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Italia nel caos: l'attacco alla Flotilla scatena proteste in tutta la nazione

Sindacati minacciano scioperi generali, Salvini pronto alla risposta

USB Unione Sindacale Di Base pag. nazionale

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La crescente tensione politica e sociale alimentata dalle manifestazioni in solidarietà alla Flotilla ha raggiunto livelli preoccupanti in Italia. Le piazze si infiammano, con i sindacati che minacciano di bloccare il Paese e il governo che risponde con durezza.

Un esponente esperto delle forze dell'ordine ha commentato: “E' un crescendo preoccupante, ci mancava solo la Flotilla. Gestire manifestazioni in contemporanea in tutta Italia con numeri di partecipanti che si annunciano sempre più alti sarà molto problematico”. La Cgil ha risposto con una dichiarazione chiara: “Siamo pronti allo sciopero generale”, mentre l’Usb ha rilanciato, dichiarando: “Bloccheremo l’Italia”.

La reazione del vicepremier Matteo Salvini non si è fatta attendere: “Da irresponsabili. Non permetteremo che blocchino il Paese e lo portino nel caos”. Il governo sta cercando di affrontare la situazione con il massimo della prudenza, evitando approcci "muscolari", ma non escludendo interventi fermi in caso di rischio di disordini. Le forze di sicurezza sono in stato di allerta, con un'intensa attività info-investigativa per monitorare i movimenti e prevenire le violenze.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha invitato gli organizzatori dei cortei a isolare i violenti, ma le manifestazioni pacifiche stanno sempre più spesso mescolandosi con gruppi estremisti. Salvini ha proposto un'ulteriore misura drastica, suggerendo il deposito di una cauzione da parte dei promotori dei cortei: “In caso di danni pagheranno loro”.

La situazione nelle città italiane è tesa, con episodi di guerriglia urbana a Milano che hanno visto il ferimento di sessanta agenti delle forze dell'ordine. Il capo della polizia, Vittorio Pisani, ha visitato gli agenti feriti. Nel capoluogo lombardo, inoltre, è stata prorogata l'ordinanza sulle zone rosse, che consente alle forze dell'ordine di allontanare persone moleste o con precedenti.

Le manifestazioni pro-Palestina, definite dai servizi di intelligence "connettori del dissenso", stanno unendo gruppi diversi: pacifici, ma anche violenti. Tra questi ultimi, ci sono l'ala dura dei centri sociali, ambienti anarchici e giovani di seconda generazione. Nonostante la presenza di una maggioranza di manifestanti pacifici, il rischio di violenze cresce.

Il governo è anche preoccupato per le future mobilitazioni. Il 4 ottobre è prevista una manifestazione nazionale a Roma da parte delle associazioni palestinesi in Italia. I sindacati hanno già annunciato ulteriori scioperi: “In caso di ulteriori attacchi, blocchi o sequestri delle imbarcazioni della Flotilla, la Cgil si dice pronta a proclamare con la necessaria tempestività lo sciopero generale”. La Fiom ha partecipato a un presidio a Montecitorio, con la segretaria Barbara Tibaldi presente. L’Usb ha confermato: “Un nuovo sciopero generale e questa volta lo faremo senza preavviso. La parola d’ordine ‘blocchiamo tutto’ tornerà in tutto il Paese. A Roma piazza dei Cinquecento sarà presidio permanente per Gaza. E sarà così in tutta Italia. Organizzeremo 100 piazze per Gaza”.

Anche nelle scuole e nelle università la situazione è in fermento. Il ministro dell'Università Anna Maria Bernini ha avvertito: “Interrompere un pubblico servizio, impedire lo svolgimento delle lezioni a vantaggio degli studenti che lì sono per imparare, pagano per imparare, aggredire un docente: questi non sono atti di manifestazione di un pensiero democratico, atti di dissenso legittimo. Questi sono reati e come tali vanno trattati”.

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