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03 Ottobre 2025 - 14:20
Ottimismo, futuro e startup: Jeff Bezos alle OGR di Torino, ma in città esplode la protesta (foto: Bezos alla Italian Tech Week)
Ottimismo, futuro e startup. Sono queste le tre parole che Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha scelto per accendere il pubblico della Italian Tech Week alle OGR di Torino. «Non c’è mai stato un momento migliore per essere imprenditori», ha scandito dal palco, intervistato da John Elkann, di fronte a una platea che lo ha accolto come un visionario capace di tracciare le rotte del domani. Mentre parlava di entusiasmo e illusioni necessarie per dare vita a una nuova impresa, però, la città viveva un’altra storia: blocchi stradali, cortei, scontri e mobilitazioni, tutte concentrate proprio contro di lui e contro il mondo delle big tech.
Bezos ha insistito sul fatto che un imprenditore debba essere «ottimista quasi al punto da illudersi», evocando perfino John F. Kennedy e il suo celebre discorso sulla Luna. «Facciamo queste cose non perché sono facili, ma perché pensavamo che sarebbero state facili», ha detto, ribaltando la celebre frase come manifesto di una mentalità imprenditoriale che deve credere nel possibile anche quando tutto sembra impossibile. Ma le sue parole rimbalzavano in una Torino segnata dai cortei pro Palestina, dallo sciopero dei lavoratori della logistica e da una tensione palpabile.
Già all’alba la protesta era cominciata a Brandizzo, davanti allo stabilimento Amazon di via Torino 331. Un presidio organizzato da S.I. Cobas, con lo slogan «Blocchiamo tutto», ha interrotto i turni nel centro logistico simbolo del colosso americano. Qui i manifestanti hanno denunciato le condizioni di lavoro, le politiche antisindacali e la complicità delle grandi aziende tecnologiche con le guerre in Medio Oriente. L’iniziativa si è intrecciata con lo sciopero generale, che ha fermato anche il comparto scuola e i trasporti ferroviari, creando ritardi e disagi in tutta la città.
Jeff Bezos
Alle 9 è stata la volta degli studenti, scesi in piazza con uno slogan diretto: «Blocchiamo Bezos». Si sono ritrovati al Parco Artiglieri da Montagna, a due passi dalle OGR, proprio mentre Bezos iniziava a raccontare la sua visione sul futuro dell’imprenditoria. Dentro, il discorso sulla missione degli innovatori; fuori, striscioni che accusavano Amazon di sfruttamento e complicità con il «genocidio in Palestina». Una contrapposizione netta, che ha trasformato Torino in un palcoscenico a doppio registro.
Il corteo è poi partito da piazza Gaza per raggiungere Palazzo di Città, sede del Comune. Un percorso non casuale: il messaggio era che non basta contestare le multinazionali, bisogna rivolgersi anche alle istituzioni locali ed europee considerate complici, a partire dall’Unione Europea rappresentata dalla presidente Ursula von der Leyen, anch’essa attesa a Torino per la kermesse tecnologica.
La giornata è stata scandita da blocchi stradali improvvisi, presidi nei punti nevralgici come piazza Baldissera e corso Unità d’Italia, chiusure di stazioni metro come Porta Nuova e Porta Susa, ritardi su voli a Caselle. Una città paralizzata, mentre alle OGR si parlava di come «non ci sia mai stato un momento migliore per avviare una startup».
Non era passato inosservato neppure l’assalto della notte precedente, quando un gruppo di manifestanti pro Palestina aveva fatto irruzione alle Officine Grandi Riparazioni, sfondando cancelli e vetri, ribaltando sedie e tavoli, minacciando i giornalisti che documentavano. Un gesto clamoroso, che ha reso ancora più blindata la cornice dell’evento e ha costretto la polizia a intervenire in assetto antisommossa. Il contrasto tra la vetrina internazionale dell’innovazione e la rabbia della piazza è diventato il simbolo stesso di questa edizione della Italian Tech Week.
Bezos ha insistito più volte sul valore dell’illusione: «Gli imprenditori devono credere, anche a costo di sembrare ingenui», ha detto. Ma quelle parole, fuori dalle OGR, venivano rovesciate: per i manifestanti l’illusione è un privilegio che non tutti possono permettersi, in un presente segnato da precarietà, salari bassi, guerre e tagli sociali. Mentre il fondatore di Amazon parlava di futuro, a Torino migliaia di persone gridavano di non potersi illudere.
Il clima si è fatto ancora più teso nel pomeriggio, quando alcuni gruppi hanno occupato la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, costringendo a fermare per 15 minuti il traffico aereo. Ritardi si sono accumulati su diversi voli, mentre gli slogan pro Palestina risuonavano fino allo scalo. Altri cortei hanno invaso la tangenziale, rallentando i collegamenti verso la Francia. Una giornata che non ha avuto nulla di ordinario.
La Italian Tech Week, che voleva raccontare il futuro, si è trasformata così in una cartina tornasole delle contraddizioni del presente. Da un lato Bezos che sprona ad abbracciare l’ottimismo imprenditoriale, dall’altro una città che si ferma per protestare contro la guerra e contro chi viene visto come complice. In mezzo, Torino: vetrina internazionale per l’hi-tech e al tempo stesso laboratorio permanente di dissenso e conflitto sociale.
La conclusione, inevitabilmente, resta aperta. Bezos ha invitato a credere nelle idee come se fossero facili. Ma la Torino del 3 ottobre ha dimostrato che nulla, oggi, lo è davvero.
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