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Il Canavesano imbruttito

Un popolo di carta: l'Italia tra retorica, ipocrisia e il silenzio su Gaza

Dal mito del "popolo di poeti" al declino istituzionale: retorica fascista, sprechi per il riarmo, informazione complice e silenzi di fronte alla tragedia di Gaza

Un popolo di carta: l'Italia tra retorica, ipocrisia e il silenzio su Gaza

Giorgia Meloni

L’abbiamo sentita citata, anche abusata un po’ da tutti, l’abbiamo letta su diversi libri e articoli, magari un po’ mutilata alla bisogna, magari decurtata di qualche categoria, forse per renderla meno retorica o roboante, ma l’iscrizione “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”,  scolpita sulle quattro facciate del “Palazzo della Civiltà”, sito a Roma in quel dell’EUR, già mancante della parola “colonizzatori”, invece presente nel discorso originale tenuto da Benito Mussolini il 02 ottobre 1935, rappresenta al meglio ciò che non siamo e che, molto probabilmente, non siamo mai stati. I “nostri” grandi artisti, pensatori, poeti e scienziati, così come i nostri eroi, i nostri santi ed anche i nostri navigatori, in verità, sono stati fagocitati da questa Italia, l’Italia delle tessere, delle conoscenze, delle raccomandazioni e dei plagi; l’Italia della politica romanocentrica, che all’occorrenza ha fatto fiorire, scegliendoli attentamente fra i personaggi più insignificanti, o producendoli in prima persona, eliminando uomini di valore, un po’ qua e un po’ là, “eroi”, “scienziati”, “poeti”, “artisti” e chi più ne ha più ne metta; l’Italia che ha fatto sua una storia che sua non è, perché questa Italia, che ha sin qui sputtanato oltre 130 milioni di euro al giorno in aiuti all’Ucraina nazista, che si mostra cieca e sorda di fronte al genocidio del popolo palestinese per il quale non andrà mai in onda nessuna “giornata del ricordo”, che ha costretto decine di milioni di persone a vaccinarsi contro il covid, pena disoccupazione, multe, espulsione dalla società e perdita di diritti, era ancora ben lontana dal divenire e certamente non era auspicata dai grandi “italiani” che italiani non erano.  

Il Duce, all’epoca convinto di aver a che fare, parole sue, con: “Un popolo geloso del suo onore e del suo avvenire”, aveva voluto ammonire, in occasione della guerra d’Etiopia, la “Società delle Nazioni”, a suo dire, rea di aver lasciato all’Italia solo le briciole dopo la vittoria comune ottenuta nella prima guerra mondiale. Mussolini era convinto di parlare a 20 milioni di italiani radunati in tutte le piazze d’Italia, era convinto di avere con sé un popolo di oltre 40 milioni di persone e non a caso chiuse il suo discorso: “Italia! Italia proletaria e fascista, Italia di Vittorio Veneto e della Rivoluzione!
In piedi!
Fa’ che il grido della tua fermissima incrollabile decisione riempia il cielo e giunga ai nostri soldati dell’Africa Orientale e sia di conforto loro che si accingono a combattere, sia di sprone agli amici e monito ai nemici.
E la parola Italia che va oltre i monti e oltre i mari in tutto il mondo, il grido dell’Italia di oggi è un grido di giustizia, grido di vittoria!”

Sappiamo com’é andata a finire, sappiamo che il fronte africano è poi stato, così come fu per la nostra alleata, la Germania nazista, anche il fronte greco, albanese e, ahimè, il disastroso e impenetrabile fronte russo. Sappiamo che già allora ed oggi in maniera molto più evidente, la nostra classe dirigente mancava di fantasia, di coraggio, di competenze, di onestà intellettuale e di visione del futuro. 

Oggi siamo ostaggio di un Governo e più in generale di una classe politica che rappresenta meno della metà degli italiani, abbiamo, cosa che era anche all’epoca del ventennio fascista, un’informazione che, nell’Italia europeista, atlantista e sionista di oggi, è fondata sulla censura e sull’umiliazione di chi osa criticare; un’informazione che scorta e giustifica le stragi di bambini palestinesi, cieca di fronte all’eliminazione mirata di oltre 300 giornalisti ad opera dei cecchini israeliani e unicamente intenta ad inventarsi una strategia al mattino e una tattica alla sera pur di far bottino di ascolti, cosa che non è mai stata neanche nella tanto vituperata Bulgaria comunista.

Abbiamo politici, ottimamente distribuiti al Governo e all’opposizione, “giornalisti” e “opinionisti”, capaci di smentire sé stessi, per opportunità o convenienza, nel giro di un’ora e anche meno. Nei posti di comando abbiamo gente orgogliosa di esibire pubblicamente scarsa conoscenza dei fatti e della storia, condottieri convinti di poterla riscrivere a proprio uso e consumo. Ducetti e Kapò che considerano studio e conoscenza un inutile fronzolo, privi di talento, capaci di rilasciare interviste, di fare discorsi e di apparire in televisione senza arrossire, tra gaffe, strafalcioni, promesse non mantenute e giravolte, innamorati di sé stessi, persi nella loro narrazione.

Appostati nei salotti televisivi di prima e seconda serata, conduttori, sedicenti professionisti dell’informazione, giullari di corte, che agitano lo spettro della minaccia russa per giustificare la folle corsa al riarmo, per evitare che la gente si domandi: “Ma come, per le armi e per l’Ucraina ci sono i miliardi e per gli ospedali, le pensioni, la scuola e per i nostri tanti terremotati ancora sistemati in fatiscenti abitazioni da campo, non c’è nulla?!”  Professionisti dell’informazione che giustificano l’azione dell’esercito ebraico, che non vedono, mentre milioni di persone, in Italia e nel mondo, chiedono l’arresto dei criminali di guerra israeliani, lo sterminio di civili, uccisi, massacrati mentre sono alla ricerca di cibo e di acqua, mentre dormono o mentre, terrorizzati, cercano rifugio dietro le macerie di ciò che è rimasto delle loro case. 

A Gaza non c’è una Guerra, non ci sono eserciti che si affrontano, a Gaza c’è uno sterminio mirato all’estinzione di un popolo e lo sterminio, se ne esistesse una misurazione per gradi, è il grado peggiore, il più alto grado dell’odio e della violenza.

La sig.ra Meloni, svanita nel nulla la Giorgia che orgogliosamente si dichiarava madre, donna e cristiana, non vede l’inferno di Gaza, è cieca di fronte al dolore delle mamme palestinesi che raccolgono i loro bambini uccisi e mutilati dagli assassini ebrei, ma molto attenta, invece, con i suoi due degni compari, Salvini e Tajani, a mettere all’indice i nostri connazionali, che in mare, insieme a tanta gente comune, hanno cercato di raggiungere la Palestina. Fra loro, a bordo di oltre 50 imbarcazioni, armati di solo cibo, medicinali e tanta umanità, impiegati, medici, religiosi, giornalisti, insegnanti, cooperanti e politici provenienti da 44 Paesi, non soli, ma insieme alle tantissime persone nel mondo, milioni nella sola Italia, che sono scese nelle piazze e nelle strade per manifestare contro l’orrore di un’olocausto che le istituzioni del “civile” e “democratico” Occidente hanno deciso di ignorare, chissà, forse in nome del “politicamente corretto”. 

Le nostre istituzioni, fedeli al nuovo “Vangelo”, l’Agenda 2030, hanno occhi solo per i “droni russi”, che ormai hanno oscurato e rinchiuso nel dimenticatoio le migliaia di avvistamenti di U.F.O. che sino all’era pre-pandemica ancora tenevano banco in tutto il mondo, sponda occidentale. Le nostre istituzioni, invece di mostrarsi degne di definirsi civili e democratiche, espellendo, come ha fatto la Colombia, il personale diplomatico israeliano dall’Italia, vomitano minacce e progettano come colpire gli italiani che non ci stanno ad essere etichettati come complici degli assassini israeliani. 

La sig.ra Meloni sta cancellando il futuro di decine di milioni di persone, sue connazionali, che perderanno il diritto alla pensione, alla sanità pubblica, allo studio e alla sicurezza, cose, che già si intravede, saranno soppresse dall’enorme debito che stiamo contraendo per non far mancare soldi e armi all’Ucraina e per rispondere ai diktat di “mamma” N.A.T.O. che ci vuole impegnati nella corsa al riarmo. 

La sig.ra Meloni, indaffarata nel dirottare l’attenzione del Paese verso il nulla; verso la lotta ai cambiamenti climatici; verso l’arrivo di nuove terribili pandemie e verso l’immancabile colpo di coda del covid, che a fine estate, immancabilmente, pare che torni a manifestarsi come un fantasma in un castello stregato, non ha tempo per dar retta al volere del suo popolo, così, messi da parte altri 12 miliardi per le spese militari, ecco che in tutta Italia si è dato il via ad un nuovo modo per continuare a dilapidare denaro pubblico: l’addestramento dei nostri piloti alla caccia al drone russo. 

Ma poi, stabilito che di poeti, eroi, santi, scienziati e pensatori non se ne vuole più perché ritenuti ingombranti e pericolosi per la nostra distopica “democrazia”, ora, che dei trasmigratori si è persa traccia e che, anche i naviganti sono messi alla berlina, additati come amici dei terroristi o, quando va bene, come insidiosi irresponsabili, non ci rimane davvero più nulla, nemmeno l’ultima delle illusioni. Certo, abbiamo un Ministro degli Esteri come Tajani, uno che più volte, pubblicamente, quasi a reti unificate, ha mostrato di non capirci nulla; uno che, nonostante la nostra gente sia stata fermata e arrestata dall'esercito di Tel Aviv, in violazione di tutti i trattati internazionali, nello spazio marino che si estende oltre il mare territoriale di Israele, pare più orientato a far finta di nulla o al massimo ad appartarsi per brindare con l’amico Salvini, ma credo che non sia molto e credo che siano veramente pochissimi gli italiani disposti a sacrificare presente e futuro per simili personaggi.

Così, mentre fra le nostre “civili” istituzioni si è persa ogni traccia di umanità, non potendo al momento incolpare del genocidio del popolo palestinese il cattivo per antonomasia, Vladimir Putin, si continua, come se nulla fosse, a parlare di guerra preventiva allo stesso modo di come si parla di calcio. Il pericolo, lo dicono tutti, è a est e così pare che a breve sarà necessario partire, ancora una volta, per il fronte russoRiarmo e guerra preventiva sono le parole d’ordine di tutti i governi del “libero” e “democratico” Occidente, non a caso, tutti, dagli Stati Uniti d’America all’Italia, dalla Francia alla Germania, dal Canada all’Australia, dall’Olanda al Belgio, dall’Austria alla Svezia, dalla Norvegia alla Finlandia con la sola Spagna che si è sfilata da tale compagnia in preda a manifesti conati di vomito, hanno appoggiato, finanziato e giustificatoIsraele nella sua “azione preventiva” contro i cattivi che non lo amano. “Azione preventiva” che pare, secondo le ultime esternazioni di Netanyahu, resasi necessaria a malincuore e che, casualmente, ha contemplato uccisioni, torture, rapimenti, arresti, massacri e bombardamenti. 

Mark Rutte

Mark Rutte

Guerra preventiva, auspicata da tutti i Paesi N.A.T.O. attraverso le continue provocazioni  e minacce indirizzate alla Russia dai suoi “brillanti” politici, che sembrano sicuri di poterla vedere attraverso megaschermo, comodamente seduti in poltrona. Fra questi spiccano l’olandese Mark Rutte, promosso Segretario Generale della N.A.T.O. dopo essere stato costretto a dimettersi dalla carica di Primo Ministro dei Paesi Bassi, invischiato, mani e piedi, nello scandalo relativo alla gestione dei sussidi familiari; la greca Eva Kaili, Vicepresidente del Parlamento Europeo, già sospesa dal suo gruppo politico, indagata per aver ricevuto tangenti dal Governo del Qatar; la tedesca Ursula Von der Lyen, Presidente della Commissione Europea, già indagata e condannata dalla Corte Distrettuale dell’U.E. per mancata trasparenza sui vaccini anti covid; Il Presidente francese Emmanuel Macron, più volte attenzionato dalla Magistratura per “favoritismo” e “finanziamenti illegali” alle sue campagne elettorali e con loro tanti altri, i britannici Boris Johnson costretto ad abbandonare la carica di Primo Ministro sommerso dagli scandali, Keir Starmer, premier dai piedi d’argilla, costretto a continui rimpasti di governo, circondato da Ministri che pare appartengano alla “Banda Bassotti” e che continuano a cadere sotto i colpi della Magistratura o, giusto per non farci mancare niente, i tanti avvisatori di droni e jet russi sparpagliati fra Polonia, Moldavia, Romania e Finlandia, tutta gente più adatta al ruolo di paziente in clinica psichiatrica che non a quella di Capo di Governo, ma gente capace di dar voce anche al Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, il Generale Carmine Masiello, che vorrebbe l’amore degli italiani per l’esercito, pronto a reclamare altre 45 mila unità in più rispetto a quelle previste dalle attuali normative, che precisa, parole sue: “Se si va in guerra, non  è l’esercito che combatte, è l’Italia”.

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