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Dall’infarto alla sagra del paese: la rinascita di Vanni, l’autista sopravvissuto a quattro arresti cardiaci

Dopo mesi di ricoveri e interventi complessi, il 58enne vercellese torna al lavoro e alla vita. I medici: “Un miracolo di prontezza, competenza e umanità”

Dall’infarto alla sagra del paese: la rinascita di Vanni, l’autista sopravvissuto a quattro arresti cardiaci

Dall’infarto alla sagra del paese: la rinascita di Vanni, l’autista sopravvissuto a quattro arresti cardiaci

Tre mesi e mezzo fa era a un passo dalla morte. Oggi, con un sorriso che sa di vittoria, racconta di essere tornato al suo posto di lavoro e, soprattutto, di aver partecipato alla sagra del suo paese, “anche solo per dare una mano alla cassa”. La storia di Giovanni – per tutti Vanni – 58 anni, autista storico dell’ASL di Vercelli, è una di quelle che restituiscono fiducia nella medicina, ma anche nella forza umana di chi non si arrende.

A metà maggio, dopo una giornata trascorsa in moto, Vanni comincia a sentirsi male: dolori allo stomaco, pallore, spossatezza crescente. Pochi minuti dopo, la corsa al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli. La diagnosi è terribile: infarto esteso, con necessità di un intervento urgente in sala operatoria. Al rientro in Terapia intensiva cardiologica, il primo arresto cardiaco.

Sembra l’inizio di una lunga discesa, ma è l’avvio di una rinascita. Dopo qualche giorno di ricovero, Vanni viene trasferito nel reparto di Cardiologia, ma nella quinta notte la situazione precipita. «Ho avuto altri tre arresti cardiaci in un’ora – racconta –. Dopo il secondo, appena mi ero ripreso dalla scarica del defibrillatore, ho visto una luce bianca che invadeva tutta la stanza. Ricordo il volto dell’infermiera che mi praticava il massaggio cardiaco per un’ora intera. È lei che mi ha riportato indietro».

Ospedale di Vercelli

In quel momento, la prontezza dei sanitari fa la differenza. «La sua fortuna – spiega il dottor Francesco Rametta, direttore della Cardiologia del Sant’Andrea – è stata trovarsi già nel reparto. Abbiamo potuto intervenire subito e con la massima efficacia. Dopo l’infarto e gli arresti cardiaci, il cuore era fortemente compromesso. Abbiamo riaperto le coronarie e successivamente impiantato un defibrillatore automatico, capace di intervenire in caso di nuovi episodi».

Il percorso è lungo e difficile, ma Vanni reagisce con forza e con quella tenacia che l’ha sempre contraddistinto nel lavoro. Da quasi quarant’anni è parte dell’ASL VC, dove ha cominciato “in lavanderia” per poi passare al trasporto dei dializzati e infine al servizio autisti. «Conoscevo il personale della Cardiologia solo per motivi di lavoro – racconta – ma dopo questa esperienza con molti di loro si è creato un legame umano profondo. Quando mi vedono in mensa controllano cosa mangio e mi dicono: “Bravo Vanni, l’insalata va bene, continua così”».

Dopo mesi di riabilitazione e controlli, a inizio settembre Vanni è tornato al lavoro. E poco dopo, alla sagra del paese: «Non potevo mancare. Ovviamente niente lavori pesanti, mi hanno messo alla cassa. Ma essere lì, dopo tutto quello che è successo, è stata la mia vittoria più grande».

Per la Cardiologia del Sant’Andrea, il suo caso è motivo di orgoglio ma anche di consapevolezza. «Ogni minuto è stato decisivo – aggiunge Rametta –. La tempestività del soccorso e la sinergia tra medici, infermieri e tecnici sono ciò che ha fatto la differenza. E ricordo a tutti che in presenza di dolori toracici o sintomi sospetti, la cosa più importante è chiamare subito il 112».

A sottolineare il valore della vicenda è anche il direttore generale dell’ASL VC, Marco Ricci, che parla di un esempio concreto del legame tra professionalità e umanità: «La storia di Vanni dimostra quanto sia importante il lavoro di squadra e il rapporto di fiducia tra operatori sanitari e pazienti. È un successo che appartiene a tutta la nostra comunità sanitaria».

Parole di elogio arrivano anche dall’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, che rivendica l’efficacia e la qualità della sanità piemontese: «Ancora una volta abbiamo la prova della competenza e della tempestività delle nostre strutture. La storia di Vanni ci ricorda quanto valga il nostro sistema sanitario pubblico e quanto sia essenziale continuare a investire nella salute dei cittadini».

Dietro il linguaggio tecnico e i numeri c’è però un uomo che ha visto la morte in faccia e l’ha sconfitta. Un uomo che oggi sorride, torna al lavoro, e trova la forza di scherzare con i colleghi. «Mi sento fortunato. Forse doveva andare così. Ora so che la vita è davvero una cosa preziosa».

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