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Torino dice sì al taser per la Polizia Locale: test di sei mesi

Ok unanime in commissione: sei mesi di test, due taser, bodycam con pre-registrazione, voto finale lunedì

Torino dice sì al taser

Torino dice sì al taser per la Polizia Locale: test di sei mesi

Un voto unanime, un consenso trasversale che supera steccati politici e antiche diffidenze. A Torino le commissioni consiliari Sicurezza, Ambiente e Affari istituzionali hanno approvato il regolamento che introduce il taser nella dotazione della Polizia Locale. Non un passaggio secondario, ma un tassello di quel cantiere più ampio che è la modernizzazione del corpo municipale, sempre più chiamato a compiti che travalicano la gestione del traffico per sconfinare nel terreno dell’ordine pubblico.

La delibera, attesa lunedì in Consiglio comunale per il via libera definitivo, segna una svolta culturale oltre che operativa. Che maggioranza e opposizione abbiano trovato un’intesa su un tema tradizionalmente divisivo è il segnale di un approccio diverso: la sicurezza urbana non come terreno di scontro, ma come responsabilità condivisa. In una città che ha conosciuto tensioni tra garantismo e richieste di maggiore fermezza, il via libera al taser suona come una mediazione innovativa, costruita su regole stringenti e trasparenza rafforzata.

Il percorso prevede una fase pilota di sei mesi, con due taser affidati ad agenti selezionati e sottoposti a un programma di formazione specifico. Non solo: ogni utilizzo sarà accompagnato dall’attivazione delle bodycam, già in dotazione ma ora programmate per registrare in automatico i 90 secondi precedenti all’eventuale impiego dell’arma. Una scelta non casuale, che mira a documentare non soltanto l’atto in sé ma il contesto che lo precede, limitando margini di ambiguità e rafforzando la rendicontazione pubblica.

L’introduzione del taser a Torino arriva in un momento in cui la Polizia Locale ha visto ampliarsi in maniera significativa le proprie funzioni. In Piemonte, come altrove, gli agenti municipali sono passati dalla vigilanza stradale alla gestione di situazioni complesse, dal presidio delle cosiddette “zone rosse” alla collaborazione attiva con la Prefettura. Questo allargamento di competenze ha reso più pressante il dibattito sulla dotazione di strumenti aggiuntivi, capaci di garantire un’efficacia maggiore ma anche nuove responsabilità.

La sfida è tutta qui: trasformare il taser da semplice strumento deterrente a pratica controllata dentro confini normativi chiari. Perché il rischio di derive esiste, come dimostrano casi internazionali in cui l’arma a impulsi elettrici è stata criticata per usi impropri. Torino prova a prevenire queste criticità incardinando l’innovazione dentro un sistema di cautele: selezione accurata del personale, addestramento mirato, protocolli d’uso dettagliati, bodycam come garanzia di trasparenza.

Il voto unanime non cancella però i nodi. Restano le domande sull’efficacia reale del taser in un contesto urbano complesso, sull’impatto che potrà avere sulla percezione della cittadinanza e sulle garanzie che verranno rispettate sempre e comunque. La sperimentazione, monitorata su due fronti – quello operativo e quello della correttezza procedurale – servirà proprio a questo: misurare risultati, verificare criticità, decidere se estendere o meno l’utilizzo.

Sul piano politico, la convergenza in commissione rappresenta una novità significativa. In passato il dibattito sulle armi per la Polizia Locale aveva spaccato i gruppi consiliari, spesso polarizzati tra chi invocava più strumenti di difesa e chi denunciava il rischio di militarizzazione del corpo municipale. Questa volta ha prevalso la logica della sperimentazione con paletti rigidi, una via intermedia che consente di dare risposte senza rinunciare alle cautele.

La fase pilota avrà un valore di test non solo tecnico ma anche culturale. Da un lato, si misurerà la capacità degli agenti di gestire situazioni critiche con uno strumento che non è letale ma può avere conseguenze pesanti. Dall’altro, si valuterà la tenuta della fiducia pubblica: i cittadini accetteranno il taser se percepiranno che l’uso è proporzionato, documentato e inserito in un quadro di responsabilità e trasparenza.

Al termine dei sei mesi, se gli esiti saranno positivi, il taser potrà entrare stabilmente nell’equipaggiamento della Polizia Locale torinese, con possibilità di estensione ad altri reparti piemontesi. Ma la decisione sarà presa solo dopo aver raccolto dati e valutato l’impatto, non prima. È una scelta di metodo che tiene insieme il bisogno di risposte rapide e la necessità di prudenza, nell’idea che sicurezza e diritti possano convivere se regole, formazione e trasparenza non restano slogan, ma strumenti reali di lavoro.

Il vero banco di prova, alla fine, non sarà solo quello operativo. Sarà capire se un corpo municipale, storicamente associato alla gestione del traffico, possa consolidarsi come attore credibile di ordine pubblico senza perdere la fiducia della comunità. Il taser è il simbolo di questa trasformazione: piccolo, giallo, apparentemente innocuo, ma capace di accendere un dibattito che parla di futuro, di regole e di libertà.

 

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