Cerca

Attualità

Dove la memoria si cura con il cuore: la sfida dell’Alzheimer a San Carlo Canavese

A San Carlo Canavese l’Associazione Alzheimer trasforma solitudine in comunità: laboratori (psicodramma, arteterapia, danzaterapia), Caffè del Buonumore, formazione e volontariato per sostenere malati e caregiver

Dove la memoria si cura con il cuore: la sfida dell’Alzheimer a San Carlo Canavese

Dove la memoria si cura con il cuore: la sfida dell’Alzheimer a San Carlo Canavese

In un’Italia che invecchia rapidamente, l’Alzheimer è una delle sfide più silenziose e dolorose del nostro tempo. Una malattia che colpisce la memoria, ma che lascia ferite profonde anche nelle relazioni, nella quotidianità, nel cuore di chi resta. A San Carlo Canavese, però, c’è chi ha deciso di non arrendersi a questo silenzio: l’Associazione Alzheimer San Carlo Canavese, nata dal coraggio e dalla determinazione di chi, quella malattia, l’ha vissuta da vicino.

L’associazione è attiva dal 2017, fondata da un gruppo di familiari di persone affette da demenza, accomunati dall’esperienza di sentirsi soli, spaesati, impreparati, affiancati da una geriatra, la dottoressa Paola Maina. Da quella condivisione è nato un progetto più grande, che negli anni si è strutturato grazie al contributo di volontari, ex infermieri, specialisti e cittadini pronti a offrire il proprio tempo. C’è chi ha vissuto in prima persona il dolore della malattia e ora vuole trasformarlo in risorsa, chi ha deciso di mettere a disposizione le proprie competenze, chi semplicemente ha scelto di esserci. Anche alcuni studenti delle scuole superiori della zona hanno deciso di affiancare l’associazione, portando con sé energia e sensibilità.

Con l’arrivo dell’autunno sono ripartite le attività, sempre pensate per accompagnare sia i malati che i caregiver lungo il percorso della malattia. In ottobre sono stati avviati due nuovi laboratori: il Gruppo di Psicodramma, condotto dallo psicologo Paolo Sapelli, offre ai pazienti uno spazio in cui esprimere emozioni complesse attraverso il teatro, mentre il laboratorio condotto dalla dottoressa Daniela Dallorto “Uno spazio tutto per me – Prendersi cura di chi cura” è un percorso di arteterapia rivolto ai caregiver, basato sulla tecnica del Caviardage, in cui le parole e le immagini diventano strumenti di riflessione, sollievo e condivisione.

Locandina del laboratorio tenuto dal dottor Paolo Sapelli

A partire da gennaio saranno attivati anche laboratori di danzaterapia, rivolti sia ai malati che alle famiglie. L’obiettivo non è solo quello di stimolare la persona, ma anche di creare uno spazio in cui ritrovarsi, muoversi insieme, ricostruire un contatto umano che la malattia tende a spezzare. L’associazione organizza anche corsi di formazione per caregiver, consapevole che affrontare l’Alzheimer richiede conoscenze, ma anche forza emotiva e una rete di sostegno solida.

Locandina del laboratorio della dottoressa Dallorto

Tra le iniziative più sentite c’è il “Caffè del Buonumore”, un appuntamento fisso del lunedì pomeriggio, dalle 15:00 alle 18:00, presso Villa Cantù. È un momento semplice ma prezioso, dove malati e familiari si ritrovano per condividere un pomeriggio di attività leggere, musica, balli, canti. Le proposte vengono scelte dal team in base al gruppo e all’energia della giornata. Non è solo un modo per tenere impegnata la mente: è un’occasione per ridare dignità, calore e sorrisi a chi, troppo spesso, viene dimenticato o isolato. Mentre i malati partecipano alle attività, i familiari possono prendere parte a gruppi di ascolto e autoaiuto, confrontandosi con chi vive esperienze simili.

Tutto questo è possibile grazie all’impegno dei volontari, che rappresentano il cuore pulsante dell’associazione. La loro presenza, spesso nata da storie personali, rende questo progetto autentico, umano, vicino alle persone. L’associazione è sempre alla ricerca di nuove forze, e l’appello è aperto a tutti: servono volontari, giovani e meno giovani, per continuare a far vivere un’esperienza che, per molti, è diventata ancora più importante della cura medica.

In un contesto in cui il sistema sanitario fatica a rispondere pienamente ai bisogni delle persone con demenza e delle loro famiglie, realtà come quella di San Carlo Canavese dimostrano che la comunità può fare la differenza. Per chi convive con l’Alzheimer, sapere di non essere solo è già una forma concreta di cura. E proprio da qui, dalla forza silenziosa della solidarietà, nasce ogni giorno una piccola ma reale speranza.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori