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Pro Pal su piede di guerra: "Sabato blocchiamo l’aeroporto di Torino"

Annunciato corteo verso Caselle dopo l’occupazione dei binari di Porta Susa. Mobilitazione studentesca in corso, nuovi disagi in arrivo

Pro Pal su piede di guerra: “Sabato blocchiamo l’aeroporto di Torino"

Pro Pal su piede di guerra: “Sabato blocchiamo l’aeroporto di Torino" (immagine di repertorio)

Il coordinamento Torino per Gaza ha lanciato sui social l’appello a una nuova mobilitazione: per sabato è stato annunciato un corteo che partirà da Torino con l’obiettivo di raggiungere e «bloccare» l’aeroporto “Sandro Pertini” di Caselle. La convocazione segue le azioni di ieri che hanno visto manifestanti staccarsi dal corteo principale e occupare i binari in prossimità della stazione ferroviaria: una scelta — spiegano gli organizzatori — volta a «alzare il livello della pressione» e a colpire infrastrutture considerate «strategiche» per la città.

L’annuncio si inserisce in una fase di forte tensione e di mobilitazione pro Palestina che a Torino si trascina da giorni: alla protesta di piazza — partita dal corteo e dallo sciopero generale — si sono sommate azioni dirette di vario tipo, dal blocco degli ingressi universitari a presidî permanenti, dall’occupazione di binari ferroviari a iniziative simboliche come la distruzione di fotografie di leader internazionali. Ora l’appuntamento di sabato indica un salto d’intensità nel teatro delle manifestazioni, con l’aeroporto nel mirino per il suo valore logistico e simbolico.

Gli organizzatori del corteo hanno spiegato, sui canali social, che «dopo le ultime giornate di mobilitazione abbiamo dimostrato di scendere in piazza con una determinazione e una coscienza diversi» e hanno invitato i partecipanti a convergere in massa su Caselle. Il richiamo è alla continuità delle azioni: «bloccare tutto», recita il messaggio, fino a ottenere quella visibilità e quella pressione politica che, dicono i promotori, possano tradursi in risposte alle richieste di solidarietà con la Global Sumud Flotilla e, più in generale, in una presa di posizione netta contro «ciò che viene definito genocidio nella Striscia di Gaza».

Porta Susa ieri sera

Dal fronte studentesco, la mobilitazione non si ferma: sono state annunciate assemblee e possibili occupazioni in diversi atenei torinesi. Due appuntamenti pubblicizzati nelle ultime ore sono particolarmente significativi: la prima assemblea è convocata per oggi pomeriggio a Palazzo Nuovo (facoltà umanistiche), promossa dal collettivo Intifada Studentesca, mentre la seconda è prevista domani al Campus Einaudi e viene organizzata dal collettivo Cambiare Rotta, che tiene da settimane un presidio con tende in quella sede. I gruppi studenteschi dicono di voler proseguire la mobilitazione «come equipaggio di terra» in appoggio alla Flotilla, annunciando la possibilità di occupazioni e tendate che intendono estendere e radicalizzare la protesta.

La scelta di rivolgere l’azione verso l’aeroporto implica scenari di forte impatto operativo: lo scalo di Caselle è un hub fondamentale per la mobilità dell’area metropolitana e qualsiasi blocco organizzato potrebbe causare disagi ai passeggeri, cancellazioni o ritardi, con effetti concreti anche per collegamenti nazionali e internazionali. Al momento non risultano comunicazioni ufficiali da parte delle autorità aeroportuali o delle forze dell’ordine pubblicate insieme all’annuncio degli organizzatori: la notizia è filtrata attraverso i canali social del coordinamento e attraverso gli aggiornamenti di agenzia. Va segnalato che il precedente episodio di occupazione dei binari nelle vicinanze delle principali stazioni cittadine ha già determinato l’interruzione o il rallentamento del traffico ferroviario e la chiusura di ingressi principali, con conseguenze immediate sulla mobilità urbana.

Il quadro delle mobilitazioni torinesi è eterogeneo e comprende diverse anime: studenti universitari, sindacati di base, centri sociali e movimenti ambientalisti che hanno intrecciato le proprie azioni nelle ultime giornate. Alcune componenti hanno puntato su azioni spettacolari e disruptive — come l’occupazione dei binari — altre su presidi prolungati e assemblee nelle sedi istituzionali. Questa molteplicità rende la protesta fluida e difficile da prevedere nei dettagli, ma conferma la volontà di tenere alta l’attenzione su una questione che a Torino ha assunto toni drammatici e prolungati.

Le autorità locali e nazionali, così come i gestori delle infrastrutture, si trovano ora nella posizione di dover valutare misure di ordine pubblico e piani di contingenza per limitare i disagi ai cittadini e la possibilità che la protesta sfoci in interruzioni prolungate del servizio. In passato, le forze dell’ordine hanno reagito con chiusure temporanee di accessi alle stazioni, presidio dei punti critici e identificazioni; non è escluso che analogo dispositivo venga predisposto per la giornata di sabato, qualora la manifestazione verso l’aeroporto confermi numeri importanti.

Dal punto di vista giuridico e amministrativo, gli organizzatori delle manifestazioni hanno la possibilità di esercitare il diritto di manifestare, ma le azioni che interferiscono con infrastrutture pubbliche e con i servizi essenziali sollevano questioni di bilanciamento tra libertà di espressione e tutela della circolazione e della sicurezza pubblica. Nei giorni scorsi alcuni episodi — come la bruciatura di fotografie ufficiali e l’occupazione di binari — hanno già suscitato reazioni critiche da parte di rappresentanti istituzionali e sindacati delle forze dell’ordine, che hanno denunciato episodi di aggressione e comportamenti che, a loro dire, superano i limiti della protesta civile.

Il contesto nazionale e internazionale a cui fanno riferimento i manifestanti è quello dell’attacco alla Flotilla e delle operazioni militari nella Striscia di Gaza: le notizie provenienti dal teatro internazionale hanno alimentato la rabbia e la mobilitazione di molti soggetti che invocano misure più nette contro le politiche accusate di complicità o indifferenza. A Torino, queste tensioni si sono tradotte in giorni di proteste intense, che hanno coinvolto migliaia di persone e hanno ottenuto massima visibilità mediatica.

Per il prossimo futuro, la situazione rimane fluida. Gli studenti annunciano assemblee e possibili occupazioni; i collettivi di base e i centri sociali parlano di mobilitazioni permanenti; il coordinamento che ha fissato il corteo verso l’aeroporto ha lanciato l’appello a una partecipazione corale. Resta da vedere come si muoveranno le autorità locali e il prefetto, quali misure saranno prese per garantire la sicurezza dei cittadini, dei passeggeri e degli operatori aeroportuali, e se i promotori della mobilitazione riusciranno a ottenere lo spazio di visibilità e le risposte politiche che dicono di cercare.

Porta Susa ieri sera

L'occupazione di Porta Susa e i collettivi universitari

Ieri sera, durante le giornate di mobilitazione cittadina, alcuni manifestanti si sono staccati dal corteo principale e hanno occupato i binari ferroviari in prossimità di Porta Susa, interrompendo parte della circolazione e chiudendo l’accesso a uno dei principali scali cittadini. L’azione è stata motivata come gesto di pressione diretta su infrastrutture strategiche e ha avuto un forte valore simbolico nella giornata di protesta.

Parallelamente, negli atenei torinesi è in corso una fase di agitazione: sono state annunciate due assemblee — una oggi a Palazzo Nuovo promossa da Intifada Studentesca, e una domani al Campus Einaudi organizzata da Cambiare Rotta, che mantiene un presidio con tende da diverse settimane. Gli studenti parlano apertamente di occupazioni e di un’escalation di pratiche di protesta in solidarietà con la Global Sumud Flotilla, auspicando di «rilanciare la lotta» e di sostenere con azioni dirette le iniziative internazionali di solidarietà con la popolazione palestinese.

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