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Linea Torino-Ceres: Cirio applaude, i pendolari fischiano

Dopo tre mesi di stop per lavori, la riapertura si trasforma in un boomerang: guasti, cancellazioni, passaggi a livello bloccati e studenti lasciati a piedi. La Giunta regionale si consola con le tabelle, ma la realtà racconta tutt’altro

TORINO - CERES, Avetta: "Si procede senza certezze, solo per ipotesi"

Alberto Avetta

C’è una costante nel dibattito politico piemontese: ogni volta che si parla di trasporti, la Giunta del governatore Alberto Cirio riesce a trasformare i problemi in successi, i disagi in dettagli trascurabili e le proteste dei cittadini in semplici “percezioni”. L’ultima dimostrazione arriva dalla risposta data all’ennesima interrogazione del consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) sulla tormentata linea Torino-Ceres. Una ferrovia che, dopo tre mesi di chiusura per lavori, avrebbe dovuto garantire un servizio finalmente all’altezza delle aspettative. E invece no: guasti, treni cancellati e disservizi si sono presentati subito, puntuali come un orologio svizzero.

La Giunta, però, non si è scomposta. Con l’aria di chi non ha nulla di cui preoccuparsi, durante un question time, ha snocciolato numeri rassicuranti. “Tra il 12 e il 21 settembre si sono registrate percentuali di affidabilità tendenzialmente sopra il 90%”, hanno dichiarato. Una statistica che, letta così, dovrebbe tranquillizzare tutti. Peccato che quei numeri non coincidano con la vita reale dei pendolari, degli studenti e delle famiglie che ogni giorno si trovano ad affrontare ritardi, soppressioni e coincidenze saltate. Non solo: la Giunta è arrivata persino a giustificarsi con un argomento che definire surreale è poco, ricordando che “fino a qualche tempo fa non c’era neppure la linea ferroviaria”.

Avetta, con sarcasmo, ha smontato questa narrazione parallela: “Delle due l’una: o la quotidianità raccontata da chi viaggia è una fake news, oppure la Giunta e Trenitalia vivono in un universo parallelo”. Ed è difficile non dargli ragione: perché se i cittadini denunciano ogni giorno disservizi, ma in Regione si legge soltanto un rassicurante 90%, significa che qualcuno mente. E non sono certo gli studenti lasciati a piedi o i lavoratori che arrivano in ritardo.

La realtà è che, alla riapertura della linea dopo oltre tre mesi di stop, si sperava in una svolta. Invece, come ha sottolineato Avetta, “puntualmente si sono registrati problemi”. I pendolari lo hanno visto subito: il treno delle 6.13 da Germagnano ha accumulato mezz’ora di ritardo il giorno stesso della riapertura; la corsa delle 7.08, quella che porta centinaia di ragazzi a scuola, è stata cancellata senza preavviso; nel pomeriggio coincidenze saltate e ore perse ad attendere sui marciapiedi. Nel frattempo, i passaggi a livello si abbassano e restano chiusi anche otto, dieci minuti, senza che passi un convoglio, paralizzando interi quartieri.

Certo, l’auspicio resta quello che, completati i lavori, il servizio possa migliorare. Ma nel frattempo i viaggiatori continuano a fare i conti con la solita routine: attese infinite, comunicazioni assenti, autobus sostitutivi strapieni nei fine settimana di chiusura annunciata. E soprattutto la solita giustificazione dei “passaggi a livello”, problema cronico ancora lontano da una soluzione.

La questione è seria, perché riguarda la credibilità stessa della politica regionale. Se la risposta della Giunta si riduce a citare tabelle e percentuali, ignorando la voce dei cittadini, vuol dire che la distanza tra Palazzo Lascaris e i binari si fa ogni giorno più ampia. Avetta insiste: “La Giunta Cirio farebbe bene, anche tramite l’Agenzia Regionale per la Mobilità, a controllare che Trenitalia ed Rfi garantiscano ai cittadini servizi e interventi infrastrutturali efficaci”.

Ed è proprio qui il nodo politico: un conto è riconoscere le difficoltà e lavorare per risolverle, un altro è fingere che tutto vada bene. In questo modo, la Regione non solo non tutela i pendolari, ma si rende complice di un sistema che scarica sui cittadini ogni inefficienza. È il solito copione: i disservizi ci sono, ma vengono minimizzati; i problemi strutturali restano, ma intanto si celebrano inaugurazioni e tagli di nastri.

E così, mentre le famiglie devono inventarsi soluzioni alternative, mentre gli studenti arrivano in ritardo a lezione e i lavoratori rischiano richiami sul posto di lavoro, dal palazzo del potere arriva la solita rassicurazione: il 90% “tendenzialmente” funziona. Una frase che suona come una presa in giro.

“Con questa risposta – stigmatizza Avetta – la Giunta Cirio ha perso un’altra occasione per ascoltare e confrontarsi con i tanti piemontesi che continuano, nonostante tutto, a preferire il treno ad altri mezzi di trasporto”. Ma evidentemente, per il centrodestra piemontese, ascoltare i cittadini è un dettaglio secondario.

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