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Gronda Est, 800 milioni per un'opera contestata: ecco cosa prevede

Consegnato il pre-studio di fattibilità: quattro tracciati sotto esame

Gronda Est, 800 milioni per un'opera contestata: ecco cosa prevede

Dopo mesi di tavoli tecnici, sopralluoghi e consultazioni nei Comuni interessati, il dossier sulla Gronda Est è arrivato sul tavolo della Regione Piemonte. A Torino si è svolta una riunione operativa tra Regione, Città Metropolitana, Comuni coinvolti e i progettisti dello studio Meta, incaricati di redigere il pre-studio di fattibilità dell’opera. All’esterno si è fatta sentire la protesta del coordinamento NoGronda-NoTangest, mobilitatosi nei mesi scorsi con assemblee, volantinaggi e una manifestazione pubblica già svoltasi a Chieri, lo scorso 12 aprile.

Sul progetto pesa ora una frattura evidente: da un lato le amministrazioni locali più favorevoli a una soluzione viaria alternativa alla tangenziale mai realizzata, dall’altro una fetta consistente di cittadini, comitati e sindaci della Collina che denunciano costi e impatti ambientali insostenibili.

L’incontro tecnico ha fatto il punto sulle quattro ipotesi di tracciato attualmente in fase di analisi, emerse anche a seguito delle osservazioni raccolte nei tavoli territoriali. Il pre-studio verrà consegnato entro la fine dell’anno, dopodiché la Regione e la Città Metropolitana dovranno scegliere il tracciato definitivo, su cui sarà poi redatto il progetto di fattibilità tecnico-economica.

Il tracciato complessivo, da San Raffaele Cimena a Poirino, interessa una trentina di chilometri e attraversa almeno quindici Comuni. Le ipotesi in campo comprendono: l’ampliamento della strada della Rezza con tratti a due corsie; una galleria sotto Montaldo Torinese; un secondo tunnel sotto Pavarolo; un tracciato alternativo con deviazione verso l’area industriale di Andezeno, evitando il bivio di Sant’Anna.

La Gronda Est non è formalmente un’autostrada, ma un’arteria a scorrimento veloce che sfrutta, dove possibile, la rete stradale esistente. Resta comunque un progetto di forte impatto: secondo i dati preliminari, il costo stimato si aggira tra 500 e 800 milioni di euro, in base alla complessità delle soluzioni progettuali adottate.

Nonostante l’impegno al contenimento delle opere più invasive, le divisioni tra i Comuni restano marcate. Alcune amministrazioni, come Montaldo Torinese, hanno ribadito la loro netta contrarietà, richiamando il principio di precauzione, la necessità di tutelare l’area collinare – riconosciuta come Riserva della Biosfera Mab Unesco – e l’assenza di una reale condivisione con cittadini e istituzioni locali.

Tra i nodi critici evidenziati: l’aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico dovuto al previsto transito di oltre 40.000 veicoli al giorno; il consumo di suolo agricolo; il rischio di compromissione delle falde acquifere; la perdita di valore paesaggistico e turistico della Collina torinese.

Il tracciato coinvolgerebbe direttamente i Comuni di Gassino, Castiglione, Sciolze, Pavarolo e Chieri, con opere accessorie come svincoli, gallerie, viadotti e trincee. In particolare, il passaggio in prossimità dell’abitato di Bardassano viene indicato dai comitati come uno degli elementi più critici, per impatti ambientali e sanitari.

Nel corso dell’incontro pubblico del 4 aprile scorso, organizzato a Gassino Torinese nella Sala Consiliare di via Mazzini e promosso dall’associazione Il Tuo Parco e dal coordinamento NoTangEst, è stato proiettato un videointervento del climatologo Luca Mercalli, che ha posto l’accento sulla fragilità ambientale dell’area.

Le ragioni della protesta sono sostenute da un’analisi tecnica dettagliata. L’intervento prevede, tra le opere principali, una galleria di 1.300 metri, una trincea di 750 metri, due svincoli e una viabilità di raccordo complessa, in un territorio collinare che mantiene tuttora una vocazione agricola e paesaggistica. Il rischio è che, a fronte di investimenti enormi, si producano danni irreversibili al tessuto ambientale senza un reale miglioramento della mobilità.

Il comitato NoGronda ha più volte sottolineato come l’opera contrasti con gli obiettivi di transizione ecologica e riduzione delle emissioni climalteranti, rilanciando proposte alternative: rafforzamento del trasporto pubblico locale, miglioramento delle linee ferroviarie esistenti, investimenti sulla mobilità sostenibile.

A oggi, nessuna delle ipotesi progettuali è stata ufficialmente scartata, ma l’opinione pubblica si è già schierata. La Gronda Est non è più soltanto un’infrastruttura: è diventata un banco di prova per decidere quale modello di sviluppo si voglia adottare per la Collina torinese. Un bivio che non si legge solo sulle mappe, ma attraversa – nel vero senso del termine – i destini dei territori coinvolti.

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