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Torino scende in piazza per Gaza: di nuovo in 2mila per le strade del centro

Da piazza Castello sono partite oltre duemila persone in solidarietà alla Global Sumud Flotilla recentemente attaccata

Torino scende in piazza per Gaza: di nuovo in 2mila per le strade del centro

Torino scende in piazza per Gaza: di nuovo in 2mila per le strade del centro

Oltre duemila persone sono partite nel tardo pomeriggio di oggi da piazza Castello a Torino per una manifestazione di solidarietà alla Global Sumud Flotilla, che – hanno scandito i manifestanti – segna l’avvio di una mobilitazione permanente: «Il popolo italiano si è svegliato», è stato il leitmotiv ripetuto più volte dal microfono mentre il corteo si snodava nel centro cittadino.

La protesta torinese, convocata in reazione agli attacchi subiti dalla Flotilla, ha raccolto un’ampia partecipazione: studenti, attivisti e cittadini hanno sfilato per le vie del centro reggendo striscioni e bandiere palestinesi, e ribadendo con determinazione il carattere continuativo della mobilitazione iniziata nei giorni scorsi con lo sciopero generale. Dal palco sono arrivate parole decise: la giornata non è considerata un punto di arrivo ma l’avvio di una serie di azioni che, nelle intenzioni degli organizzatori, non si fermeranno finché non si sarà ottenuta attenzione sulla causa per cui si protesta.

Dal microfono la linea è stata netta: secondo i promotori la mobilitazione – oltre a esprimere solidarietà alla Flotilla – vuol essere un segnale di vicinanza «ai palestinesi», che «ci ringraziano per il segnale che abbiamo dato». Non sono mancati richiami alla solidarietà verso chi è stato fermato nelle piazze in tutta Italia: «Solidarietà agli arrestati di tutte le piazze d'Italia», è stato detto, rilanciando la prospettiva di una mobilitazione che include momenti di presidio e iniziative di protesta diffusa.

Nel corso delle azioni, i manifestanti hanno anche puntato il dito contro chi — a loro avviso — riduce la portata della protesta a episodi collaterali: «Critichiamo chi parla di due vetrine distrutte davanti a un genocidio», è stato gridato dal palco, con la richiesta esplicita di non «scendere a compromessi» e di portare «a casa un esempio» di resistenza collettiva. Il richiamo alla radicalità delle rivendicazioni ha trovato eco negli slogan e negli interventi, che hanno visto una forte componente di attivismo giovanile.

La manifestazione in centro

Tra i passaggi più duri della giornata anche le accuse rivolte al governo: dal microfono è giunta la denuncia di una politica che, secondo i manifestanti, «non ci ingannerà con promesse di navi umanitarie mentre continuano a vendere armi». Il tenore degli interventi ha messo in luce la diffusa sfiducia verso iniziative giudicate simboliche se affiancate a politiche economiche e commerciali ritenute contraddittorie rispetto agli appelli umanitari.

Il corteo, che ha attraversato il centro con ordine, è proseguito tra striscioni e canti; l’atmosfera è stata caratterizzata da una forte volontà di visibilità e da un deciso intento di pressione civile. L’indicazione a restare in piazza e a continuare la mobilitazione è stata ribadita più volte, segno della volontà degli organizzatori di trasformare il segnale in un impegno prolungato nel tempo.

La manifestazione di Torino si inserisce in un contesto nazionale e internazionale di proteste e reazioni agli attacchi subiti dalle imbarcazioni della Flotilla, e – stando a quanto è stato detto oggi ai megafoni – non rappresenta che una tappa di un percorso più ampio di mobilitazione che gli attivisti intendono portare avanti nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Sul piano locale la giornata ha lasciato sul terreno un quadro di forte partecipazione e di tensione sul piano politico: gli appelli lanciati dal corteo puntano ora a tradursi in iniziative concrete, con la promessa di non abbassare la voce finché non saranno rivendicate risposte ritenute concrete dai promotori.

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