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01 Ottobre 2025 - 15:47
Malasanità, associazione contro la riforma: «Protegge i camici bianchi, scopre i pazienti»(foto di repertorio)
Sanità, scontro sullo “scudo penale” per i medici. L’associazione dei consumatori Codici attacca la riforma varata dal Governo che modifica il Codice penale limitando la perseguibilità del personale sanitario per lesioni colpose o omicidio colposo ai soli casi di colpa grave, purché il professionista abbia seguito linee guida accreditate o buone pratiche assistenziali. Per l’organizzazione guidata da Ivano Giacomelli il provvedimento rischia di ridurre gli spazi di tutela per i pazienti e di peggiorare, non migliorare, il rapporto di fiducia tra cittadinanza e strutture di cura.
Il cuore della critica è netto. «Proteggere in via preventiva una categoria a discapito dei cittadini non ci sembra una conquista, appare semmai come un clamoroso passo indietro sul fronte dei diritti civili», afferma il Segretario nazionale di Codici, che parla di «netto squilibrio tra operatori sanitari e pazienti», a favore dei primi. Il timore espresso è che carenze di personale, lacune organizzative e attrezzature insufficienti – problemi reali e strutturali del sistema – possano finire per assolvere di fatto il singolo professionista, «mettendolo al riparo da ogni errore» quando si dimostri di aver aderito a linee guida o buone pratiche.
La posizione dell’associazione punta il dito contro il perimetro della riforma: lo scudo non interviene sulle criticità di sistema (organici ridotti, tecnologia obsoleta, percorsi di accesso intasati, in primis al Pronto soccorso), ma opera sul piano penale, restringendo – questa l’interpretazione di Codici – la possibilità di ottenere giustizia per chi ritenga di aver subito un danno da errore sanitario. «Le criticità sono altre – ribadisce Giacomelli –: la cronica carenza di personale, le strumentazioni esigue e obsolete, l’organizzazione dei reparti, a partire dal Pronto Soccorso, spesso inadeguato a far fronte alle emergenze. È su questi aspetti che bisogna intervenire, sia per tutelare veramente gli operatori sanitari sia per garantire ai cittadini un servizio efficiente».
Codici collega la sua opposizione a un contesto che definisce «estremamente negativo»: denunce per malasanità in aumento, segnalazioni di morti sospette legate a ritardi nei soccorsi o a cure inadeguate «sempre più frequenti». «Non è un accanimento giudiziario – sottolinea l’associazione – ma l’inevitabile reazione a una sanità che non funziona, che mostra limiti innegabili». Nella ricostruzione proposta, simbolo delle disfunzioni sono le ambulanze: mezzi che arrivano «in ritardo sul luogo della chiamata», magari perché «si trovano a chilometri di distanza», o che «giungono prive di un medico». «Questa è la triste realtà», insiste Giacomelli.
Da qui la valutazione: lo scudo penale «aumenta il divario tra le due realtà», con i pazienti «in un ruolo sempre più subalterno». Una misura che, secondo Codici, scarica la responsabilità «sulle strutture sanitarie e sulle direzioni ospedaliere» senza indicare come queste possano «vigilare ed intervenire per migliorare le prestazioni». In sintesi: «Per limitare le denunce per malasanità, alla fine si impedisce soltanto ai cittadini di chiedere giustizia».
Il nodo politico, per Codici, resta comunque la priorità degli interventi: investire su personale, organizzazione e tecnologie per ridurre gli errori a monte, non spostare l’asse sul binario penale restringendo ex ante i casi perseguibili. «Bisognerebbe finalmente prendere atto del problema e affrontarlo alla radice», conclude Giacomelli, enumerando gli ambiti su cui – a giudizio dell’associazione – occorre agire in fretta: riallineamento degli organici rispetto ai fabbisogni effettivi, ammodernamento delle attrezzature e dei percorsi clinico-assistenziali, potenziamento dei servizi di emergenza-urgenza e dei tempi di risposta. «Con lo scudo penale, invece, si mettono i medici al riparo, si abbandonano i pazienti al loro destino».
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