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Una scuola tra le nuvole: a Sauze d’Oulx i bambini tornano in classe

A Sauze d’Oulx inaugurato l’istituto voluto dal Pnrr: un simbolo di rinascita, ma in Piemonte mancano ancora insegnanti disposti a salire in quota

Una scuola tra le nuvole

Una scuola tra le nuvole: a Sauze d’Oulx i bambini tornano in classe

A 1500 metri d’altitudine, dove l’aria è più sottile e le stagioni dettano il ritmo della vita, una scuola nuova di zecca è diventata il segno tangibile di un diritto che non conosce altitudine: quello allo studio. A Sauze d’Oulx, in alta Val Susa, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha inaugurato un edificio che è insieme un luogo di apprendimento e un presidio di futuro. Quarantanove bambini – tra materna ed elementari – che fino a ieri facevano lezione negli spogliatoi del centro sportivo, hanno finalmente un’aula vera, luminosa, con finestre che guardano i monti e non pareti spoglie. Lì dove la vecchia scuola, dichiarata inagibile, era ormai un ricordo di legno e umidità.

Dietro questa rinascita ci sono 3 milioni e 700 mila euro di investimenti, arrivati grazie al Pnrr, alla Regione Piemonte e al Comune. Una cifra importante, certo, ma che gli amministratori locali considerano un investimento nella sopravvivenza della comunità. Perché in montagna, quando una scuola chiude, non è solo un edificio che si spegne: è un intero paese che rischia di perdere il respiro.

Eppure, anche in mezzo ai festeggiamenti e ai discorsi solenni, aleggia una verità amara: in Piemonte mancano gli insegnanti disposti a salire in quota. Non si tratta di vocazioni finite, ma di condizioni difficili. Trasferirsi in un piccolo centro alpino significa affrontare lunghi tragitti, costi di vita più alti, inverni rigidi e una quotidianità lontana dai servizi. Così, mentre si costruiscono scuole all’avanguardia, le cattedre restano spesso vuote o occupate da supplenti di passaggio.

Proprio per questo, l’inaugurazione di Sauze d’Oulx ha coinciso con l’annuncio della nuova legge sulla montagna, che introduce punteggi aggiuntivi e agevolazioni abitative per i docenti che scelgono di insegnare nei territori classificati come fragili. Un tentativo di invertire la rotta di uno spopolamento che, negli ultimi anni, ha svuotato intere vallate. Incentivi, sì, ma serviranno davvero a riportare stabilmente gli insegnanti in montagna?

L’Alta Val Susa, di cui fa parte Sauze d’Oulx, è un mosaico di undici piccoli plessi scolastici sparsi tra i comuni di confine. Realtà minute, ma fondamentali per mantenere viva la presenza umana in quota. Senza le scuole, spiegano i sindaci, anche le famiglie più resistenti finirebbero per scendere a valle, lasciando i paesi in mano ai turisti stagionali e alle seconde case. Ecco perché la scuola non è solo un edificio: è una barricata contro l’abbandono.

Il nuovo plesso di Sauze è stato progettato secondo i criteri più moderni della sostenibilità ambientale, con materiali isolanti, sistemi di recupero energetico e soluzioni che riducono al minimo i consumi. Un’architettura sobria ma intelligente, capace di integrarsi nel paesaggio senza snaturarlo. Dentro, tutto è pensato per la didattica flessibile e per accogliere una comunità scolastica che, per numeri e geografia, vive in modo diverso dal resto del Paese.

Per i bambini che abitano a 1500 metri, ogni giornata di scuola è un piccolo viaggio. Le strade innevate, gli autobus che arrancano tra i tornanti, i ritardi dovuti al maltempo: ogni lezione è una conquista. Ma è anche un modo per imparare, fin da piccoli, il senso della tenacia e della vicinanza comunitaria. Gli insegnanti che scelgono di restare in questi territori diventano figure di riferimento, quasi secondi genitori, custodi di un equilibrio fragile tra educazione e montagna.

Negli ultimi dieci anni, però, il numero di docenti disposti a trasferirsi in alta quota si è drasticamente ridotto. I dati regionali parlano chiaro: centinaia di cattedre vacanti ogni anno, con difficoltà croniche di assegnazione soprattutto nelle scuole primarie e dell’infanzia. La precarietà delle nomine, unita al costo della vita nelle località turistiche e alla scarsità di alloggi, scoraggia molti. Per questo, l’annunciato pacchetto di incentivi dovrà tradursi in misure concrete: contributi per l’affitto, trasporti garantiti, punteggi reali nei concorsi. Senza queste condizioni, la scuola di Sauze rischia di restare una cattedrale nel bianco della neve.

Eppure, guardando i volti dei bambini all’inaugurazione, si comprende che qui la scuola è più di un servizio: è una forma di resistenza civile. Le maestre conoscono per nome ogni famiglia, i genitori partecipano alle attività, le feste di fine anno diventano eventi di paese. È in queste comunità che l’idea stessa di scuola come presidio sociale trova il suo significato più autentico.

Il ministro Valditara, durante la cerimonia, ha parlato di “scuola come strumento di vita”, e mai parole sembrano più adatte. Perché a Sauze d’Oulx la scuola è davvero una questione di vita: vita delle persone, delle famiglie, della montagna stessa. Gli amministratori locali lo sanno bene: ogni bambino che resta è una garanzia di futuro, ogni insegnante che accetta di salire è un pezzo di Paese che non si spegne.

Nelle prossime settimane il nuovo edificio inizierà a funzionare a pieno ritmo. Sarà un test importante per capire se le politiche sulla montagna potranno davvero incidere. In un Piemonte che lotta contro lo spopolamento e la carenza di servizi essenziali, la scuola di Sauze rappresenta un esperimento prezioso: un ponte tra passato e futuro, tra la montagna che resiste e quella che rischia di crollare sotto il peso dell’indifferenza.

In cima alle Alpi, dove la geografia sembra una sfida, un piccolo edificio di legno e cemento prova a insegnare che la modernità non deve cancellare la montagna, ma imparare a viverla. E forse, in quel suono di campanella che rimbalza tra i pini, c’è il segno che la scuola, anche qui, può ancora essere il primo passo verso un domani possibile.

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