenuta dai dati dell’Eurobarometro, che mostrano come la maggioranza dei cittadini europei sia disposta a pagare un piccolo sovrapprezzo pur di acquistare uova prodotte senza l’abbattimento dei pulcini maschi. A marzo 2024, circa il 20% degli allevamenti avicoli europei aveva già adottato questa tecnologia.
Il direttore di Animal Equality ha sottolineato che, sebbene alcuni Stati abbiano già compiuto passi avanti, la situazione resta disomogenea. La Germania, nel gennaio 2022, ha introdotto un divieto nazionale alla soppressione dei pulcini, accompagnato da incentivi per la ricerca e lo sviluppo di alternative. Tuttavia, circa la metà delle galline ovaiole tedesche proviene ancora da Paesi europei in cui questa pratica è consentita. La Francia, dal dicembre 2022, ha seguito la stessa strada, così come l’Austria, modificando la propria legge sul benessere animale.
In Italia, dove ogni anno vengono uccisi circa 35 milioni di pulcini maschi appena nati, una legge approvata nel dicembre 2021 stabilisce che la pratica dovrà cessare entro il 31 dicembre 2026. Mancano però i decreti attuativi, indispensabili per dare piena efficacia alla norma.
Cupi ha parlato senza mezzi termini della “situazione frammentata” che regna oggi in Europa. «Alcuni Stati membri vietano l’abbattimento selettivo dei pulcini maschi, altri no. Ciò comporta rischi di dumping sociale, concorrenza sleale e incertezza per incubatoi e rivenditori che operano a livello transfrontaliero, ma anche confusione per i cittadini, che si aspettano norme uniformi in tutto il mercato unico», ha osservato. «L’Unione europea, però, può porre fine a tutto questo, fermando una pratica che appartiene al passato e stabilendo uno standard europeo chiaro: nessun animale nasce solo per essere distrutto».
L’intervento di Animal Equality ha così acceso i riflettori su una delle questioni più controverse dell’allevamento intensivo europeo, riportando al centro del dibattito politico la coerenza tra i valori proclamati e le pratiche tollerate. La richiesta è chiara: un divieto comunitario che impedisca agli Stati di continuare a uccidere milioni di animali solo perché non “redditizi”.
Se l’Europa intende davvero rispettare i propri trattati, sostengono gli attivisti, non può più chiudere gli occhi su una strage che si consuma ogni giorno, nel silenzio dei capannoni industriali, al ritmo di dieci vite al secondo.
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