Cerca

Attualità

Torino-Ceres, dopo due anni e mezzo di attesa una linea solo a metà

Investiti 60 milioni, ma da Torino a Ceres il viaggio non sarà diretto. Cambio a Germagnano obbligato per i pendolari

Torino-Ceres, dopo due anni e mezzo di attesa un collegamento a metà

Torino-Ceres, dopo due anni e mezzo di attesa un collegamento a metà (foto: la stazione di Pessinetto)

Primavera 2026: la Torino–Ceres sarà ancora a metà servizio. La riapertura del tratto montano, attesa da pendolari e turisti dopo oltre due anni e mezzo di chiusura, non porterà ancora la tanto promessa continuità: per raggiungere Ceres sarà infatti necessario cambiare treno a Germagnano. Una prospettiva che lascia l’amaro in bocca a chi sperava in un ritorno pieno e diretto dei collegamenti con le Valli di Lanzo.

Il problema non riguarda questa volta i cantieri, ma i convogli. I treni “Rock”, oggi utilizzati sulla linea Sfm4 Germagnano–Alba, hanno una capienza di circa mille passeggeri, ideale per il tratto pianeggiante e molto frequentato della cintura torinese. Ma sono proprio il loro peso e la loro struttura a impedirne l’impiego sul percorso montano: curve strette, pendenze accentuate e binari in salita li rendono inadatti a spingersi fino a Ceres.

Treni Rock

La conseguenza è inevitabile: i passeggeri dovranno scendere a Germagnano e proseguire su treni più leggeri. Un cambio forzato che aggiunge tempi e disagi, e che soprattutto non ha ancora una cornice organizzativa chiara. L’Agenzia della Mobilità piemontese ha confermato che i nuovi convogli ci saranno, ma non ha comunicato quanti, con quali orari e come saranno gestite le coincidenze.

Un imprevisto che stride con l’entusiasmo di gennaio 2024, quando la linea era passata da Gtt a Trenitalia con una cerimonia inaugurale sostenuta da 60 milioni di euro di fondi Pnrr. Quella che doveva essere una rinascita si è trasformata nell’ennesimo percorso a ostacoli, fatto di ritardi, cancellazioni e interruzioni che hanno esasperato studenti, lavoratori e famiglie.

Il caso è arrivato anche in sede istituzionale, durante la commissione Trasporti del Comune di Torino, dove il consigliere comunale del Pd Valentino Magazzù ha riportato le criticità emerse. Regione e Trenitalia hanno confermato che non è possibile rinunciare ai “Rock” nella parte bassa della linea, dove l’affluenza resta molto alta, ma hanno ammesso che da Germagnano a Ceres saranno necessari mezzi diversi. Una soluzione tecnica che, però, non risolve il disagio dei pendolari, costretti a un cambio che potrebbe scoraggiare l’utilizzo della ferrovia.

Ad aggravare la situazione ci sono le continue sospensioni programmate. Dopo la chiusura estiva, avvenuta nel pieno della stagione turistica e accolta con forti proteste, sono previsti nuovi stop nel prossimo weekend e in altri due fine settimana di ottobre, sempre per lavori di ammodernamento. Alcune chiusure sono state rinviate per non interferire con eventi internazionali come le Nitto Atp Finals, quando il collegamento ferroviario tra l’aeroporto di Caselle e Torino diventa vitale per la mobilità di migliaia di turisti.

Resta così un quadro fatto di promesse non mantenute e certezze mancanti. Nonostante gli investimenti, la Torino–Ceres continua a mostrare i suoi limiti strutturali e organizzativi. Le Valli di Lanzo, che dovrebbero beneficiare di un collegamento moderno e diretto con Torino, si trovano ancora una volta con un servizio monco, affidato a soluzioni provvisorie.

La data fissata per la riapertura della tratta alta, la primavera 2026, rischia quindi di trasformarsi in un’occasione a metà. Senza un collegamento diretto, la “nuova” Torino–Ceres rimane un’infrastruttura incompleta, lontana dalle aspettative e dalle necessità reali di chi ogni giorno deve spostarsi tra città, aeroporto e valli.


Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori