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24 Settembre 2025 - 14:27
"Non è urgente né indispensabile": il comitato No TangEst porta le sue ragioni in Consiglio Regionale
Quale tracciato per un'ipotetica tangenziale est? Quale impatto sull'ambiente e quali costi? Le Commissioni seconda e quinta del Consiglio regionale — presiedute rispettivamente da Mauro Fava e Sergio Bartoli — hanno convocato in seduta congiunta il Comitato No TangEst/No Gronda per un’audizione sulle ipotesi di tracciato della cosiddetta Tangenziale Est di Torino. L’incontro ha messo in chiaro che, mentre il progetto torna al centro delle agende politiche, la popolazione organizzata chiede «chiarezza» e rilancia forti dubbi sulla sua utilità e sul pesante impatto ambientale che comporterebbe.
Il progetto della Tangenziale Est — pensata per chiudere l’anello tangenziale collegando tra loro le tre principali autostrade torinesi (Torino-Piacenza, Torino-Milano e Torino-Aosta) — è tornato in luce dopo decenni di annunci e promesse politiche. Durante l’audizione tenutasi ieri, il Comitato No TangEst/No Gronda ha ribadito la propria netta contrarietà a entrambi gli scenari al vaglio: una soluzione di tipo autostradale, che prevede un tratto ex novo tra Santena e San Raffaele Cimena corredato da opere invasive come viadotti e gallerie, e la cosiddetta Gronda, che invece amplierà parti della viabilità esistente favorendo però il transito pesante e nuove pressioni urbanistiche.
Una delle recenti riunioni del comitato
A illustrare le due varianti è stato Piergiorgio Tenani, che ha messo sul tavolo la differenza tecnica e infrastrutturale tra le opzioni. Sulla base delle stime presentate, la sola opzione Gronda avrebbe un costo intorno al miliardo di euro; la soluzione autostradale, secondo quanto emerso, comporterebbe esborsi ben più elevati. Se sul piano economico i numeri appaiono già imponenti, per i contrari al progetto il vero conto da pagare sarebbe ambientale e sociale: dalla compromissione della collina torinese ai rischi idrogeologici, passando per un aumento dell’inquinamento e un consistente consumo di suolo.
Il Comitato ha puntato il dito contro la presunta inefficacia dell’opera nel risolvere i problemi di mobilità locale: in particolare, secondo i rappresentanti intervenuti, la tangenziale non darebbe risposte valide alle criticità del traffico nell’area chierese e gassinese, dove si concentrano nodi pendolari e problematiche d’interscambio su scala urbana. È stata dunque proposta una lettura alternativa: investire su soluzioni di traffico sostenibile e interventi mirati piuttosto che su una grande infrastruttura dalle ricadute territoriali profonde.
Durante l’audizione i membri del Comitato hanno chiesto alle Commissioni e alla Regione risposte puntuali sulle fonti di finanziamento, sui tempi reali di cantierizzazione e sulle misure di mitigazione ambientale previste. La richiesta è chiara: prima di procedere occorre rendere pubblico e comprensibile il progetto, valutarne le alternative meno impattanti e coinvolgere seriamente le comunità interessate, oggi in larga parte contrarie.
I presidenti Mauro Fava e Sergio Bartoli, convocando il comitato, hanno inteso raccogliere le istanze territoriali e inserire il tema nell’agenda politica regionale. L’audizione, tuttavia, ha mostrato che il confronto tra istituzioni e comitati non è semplice e che le posizioni restano distanti: da un lato la visione infrastrutturale che guarda alla chiusura dell’anello come elemento di rete viaria; dall’altro il fronte diffuso di cittadini e associazioni che mette in primo piano la tutela del territorio e la qualità della vita.
Con la seduta congiunta, la questione della Tangenziale Est torna dunque a misurarsi con due ordini di problemi: la sostenibilità economica e l’impatto ambientale. Il Comitato No TangEst/No Gronda ha chiesto che il progetto non venga considerato “né urgente né indispensabile” e ha sollecitato la Regione a fornire chiarimenti sul futuro dell’opera e a rispondere con trasparenza alle comunità locali.
Il dossier rimane aperto: l’audizione ha segnato un passaggio formale di confronto ma non ha dissolto i nodi politici e tecnici che accompagnano la vicenda da anni. La discussione proseguirà nelle sedi competenti, con la necessità — già evidenziata ieri — che ogni decisione sia preceduta da valutazioni tecniche approfondite e da un dialogo vero con i territori coinvolti.
Immagine di repertorio
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