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“La pace è femmina”: un pomeriggio di poesia e magia sulla Terrazza dei Curiosi

Presentazione a Settimo Torinese della raccolta "La pace è femmina": voci femminili, traduzioni in cinque lingue e i rintocchi delle campane a suggellare la libertà

“La pace è femmina”: un pomeriggio di poesia e magia sulla Terrazza dei Curiosi

“La pace è femmina”: un pomeriggio di poesia e magia sulla Terrazza dei Curiosi

Nulla accade per caso. E ciò che è accaduto oggi, 25 settembre, sulla Terrazza dei Curiosi, in piazza del Comune a Settimo Torinese, ha avuto contorni che difficilmente si possono spiegare soltanto con le parole: sono stati contorni magici, intensi, potenti.

In una settimana segnata da scioperi, proteste, rivendicazioni per una pace che sembra ancora troppo lontana, un mite pomeriggio d’inizio autunno si è trasformato in un respiro collettivo, in un invito a fermarsi, ad ascoltare e a lasciarsi toccare. Alle ore 17, davanti a un pubblico attento e partecipe, la poetessa Imma Schiena ha presentato la sua raccolta La pace è femmina. Un titolo che già da sé è promessa di un viaggio, ma che nell’incontro ha preso vita, diventando esperienza viva, vissuta, condivisa.

L’evento, moderato con delicatezza da Enrico Lazzarin dell’Associazione Due Fiumi, non è stato soltanto la presentazione di un libro: è stato un incontro di anime, un dialogo tra voci e silenzi, tra parole pronunciate e parole custodite nel cuore.

“La pace è femmina” è un lavoro che porta con sé la forza di un’opera collettiva. Tutto nasce da mani femminili: dalla prefazione curata da Silvana Sonno, alle preziose mani delle traduttrici che hanno dato voce, in più lingue, alla stessa melodia di pace. Inglese, spagnolo, francese, arabo e naturalmente l’italiano: cinque lingue, cinque vie per dire le stesse verità universali. Perché, come ha ricordato Schiena rispondendo a una domanda di Lazzarin, la potenza delle sue poesie non si perde nella traduzione: ciò che conta è il cuore da cui sgorgano, ed è un cuore che accomuna le donne, in ogni parte del mondo.

L’incontro si è aperto con una riflessione tanto semplice quanto dirompente: la poesia è stata per secoli prerogativa maschile. In alcuni Paesi lo è ancora. Scrivere, per le donne, significa spesso trasgredire, ribellarsi. Perché la cultura fa paura. La cultura libera.

Eppure, la voce delle donne è necessaria, è vitale. È seme di pace. Le donne, che generano la vita, custodiscono dentro di sé la capacità non solo di non toglierla, ma di difenderla, di preservarla, di nutrirla. La poesia di Imma Schiena si colloca in questa dimensione: non come imitazione del mondo maschile, ma come affermazione di un diritto primordiale — il diritto di essere se stesse, di esprimere la propria essenza femminile.

Richiamandosi a Quasimodo, poeta che più di altri seppe vedere nella poesia uno strumento di pace, Schiena ha ricordato che ogni parola scritta può diventare resistenza, consolazione, rinascita.

“Non si tratta di combattere per essere come gli uomini”, ha sottolineato l’autrice. “Si tratta di rivendicare il diritto di essere noi stesse. Ognuno di noi ha in sé una parte maschile e una femminile. Ed è a quella femminile che dobbiamo riconnetterci, preservandola, celebrandola, onorandola.”

Un invito rivolto non solo alle donne, ma anche agli uomini, perché riconoscere quella parte nascosta significa aprirsi alla tenerezza, alla cura, alla vita: alla pace.

E come se la poesia stessa avesse trovato complicità nella realtà, un “caso” straordinario ha attraversato l’intero incontro: ogni volta che l’autrice pronunciava la parola “libertà”, dal campanile giungevano i rintocchi delle campane. Un sincronismo che ha commosso tutti i presenti, come se il cielo stesso avesse voluto celebrare quelle parole, come se la libertà fosse stata suggellata da un suono antico, solenne, universale.

Il pomeriggio si è concluso in un’atmosfera sospesa, carica di emozione. La voce di Imma Schiena ha lasciato un’eco profondo nei cuori, un invito a non temere la propria voce, a riconoscere la forza dell’essere femmina, a credere che la pace non sia un’utopia, ma un cammino da percorrere insieme.

Un grazie va alla SOMS e all’Associazione Due Fiumi, che con instancabile dedizione rendono possibili questi momenti di incontro, di riflessione e di comunità. Perché la pace si costruisce anche così: un verso alla volta, una voce alla volta, un abbraccio alla volta.

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